Caso Epstein, anche JPMorgan finisce nella bufera: così la banca americana avrebbe protetto il suo miglior cliente


Ogni mese, puntuale come un orologio svizzero, Jeffrey Epstein si recava a uno sportello della banca JPMorgan e prelevava decine di migliaia di dollari contanti. Nel 2003 sono 175.000 dollari, tra 2004 e 2005 il totale sale addirittura a 1,7 milioni che il finanziere avrebbe usato per ricompensare lautamente le vittime, minorenni e non, delle sue operazioni di traffico sessuale. Un sistema rodato che per anni è andato avanti e che il colosso bancario americano aveva notato, tentando però di nasconderlo per non perdere il suo migliore cliente. Non solo. Di fronte alle richieste dello stesso Epstein, avrebbe aperto centinaia di conti per persone vicine a lui e per le stesse vittime senza nemmeno aver bisogno di incontrarsi di persona con le nuove clienti.
L’importanza di Jeffrey Epstein per JPMorgan: i milioni e i clienti
«Il caso Epstein non è solo uno scandalo di abusi sessuali, ma anche uno scandalo finanziario», scrive il New York Times, che in un’inchiesta ha rivelato i retroscena del business tra Epstein e JPMorgan. Inizia tutto nel 1985, quando un trentenne Jeffrey Epstein apre un conto corrente presso una società ora inglobata nella JPMorgan. L’ingresso effettivo nell’ingranaggio dell’istituto avviene solo oltre dieci anni dopo, quando viene notato per la sua attività di finanziere e portato a bordo. Il suo ruolo è semplice: oltre al grande valore aggiunto del suo patrimonio di oltre 300 milioni di dollari, garantiva alla banca la presenza di un consulente noto tra gli individui più ricchi degli Stati Uniti. Proprio a Epstein è infatti affidato il compito di rastrellare e portare alla corte di JPMorgan nuovi clienti per la sezione di private banking. Tra questi compare Ghislaine Maxwell, sua ex fidanzata e socia condannata a 20 anni per il suo ruolo nelle operazioni di traffico sessuale. Epstein in seguito trasferì montagne di dollari sul conto di Maxwell, inclusi 7,4 milioni di dollari per acquistare l’elicottero con cui trasportava vittime e «ospiti d’onore» a Little Saint James, l’isola degli orrori.
I prelievi di Epstein e il ruolo della JPMorgan nei traffici sessuali
Braccio destro di Epstein all’interno della banca era il dirigente Jes Staley, che secondo il New York Times sarebbe rientrato tra gli «amici selezionati» con cui le giovani donne erano costrette a prostituirsi. Fu proprio lui ad allertare Epstein quando nel 2011 la banca aveva intenzione di chiudere il suo conto, sospettando che fosse utilizzato per qualche attività criminale. Nel 2003, infatti, risultava il prelievo di oltre 175mila dollari contanti dai conti JPMorgan: l’esatta cifra elargita alle sue vittime durante quei dodici mesi, secondo la ricostruzione degli inquirenti. La banca aveva anche aiutato Epstein a finanziare la MC2, società di selezione di modelle che attirava giovani donne negli Stati Uniti per poi farle finire nelle giro spietato di prostituzione gestito proprio da Epstein. In totale JPMorgan avrebbe elaborato per lui oltre 4.700 transazioni per un totale di 1,1 miliardi di dollari, il tesoro con cui Epstein finanziava i suoi traffici sessuali. JPMorgan lo aveva notato ma non lo aveva segnalato alle forze dell’ordine, come avrebbe invece dovuto perché «sospetto caso di riciclaggio, traffico sessuale o spaccio di droga».
L’addio a JPMorgan e i (piccoli) risarcimenti pagati dalla banca
Quando nel 2006 Epstein fu incriminato una prima volta, la banca alzò la guardia ma continuò a chiudere entrambi gli occhi: i vantaggi – e i clienti – che Epstein si portava dietro erano troppi. Anche lo stesso finanziere iniziò a operare in maniera più accorta, ad esempio prelevando i contanti non dai suoi conti personali ma da quelli di società a lui connesse. Nel 2012 dai conti della Hyperion Air, proprietaria del suo jet privato, furono prelevati 300mila dollari: 225mila furono usati per pagare le sue vittime. L’anno dopo, con l’addio dell’amico Staley da JPMorgan, il finanziere spostò i suoi 176 milioni alla Deutsche Bank, che per il suo rapporto con lui fu costretta a risarcire le vittime con oltre 100 milioni. La JPMorgan al momento ha pagato 290 milioni di dollari per una causa intentata da circa 200 vittime e altri 75 milioni di dollari per risolvere un contenzioso correlato intentato dalle Isole Vergini americane, dove si sono verificati molti dei crimini di Epstein. I versamenti, avvenuti nel 2023, sono avvenuti in un anno in cui l’istituto ha registrato oltre 50 miliardi di dollari di profitti.