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Il necessario ritorno di Luca Carboni, quanto ci è mancato il primo dei nuovi indie

31 Ottobre 2025 - 13:46 Gabriele Fazio
Tommaso Paradiso lo ha definito il suo mito, Cesare Cremonini una leggenda vivente, Luca Carboni sta per tornare live dopo la diagnosi di tumore

«Dopo la malattia il mio viaggio finalmente è ricominciato», l’11 novembre Luca Carboni tornerà sul palco con il suo Rio Ari O Live, ma quello che doveva essere un doppio evento a Milano e, ça va sans dire, Bologna, è stato accolto con tale entusiasmo dal pubblico che le date si sono moltiplicate. Quindi si è aggiunta la tappa di Roma (Palazzo dello Sport, 12 marzo 2026) ed è stata raddoppiata quella di Bologna (si aggiunge un secondo appuntamento il 19 aprile 2026, sempre all’Unipol Arena). Per Carboni si tratterà di un nuovo giro di giostra, una nuova passerella per riscuotere ciò che ha dato alla musica italiana. Un riconoscimento sopito nel traffico delle numerose rivoluzioni del mercato moderno del nuovo millennio, un debito con l’italico pop cui sostanza, estetica, sono state tenute in vita dalla stagione del cantautorato indie che tanto deve a Carboni.

Il primo a svoltare la sua carriera fu Lucio Dalla, che lo registrò di nascosto mentre lavorava in studio con lui e gli Stadio. «Tu sei un cantante» gli disse, e cantante fu, ma molto, in tempi chiaramente più recenti, Carboni deve a quella generazione di artisti che hanno ripreso in maniera netta quella scrittura capace di cavar poesia da situazioni di vita quotidiana, senza la ricercatezza e il liricismo che molti dei suoi coetanei incastravano a forza nei pezzi, senza paura di risultare meravigliosamente tristi, sconfitti, profondamente umani, mettendo al centro un luogo ancor prima che il proprio sentimentalismo, Bologna, raccontata come provincia croccante, e sviluppando uno stile unico e ugualmente efficace.

Fu così che quando un gruppo di ventenni particolarmente ispirati colse la sfida di ribaltare la concezione spudoratamente commerciale della musica italiana, molto più che tutti gli altri, gli indie recuperarono Luca Carboni.

L’omaggio di Tommaso Paradiso

Tommaso Paradiso fu tra i primi a voler omaggiare lo stile di Carboni, quando il cantautore bolognese, così come italica cattiva abitudine, rischiava di essere dimenticato, così come successo alla maggior parte dei colleghi della sua generazione, che si sono trovati impreparati dinanzi a quello che possiamo considerare il più grosso scossone della storia della discografia, tra cambi di supporti, esplosione dei talent, l’era di internet e, più in generale un cambiamento radicale nel rapporto tra musica e ascoltatore.

Fu Tommaso Paradiso, principe del nuovo cantautorato indie, ad ammettere di aver trovato piena ispirazione poetica nel lavoro di Luca Carboni, che d’altra parte in effetti rappresenta un palese legame stilistico di continuità tra gli Stadio e i Thegiornalisti. L’incontro con il cantautore bolognese, oggi 63enne, è stato raccontato da Paradiso come uno dei momenti più belli della sua carriera, così come Luca lo stesso, il brano scritto per quello che definirà il suo «mito», certamente uno dei momenti salienti del percorso dell’artista romano.

Cesare Cremonini, featuring e connessioni alla bolognese

La connessione con Cesare Cremonini è, oseremmo dire, patriottica. I due sono figli della stessa terra, tra gli ultimi giganti della scuola cantautorale bolognese, due che in comune hanno avuto, con circa un decennio di distacco nella cronologia, la capacità di dare spessore al pop più accessibile. E se l’opera di Cremonini ci risulta ancora oggi fresca dato che l’artista sta vivendo una fase di grande spolvero, per cui 50 Special o Marmellata #25 o GreyGoose, nonostante abbiano decenni di età, potrebbero essere state scritte un quarto d’ora fa, molti forse, distratti dal fatto che, a buona ragione, siano ormai annoverati come classici della musica italiana, dimenticano l’effetto hit di pezzi di Luca Carboni come Mare mare, Ci vuole un fisico bestiale, Le ragazze, Inno nazionale o Non è.

Insieme i due hanno scritto San Luca, uno dei più bei pezzi di Alaska Baby, ultimo album di Cremonini, una visione profondamente intima e poetica del Santuario della Madonna di San Luca, luogo di riflessione e simbolo di Bologna. Come se tutto non potesse succedere che in quello scenario, storia commovente.

La registrazione di San Luca

Una canzone che segna il ritorno alla musica di Luca Carboni dopo la diagnosi di tumore al polmone, il primo passo verso quella sacrosanta luce che dovrebbe riscuotere e poi restituire il suo lavoro. Cremonini ha raccontato di essersi nascosto dietro una colonna durante la registrazioni del collega, non voleva rovinare l’emozione del momento con la sua presenza, dinanzi a quello che ha definito «Leggenda vivente». Questo perché quella voce porta con sé qualcosa in più di un tocco, una serie di streaming, una colonna di follower, una conveniente moltiplicazione d’attenzione, Carboni rappresenta uno stile che ha fatto scuola, un modo rielaborato e originale di interpretare anche la lezione di Dalla e di quella tradizione così solida, cosa che non tutti sono riusciti a fare.

Date da cerchiare in rosso sul calendario, dunque, sperando che dopo la fine dell’epoca degli studenti, torni, almeno per un po’, quella dei maestri.

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