Ultime notizie Donald TrumpElezioni RegionaliGazaUcrainaUS Open
CULTURA & SPETTACOLOCinemaEvasione fiscaleInchiesteLazioRomaTasseTruffe

Tax Credit cinema, l’indagine a Roma e il faro sull’ad di Cinecittà Manuela Cacciamani

12 Settembre 2025 - 08:44 Ugo Milano
emanuela cacciamani
emanuela cacciamani
La manager nominata dal centrodestra su suggerimento di Arianna Meloni non è indagata. Al centro dell'inchiesta anche film celebri firmati da Virzì e Nanni Moretti

Capire come sono stati spesi i 700 milioni che lo Stato destina ogni anno al cinema italiano. È questo l’obiettivo dei cinque fascicoli aperti dalla Procura di Roma per fare chiarezza sui finanziamenti erogati dallo stato alle piccole e grandi produzioni cinematografiche. Oggi, sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, ci sono le attività dell’amministratrice delegata di Cinecittà Manuela Cacciamani, nominata dal centrodestra. L’inchiesta era partita grazie all’esclusiva notizia di Open, sul caso di Francis Kaufmann. Colui che secondo le indagini è ritenuto essere il killer di Villa Pamphili, avrebbe ottenuto quasi un milione di fondi pubblici del tax credit per il suo film su Roma mai prodotto.

Il lavoro precedente in una società di produzione

Cacciamani, chiamata a ricoprire il ruolo di amministratrice delegata di Cinecittà su suggerimento di Arianna Meloni, come riporta Repubblica, per ora non risulta indagata. Tuttavia, al vaglio dei pm c’è in primis l’attuale incarico, ma anche il suo lavoro precedente. La manager era alla guida della società di produzione One More Picture Srl. Il 5 agosto scorso le fiamme gialle hanno chiesto al ministero della Cultura carte e bilanci della società, documenti che potrebbero aiutare i magistrati a ricostruire la catena degli incentivi e dei contributi pubblici elargiti, e a che titolo, a una serie di beneficiari dal 2019 a oggi. Nell’elenco risultano sia Cinecittà, che le aziende riconducibili a Cacciamani.

La nomina di Cacciamani e i conti che non tornano

Appena nominata, nell’estate dell’anno scorso, la manager ha ordinato una due diligence sui conti: affidata alla PriceWaterhouseCoopers, rivela che i bilanci 2022-23, certificati dalla rivale Ernst&Young, non erano corretti: c’erano infatti utili fasulli, trasformati poi in perdite effettive. Otto milioni sarebbero spariti. Il 2024 non si è chiuso a meno 11,6 milioni. Ma l’ad non si scoraggia. In sei mesi taglia 5 milioni di costi, licenziando dirigenti, ma solo quelli arruolati dal centrosinistra. L’azione viene addirittura rivendicata dal ministro della Cultura: «Abbiamo cacciato l’Unione Sovietica da Cinecittà», ha dichiarato a inizio luglio 2025 Alessandro Giuli dal palco di FdI.

Gli agganci con la politica

La sorella di Manuela Cacciamani, Maria Grazia, era candidata nel 20218 col partito di Giorgia Meloni, e da anni lavora accanto al governatore del Lazio Francesco Rocca. Le società di famiglia, One More e Direct2Brain, incassano da sempre bandi e fondi pubblici: dal Mimit, dal Mic, dal Maxxi, ovviamente dalla Regione Lazio. E lavorano in collaborazione con la Rai: insieme hanno prodotto Albatross, l’ultima pellicola di Base su una delle icone più amate dall’estrema destra, l’inviato di guerra neofascista Amerigo Grilz. Cacciamani non ha raccolto le accuse di conflitto di interessi, ma sembra intenzionata ad andare avanti per la propria strada, raddoppiando – come promette – i ricavi a 52 milioni in quattro anni e riportare così Cinecittà in utile.

Gli altri nomi

Tra i nomi di coloro che avrebbero ricevuto finanziamenti statali, ci sono anche quello del regista Giulio Base – riferimento della One More Picture – e della moglie Tiziana Rocca, titolare della società Agnus Dei. La miccia del procedimento è stato un esposto del senatore 5S Gaetano Amato. E riguarda anche i “progetti speciali”: ingenti somme di denaro che il Mic fa gestire a Cinecittà per i festival minori. Uno di questi è il Filming Italy, organizzato in Sardegna proprio da Tiziana Rocca. Dal 2019 al 2024 i contributi versati alla società di quest’ultima si sarebbero decuplicati: da 50mila euro a quasi mezzo milione. Secondo il parlamentare grillino – che cita La verità di Giuda, regia del marito: un milione di costo, 4mila euro di incasso – si tratterebbe di un flusso di soldi pubblici per finanziare salotti e film mai visti.

I film più celebri e il caso di Andrea Iervolino

I fascicoli sono in totale cinque, ma sulla scrivania della direzione Cinema sarebbero già passate 185 opere prodotte tra il 2020 e il 2024: per un totale di 347 milioni di spesa. Di questi, i contributi sospetti sarebbero circa 200 milioni. Tra questi, otto pellicole famose, da Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti a Siccità di Paolo Virzì, da Finalmente l’alba di Saverio Costanzo ai kolossal Fast & Furious 10 e The Equalizer 3. L’inchiesta ha un altro nome che ritorna spesso tra i fascicoli dei pm: Andrea Iervolino, produttore italo-canadese che avrebbe ottenuto agevolazioni per 100 milioni gonfiando i costi di produzione: «Un meccanismo reso possibile da legali e amministratori», scrivono gli investigatori. Lui parla di vendetta personale di una ex socia, Lady Bacardi.

leggi anche