Ultime notizie Donald TrumpElezioni RegionaliGazaUcrainaUS Open
ESTERIArmiDonald TrumpInchiesteInfluencerOmicidiSparatorieUSA

Omicidio Charlie Kirk, il killer «ha sparato da 180 metri». Trump: «Sinistra radicale responsabile del terrorismo»

11 Settembre 2025 - 05:06 Alessandro D’Amato
charlie kirk omicidio killer donald trump
charlie kirk omicidio killer donald trump
Rilasciato l'uomo arrestato dall'Fbi. L'assassino era sui tetti. Il colpo è partito mentre l'influencer parlava di sparatorie. Il presidente Usa: «Un martire della libertà»

È stato rilasciato nella notte l’uomo arrestato con l’accusa di aver ucciso Charlie Kirk. Il capo dell’Fbi Kash Patel ha fatto sapere che le indagini proseguono. Quindi è ancora caccia al killer, mentre emerge che l’influencer trumpiano è stato ucciso mentre stava rispondendo a una domanda sulle sparatorie nel campus della Utah Valley University, a Orem, circa sessanta chilometri a sud di Salt Lake City, negli Stati Uniti. Il killer lo avrebbe colpito da un edificio a 180 metri di distanza. Intanto Donald Trump dice che Kirk è «un martire della libertà» e accusa la «sinistra radicale», la cui retorica «è direttamente responsabile per il terrorismo che stiamo vedendo nel nostro Paese ora e che deve cessare ora».

L’omicidio di Charlie Kirk

Kirk è stato colpito in un campus universitario. Dove stava parlando da capo del principale movimento giovanile conservatore degli Stati Uniti, da lui co-fondato nel 2012 all’età di 18 anni. Indossava una maglietta bianca con la scritta “Freedom” ed era seduto su una sedia sotto una tenda del suo “American Comeback Tour”. Era il primo di quindici incontri in programma in tutto il paese fino alla fine di ottobre. Ed era organizzato con lo slogan “Prove me wrong” (“Dimostrami che ho torto”), oggetto anche di meme su internet. «C’era molta gente. È entrato, lanciava cappelli, faceva scatenare la folla», ha detto a Fox News l’ex deputato repubblicano Jason Chaffetz. Poi lo sparo. Arrivato proprio mentre parlava di sparatorie, secondo il racconto dei testimoni.

Lo sparo

L’influencer è crollato sul suo fianco sinistro colpito da un proiettile. Un video girato da vicino mostra sangue che esce dal collo. È stato trasportato fuori dal locale dalle sue guardie del corpo su una barella. Il colpo, secondo le prime indagini, è partito da un edificio che si trovava a circa 180 metri da Kirk. «Probabilmente da un tetto», hanno specificato le autorità locali. L’aggressore indossava abiti scuri. Dopo l’annuncio dell’arresto da parte dell’Fbi il capo Kash Patel ha annunciato il rilascio dopo l’interrogatorio. La dinamica ricorda l’attentato a Trump in Pennsylvania. Jeff Long, il capo della polizia dell’Università dello Utah, ha detto che l’attivista aveva un servizio di sicurezza privato. Sui media Usa rimbalzano polemiche sul servizio di sicurezza all’evento, considerato «inadeguato».

La reazione di Trump

L’uccisione di Charlie Kirk segna «un momento buio per il Paese», ha detto il presidente Usa in un video pubblicato sul suo social Truth. Trump ha definito Kirk «un martire della verità». E una persona «che ha combattuto per la democrazia, la giustizia e il popolo americano». Poi ha attaccato la “sinistra radicale, insinuando che la sua retorica abbia contribuito alla morte dell’attivista conservatore. «Per anni, la sinistra radicale ha paragonato meravigliosi americani come Charlie ai nazisti e ai peggiori assassini di massa e criminali del mondo», ha detto Trump. «Questo tipo di retorica è direttamente responsabile del terrorismo a cui assistiamo oggi nel nostro Paese, e deve cessare immediatamente».

