Il Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti e il danno erariale: «Rischiano di dover pagare loro»
 
				
«Se dai un incarico a una società per realizzare un progetto senza fare una gara, senza che abbia i requisiti, a un prezzo non congruo potrai essere chiamato a rispondere del danno erariale causato». A parlare è l’avvocata Aurora Notarianni. Segue l’iter di approvazione del Ponte sullo Stretto di Messina per conto del Wwf. E dice che dietro il cambio di atteggiamento del governo dopo il no al visto di legittimità all’opera da parte della Corte dei Conti c’è una nuova consapevolezza. Quella che registrare la delibera del Cipess senza l’ok dei magistrati contabili può portare i membri del governo a dover rispondere in prima persona in caso di annullamento dell’iter.
Il Ponte sullo Stretto e la Corte dei Conti
Un rischio che avevano ben presente a Palazzo Chigi durante la riunione tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Per questo dopo le reazioni del giorno prima, l’esecutivo ha cominciato a tirare il freno della polemica. Anche perché le tensioni tra il governo e i giudici contabili rischiano di peggiorare nei prossimi giorni. Dopo la prima bocciatura dalla Corte dei Conti sul progetto del Ponte, è attesa la decisione sulla convenzione con la società che deve gestire l’opera. Il provvedimento riguarda il decreto approvativo del ministero dei Trasporti del terzo atto aggiuntivo alla convenzione con il concessionario Società Stretto di Messina. Notarianni spiega che l’iter giudiziario potrebbe complicarsi. E finire al Tar e alla Consulta.
Il Tar e la Consulta
Secondo l’avvocata del Wwf «i motivi di ricorso al Tar Lazio contro i pareri della Commissione ambiente e la delibera Iropi trovano un importante sostegno nei rilievi della Corte dei Conti e, auspico, nelle motivazioni del provvedimento che rifiuta il visto di legittimità al Ponte sullo Stretto. Stiamo già lavorando sulle questioni di incostituzionalità». Che sarebbero la mancata conformità sia sotto il profilo ambientale sia sotto il profilo della direttiva Concorrenza e appalti, ovvero l’articolo 72. «Hanno presentato un progetto vecchio, mantenendo lo stesso general contractor, cioè la società che all’epoca vinse l’appalto. Per farlo però ci sono dei limiti: partiamo dal fatto che il costo dell’opera non può superare del 50% il costo del progetto originario», dice Notarianni in un’intervista al Fatto Quotidiano.
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Il costo dell’opera e la gara mancata
La legale spiega che il governo ha presentato il vecchio progetto mantenendo lo stesso general contractor. Ovvero la società che vinse l’appalto. Ma il costo dell’opera supera del 50% quello originario. Questa sarebbe una delle motivazione che ha spinto la Corte dei Conti a bocciare l’opera. In più, la Stretto di Messina Spa, che prima era una società privata, adesso è pubblica. Dentro c’è il ministero dell’Economia. E questo significa che «adesso il peso – e i rischi – sono totalmente a carico dello Stato, mentre prima la Stretto Spa doveva fare ricorso anche a capitali privati».
Eurolink e il Ponte
Notarianni spiega: «Eurolink, il contraente che si era aggiudicata l’appalto ha subito modifiche dei soci del consorzio, sia con Condotte Spa sia con Cementiere Ravenna. Entrambe in questi anni sono state soggette a procedure concorsuali e hanno perso i requisti. Mentre la Stretto dichiara di avere sottoscritto un contratto con il monitor ambientale, che adesso non esiste più. Si trattava di Fenice, che adesso è stata acquisita da Edison Next Environment, che è nata da poco e non era quella che aveva stipulato il contratto».
La responsabilità amministrativa e contabile
Ecco perché il governo ha cambiato atteggiamento, quindi: «Forse a mente fredda si sono resi conto che forzare la mano espone il governo, ma anche Cipess e Stretto di Messina Spa, al rischio di responsabilità amministrativa e contabile. Se dai un incarico a una società per realizzare un progetto senza fare una gara, senza che abbia i requisiti, a un prezzo non congruo potrai essere chiamato a rispondere del danno erariale causato». E quindi si sono ammorbiditi perché temono di dovere rispondere in prima persona.
Paola Briguori
Intanto Paola Briguori, membro del direttivo dell’Associazione magistrati della Corte dei conti, spiega al Corriere della Sera che «il controllo preventivo di legittimità è la cifra genetica delle funzioni svolte dalla Corte dei conti. Questo controllo ha la specifica copertura costituzionale. I costituenti vollero che esso fosse svolto da una magistratura speciale e specializzata, ossia la Corte dei conti, per evitare di immettere nell’ordinamento atti viziati. Gli studenti di giurisprudenza sanno di cosa parlo».
Cosa accadrà adesso
Adesso, spiega Briguori, «il Consiglio dei ministri potrà deliberare la richiesta del “visto con riserva” che sarà decisa innanzi alle Sezioni riunite della Corte di conti. È il rimedio previsto dall’ordinamento per questi casi». Infine, sulle polemiche con i giudici: «Mi addolora sentire queste affermazioni. I magistrati contabili sono chiamati a svolgere un ruolo essenziale a tutela della collettività: garantire, per ragioni solo tecniche, il corretto utilizzo dei soldi pubblici».

 
                 
                