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«Luigi Mangione non ha premeditato l’omicidio di Thompson»: respinte due accuse. Dalla libertà vigilata alla pena di morte, cosa cambia per il 27enne

16 Settembre 2025 - 17:21 Ugo Milano
luigi mangione omicidio processo pena morte new york
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Per il giudice Gregory Carro il 27enne non è colpevole di terrorismo di Stato e di omicidio premeditato a danno dell'ad di United Healthcare. Rimane in piedi l’accusa di omicidio di secondo grado

Inizierà azzoppato il processo contro Luigi Mangione, il giovane americano che lo scorso dicembre ha ucciso a sangue freddo l’amministratore delegato di United Healthcare, Brian Thompson, in piena Manhattan. Un giudice di New York ha infatti deciso di respingere due capi d’accusa, secondo cui il 27enne era da ritenere colpevole di terrorismo di Stato e omicidio «di primo grado». Rimane dunque in piedi solo l’accusa di omicidio di secondo grado, che sarà portata avanti nelle aule del tribunale a partire dal prossimo 1 dicembre, come stabilito oggi durante un’udienza a cui era presente l’imputato in catene.

La decisione del giudice: «Elementi non sufficienti»

L’ufficio del procuratore distrettuale, Alvin L. Bragg, aveva contestato a Luigi Mangione una serie di reati. Due dei più pesanti, che avrebbero quasi sicuramente portato alla condanna a morte dell’imputato, sono ora crollati perché sostenuti da elementi «legalmente insufficienti», secondo il giudice Gregory Carro. Per gli inquirenti l’accusa di terrorismo era giustificata dal fatto che Mangione avesse «preso di mira un dirigente della più grande azienda assicurativa sanitaria degli Stati Uniti, proprio davanti all’hotel dove l’azienda stava per tenere la conferenza annuale per gli investitori». In modo, insomma, da poterlo fare nella maniera più rumorosa e visibile

L’accusa di omicidio e la smentita del giudice

Respinta anche l’accusa di omicidio «di primo grado», che secondo la legge americana è quello volontario e aggravato da una puntuale premeditazione. Rimane in piedi, dunque, l’omicidio di secondo grado, definito come volontario ma non premeditato. Il procuratore distrettuale aveva invece sostenuto che si trattasse di una vera e propria esecuzione pubblica «ben pianificata e mirata, destinata a suscitare shock, attenzione e intimidazione».  

Cosa cambia per Mangione: tra ergastolo e pena di morte

L’esclusione di due capi d’accusa cambia qualcosa in prospettiva di una quasi certa condanna. Con un’accusa per omicidio di primo grado, la condanna senza attenuanti sarebbe stata la classica «25-to-life», letteralmente da 25 anni all’ergastolo. Se l’accusa diventa di secondo grado, gli viene concessa anche la possibilità di libertà condizionale per buona condotta. Niente pena di morte dunque? Non così semplice. Mangione a New York è sotto processo anche in un tribunale federale, e in questo filone è molto probabile che i pubblici ministeri richiedano la condanna alla pena capitale. L’accusa in quel caso, infatti, è di omicidio con arma da fuoco, stalking e crimini relativi al possesso di armi. È dal 2004 che, però, nello stato di New York è stata abolita la pena di morte. L’unica condizione che la renderebbe possibile è una condanna capitale votata all’unanimità di tutti i giurati. Basta un solo voto discorde per convertire la morte in ergastolo. 

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