La compassione di Melania

Anche la moglie del presidente è intervenuta. Melania Trump ha chiesto una «consapevolezza compassionevole», esprimendo il suo cordoglio per i due figli piccoli dell’attivista conservatore. «I figli di Charlie cresceranno con storie invece che con ricordi, fotografie invece che con risate e silenzio laddove avrebbe dovuto echeggiare la voce del padre», scrive la first lady Usa su X. «La vita di Charlie Kirk dovrebbe servire da promemoria simbolico del fatto che la consapevolezza compassionevole eleva la famiglia, l’amore e il Paese».

L’omicidio del 22 agosto

L’omicidio di Kirk arriva mentre alcune voci di spicco, tra cui quella di Trump, avevano parlato dell’omicidio di una rifugiata ucraino il 22 agosto in North Carolina sostenendo che fosse il risultato delle politiche progressiste in materia di giustizia penale. Kirk aveva mostrato un profondo interesse per il caso di Iryna Zarutska. In un’intervista a Fox News martedì, aveva affermato che la «narrazione» avanzata dai progressisti «negli ultimi 10 anni (è) che c’è un implacabile attacco contro i neri da parte dei bianchi». Ma questo secondo l’influencer non era vero: «I bianchi hanno maggiori probabilità di essere attaccati, soprattutto pro capite, dai neri in questo Paese».

La violenza politica negli Usa

Nei primi sei mesi dell’anno gli Stati Uniti hanno registrato circa 150 attacchi di matrice politica, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli esperti di terrorismo interno citano una convergenza di fattori per l’aumento della violenza negli Stati Uniti: insicurezza economica, ansia per i cambiamenti demografici razziali ed etnici e il tono sempre più infiammato del discorso politico. Le tradizionali divisioni ideologiche – un tempo incentrate su disaccordi politici – si sono trasformate in un’animosità più profonda e personale. Questa rabbia è amplificata da un mix di social media, teorie del complotto e risentimenti personali.

300 casi

L’agenzia di stampa Reuters ha identificato lo scorso anno almeno 300 casi di violenza politica negli Stati Uniti tra l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e le elezioni presidenziali del 2024. Ovvero l’ondata più significativa e sostenuta di violenza dagli anni ’70. «La violenza politica estrema sta diventando sempre più la norma nel nostro Paese, e la sparatoria di Charlie Kirk è indicativa di un problema molto più grande e pervasivo: gli atti di violenza stanno diventando più comuni, anche senza una chiara ideologia o movente», dice all’agenzia Jon Lewis, ricercatore presso il Programma sull’Estremismo della George Washington University. «C’è molta preoccupazione per le conseguenze di un evento del genere».

La violenza come ritorsione

Altri esperti che studiano la violenza politica concordano. «Le persone sono riluttanti a ricorrere alla violenza per prime, ma sono molto più disposte a ricorrere alla violenza come ritorsione», spiega Lilliana Mason, professoressa di scienze politiche alla Johns Hopkins University. «Nessuno vuole essere quello che inizia, ma molte persone vogliono essere in grado di portarla a termine». Lo stesso Trump è stato oggetto di due tentativi di assassinio l’anno scorso. In uno, l’attentatore è stato ucciso dalle autorità pochi secondi dopo aver sparato. Nell’altro caso, un uomo è stato arrestato mentre portava un fucile e un mirino ottico vicino a un golf club di Palm Beach dove Trump stava giocando. Il suo processo è iniziato questa settimana.

21 morti da gennaio

Da gennaio, almeno 21 persone sono state uccise in episodi di violenza politica, 14 delle quali in un attentato con un’autobomba a New Orleans da parte di un jihadista che si dichiarava fedele allo Stato Islamico nelle prime ore di Capodanno. Da quando è tornato in carica, Trump ha ridotto gli sforzi per contrastare l’estremismo interno, reindirizzando le risorse verso l’applicazione delle leggi sull’immigrazione e citando il confine meridionale come la principale minaccia alla sicurezza.

Foto copertina da: Wikimedia/Gage Skidmore

leggi anche