Francesca Albanese accusa 63 Paesi di complicità nello sterminio di Gaza: tra loro anche l’Italia. Roma non ci sta: «Rapporto poco credibile e imparziale»

Come ampiamente previsto, la presentazione del rapporto Genocidio a Gaza: un crimine collettivo da parte di Francesca Albanese è stata occasione di un acceso scontro all’interno dell’aula della Terza commissione dell’Assemblea Onu. La relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina ha messo in fila un’analisi puntuale in cui ha accusato 63 Paesi di aver contribuito – chi più chi meno – allo sterminio della popolazione palestinese, che per oltre due anni è stata «strangolata, affamata, distrutta». Un rapporto di 24 pagine che è stato accolto con durezza dagli ambasciatori israeliani e italiani: «Rapporto privo di credibilità e imparzialità».
Le accuse di Albanese: «Tanti Stati complici, hanno permesso l’apartheid israeliano»
«Attraverso azioni illegali e omissioni deliberate, troppi Stati hanno danneggiato, fondato e protetto l’apartheid militarizzato di Israele, consentendo alla sua impresa coloniale di metastatizzare in genocidio, il crimine supremo contro il popolo della Palestina», ha spiegato Francesca Albanese, connessa dal Sudafrica (perché a causa delle sanzioni imposte da Trump nei suoi confronti non ha potuto recarsi in presenza). E ciò che per la relatrice speciale è ancor più assurdo è che una «atrocità trasmessa in diretta streaming» sia stata attivamente facilitata da altri Stati, su tutti gli Stati Uniti, che hanno «fornito copertura diplomatica a Israele». In totale, 63 Paesi tutti riuniti in un «ordine mondiale coloniale sorretto da un sistema di complicità istituzionalizzato».
La critica dell’ambasciatore italiano: «Poco credibile e imparziale, manca buona fede»
A criticare apertamente i risultati del rapporto di Francesca Albanese è stato l’ambasciatore italiano Maurizio Massari. «Il rapporto presentato dalla relatrice speciale Francesca Albanese è totalmente privo di credibilità e imparzialità. Come Italia, non ne siamo sorpresi», ha commentato dicendosi poco stupito di leggere il governo italiano tra quelli accusati di connivenza con Tel Aviv. Secondo l’ambasciatore, le criticità non sarebbero presenti solo a livello di contenuto ma anche formale: «Il dossier eccede palesemente il mandato specifico del relatore speciale, che non include indagini su presunte violazioni commesse da altri Stati o entità, né giudizi sulla cooperazione tra Paesi terzi e la Corte penale internazionale. Ancora più preoccupante è la completa inosservanza del codice di condotta per i relatori speciali, che include integrità, imparzialità e buona fede».
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Il botta e risposta tra Israele e Albanese: «Strega fallita», «Userei la magia per mettervi in cella»
Le parole del rappresentate italiano all’Onu sono state in realtà precedute da quelle dell’ambasciatore israeliano Danny Danon: «Albanese da anni diffonde retorica antisemita e calunnie sanguinose, difendendo terroristi», ha esordito. Per poi lasciarsi andare agli insulti: «Signora Albanese, lei è una strega. Questo rapporto è un’altra pagina del suo libro degli incantesimi. Ogni accusa è un incantesimo che non funziona, perché lei è una strega fallita. Ora dirige le sue maledizioni verso altre nazioni, i nostri alleati, partner e amici che sostengono la democrazia e lo Stato di diritto. Possiamo solo sperare che la sua stregoneria fallisca ancora una volta. Possano le sue maledizioni continuare a ritorcersi contro». La relatrice speciale Onu ha risposto a tono: «È grottesco e francamente delirante che uno Stato genocida non possa rispondere alla sostanza delle mie scoperte e la cosa migliore a cui ricorre è accusarmi di stregoneria. Se la cosa peggiore di cui mi può accusare è la stregoneria, la accetto. Ma se avessi il potere di fare incantesimi, lo userei per fermare i vostri crimini una volta per tutte e per assicurarmi che i responsabili finiscano dietro le sbarre».
