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Perché Enrico Varriale è stato licenziato «per giusta causa» dalla Rai

03 Ottobre 2025 - 05:57 Alessandro D’Amato
enrico varriale licenziamento rai giusta causa
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Non c'entra il processo per stalking. Si parla di comportamenti «in violazione degli impegni da lui sottoscritti nel contratto»

La condanna penale e i processi non c’entrano nulla con l’allontanamento «per giusta causa» di Enrico Varriale dalla Rai. C’entrano invece «comportamenti tenuti dal giornalista in servizio e giudicati gravemente scorretti». Più precisamente «in violazione degli impegni da lui sottoscritti nel contratto». Lo fa sapere il Corriere della Sera. Il quotidiano aggiunge che un provvedimento simile a quello per Varriale è stato preso nei confronti di un altro giornalista. Che aveva picchiato un collega e si era presentato con un coltello in redazione.

Varriale, i processi, lo stalking

L’annuncio del licenziamento è arrivato al comitato di redazione dal direttore di Raisport Paolo Petrecca. «Cari colleghi, vi informo che il rapporto tra la Rai e il collega Enrico Varriale è stato risolto per giusta causa. Cordiali saluti», si legge nella nota inoltrata. D’altro canto il primo processo di Varriale è soltanto al primo grado di giudizio (è stato condannato). L’altro ancora deve arrivare a sentenza. Secondo il codice etico di viale Mazzini provvedimenti simili vengono assunti quando si sottraggono beni o denaro all’azienda. O quando si viola l’obbligo di esclusiva, fornendo all’esterno prestazioni che non siano state preventivamente conosciute e quindi autorizzate dalla direzione.

Le carte

Il secondo processo nei confronti di Varriale è ancora in corso. «Mi ha dato uno schiaffo a piene mani che mi ha fatto cadere. Quando volevo scappare lui mi ha chiusa a chiave», ha raccontato una sua ex nel verbale che lo accusa. E che ha denunciato anche una serie di messaggi, molestie, agguati sotto casa. E addirittura chiamate anonime con la voce mascherata — «Morirai» — fatte adoperando l’utenza telefonica della Rai ma avendo cura di celare il numero chiamante. Nel primo Varriale ha ricevuto una condanna perché «la sbatteva violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia e sferrandole violentemente dei calci». E poi ancora minacce: «Diceva di poter incidere su una collaborazione grazie alla quale la donna scriveva».

Le liti

Intanto Aldo Grasso ricorda il “curriculum liti” del giornalista. Partendo dalla profezia di Carlo Mazzone nel 2002: «Guarda che ho saputo che sei stato messo fuori… L’ho saputo dal capo della Rai». Poi quello del 1997 con Cesare Maldini, in cui il ct definì il giornalista un «bassottino». E ancora quella con il portiere Walter Zenga rimproverato da Varriale per non essersi presentato nel post-partita della settimana precedente. E Dino Zoff. Il giornalista criticò il gioco della Nazionale e il ct non apprezzò. Infine José Mourinho, che lasciò il collegamento senza rispondere dopo essere stato paragonato al suo predecessore Roberto Mancini.

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