Risoluzione Gaza, il Parlamento europeo invita i Paesi Ue a riconoscere lo Stato di Palestina


Non compare la parola «genocidio», ma nel testo della risoluzione su Gaza approvato dal Parlamento Europeo con 305 favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti si chiede agli stati membri di riconoscere lo stato palestinese. Fino a ieri era un voto in bilico quello che ha tenuto occupato il Parlamento Europeo nella giornata di oggi, giovedì 11 settembre. Tra le altre questioni, anche un dibattito straordinario sulla violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi. Si discuterà delle modalità con cui l’Ue può dimostrare solidarietà alla Polonia. Martedì 9 settembre si è svolto il dibattito con il capo della diplomazia dell’Ue, Kaja Kallas, in aula di Strasburgo semi deserta.

Riconoscere la Palestina ma no alla parola «genocidio»
L’Eurocamera ha chiesto agli stati membri di «valutare il riconoscimento dello Stato di Palestina», e ha affermato il suo «sostegno all’approccio di von der Leyen sul tema dell’accordo di associazione Ue-Israele». Questo si legge nella risoluzione approvata questa mattina dal Parlamento europeo. Il testo, però, non contiene una menzione diretta alle responsabilità di genocidio da parte di Israele. Un punto su cui, in questi giorni, l’Eurocamera si era spaccata. Da un lato, i politici progressisti e di sinistra, che consideravano il termine adatto per descrivere ciò che l’esercito israeliano sta compiendo nell’enclave palestinese. Dall’altro, il Partito popolare europeo, che sosteneva si trattasse di una definizione inappropriata e inutilmente divisiva.
Un voto che arriva a due anni dal conflitto
La votazione per una risoluzione su Gaza dal titolo «Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati» si è fatta attendere quasi due anni. Il motivo starebbe nel fatto che, se il conflitto tra Russia e Ucraina è sempre riuscito a compattare in larga parte le diverse sensibilità dell’atipica maggioranza che sostiene il «governo» Ue di Ursula von der Leyen, sul Medio Oriente tutto pare più difficile. Perché il testo votato oggi, giovedì 11 settembre, possa essere approvato occorre che i diversi gruppi politici raggiungano un compromesso. Un compromesso che fino a pochi giorni fa pareva ancora lontano.
Il nodo della definizione di «genocidio»
Socialisti, Verdi e Sinistra hanno insistito per inserire il termine «genocidio» all’interno della risoluzione che verrà votata dall’eurocamera, incontrando il rifiuto dei Popolari e delle destre. Le trattative sulla versione finale del documento sono proseguite tutta la settimana, salvo interrompersi bruscamente nel pomeriggio di mercoledì 10 settembre, dopo lo scambio di accuse in aula tra Popolari e Socialisti in seguito al discorso sullo stato dell’Unione di Ursula von der Leyen.
Un testo più “blando” per raggiungere un accordo
A quanto si apprende da fonti parlamentari, i gruppi di maggioranza al Parlamento hanno accettato di ritirare gran parte degli emendamenti più controversi, per assicurarsi il sostegno finale al testo. Il Ppe, in particolare, ha ritirato almeno dieci emendamenti che aveva presentato in precedenza. «Renew ha lavorato instancabilmente per raggiungere questo storico compromesso, riunendo tutti i gruppi per mettere al primo posto la responsabilita’ condivisa e sostenere la risoluzione di Renew», ha dichiarato la presidente del gruppo Renew Europe, Valerie Hayer. «Grazie ai nostri sforzi, il Parlamento europeo è la prima istituzione dell’Ue a parlare con una sola voce: un segnale forte da parte di questa Assemblea agli Stati membri», ha concluso.