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La legge di Giorgia Meloni: «L’oro di Bankitalia? Appartiene agli italiani»

18 Novembre 2025 - 05:16 Alessandro D’Amato
giorgia meloni legge emendamento oro di bankitalia italiani
giorgia meloni legge emendamento oro di bankitalia italiani
Un emendamento di FdI alla Manovra vuole sancire la proprietà pubblica delle riserve auree custodite da via Nazionale. Per precisare che quel metallo prezioso «è nell'esclusiva disponibilità dello Stato italiano»

L’oro di Bankitalia? «Appartiene allo Stato, nel nome del Popolo Italiano». Un emendamento alla Legge di Bilancio depositato da Fratelli d’Italia venerdì 14 novembre vuole sancire la proprietà pubblica dei depositi di metallo giallo custoditi da via Nazionale. Una sola riga firmata dal capogruppo di FdI in Senato Lucio Malan: «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano». Per una battaglia personale di Giorgia Meloni. Che negli ultimi tempi era stata cavalcata anche da Romano Prodi: «Gli Usa restituiscano l’oro degli italiani custodito a Fort Knox». Perché «l’amicizia con gli Stati Uniti resta ma bisogna essere prudenti. Facciamo come la Francia».

Giorgia Meloni, Bankitalia e l’oro degli italiani

Il Messaggero precisa oggi che l’emendamento sul forziere da 2500 tonnellate risponde a una precisa volontà della premier. Che da anni vuole una legge sulle riserve della banca centrale italiana. Per precisare che quel metallo prezioso «è nell’esclusiva diponibilità dello Stato italiano». Che quindi, sulla carta, può decidere cosa farne. L’emendamento Malan è destinato a finire tra i segnalati. E arriva a pochi giorni dalle critiche dell’istituto guidato da Fabio Panetta alla Legge di Bilancio. E sul taglio dell’Irpef che secondo i tecnici di via Nazionale rischia di avvantaggiare solo le fasce più agiate. Ora l’emendamento sull’oro di Bankitalia. Che «stabilisce un principio» spiega chi ha seguito da vicino il dossier. «Ovvero che le riserve auree della Banca d’Italia sono dello Stato italiano. E non è un dettaglio, vista la natura ibrida assunta negli anni dall’istituto man mano che è stato riformato».

La Banca d’Italia e le riserve auree italiane

Nell’ottobre 2019 la premier disse: «Rimpatriare e salvare subito l’oro italiano. In Europa nazioni come Germania e Austria stanno riportando in patria i loro lingotti custoditi nelle banche estere per mettersi al riparo da eventuali crisi». Prima ancora, ne aveva parlato sul suo sito nel 2018. Mentre nella scorsa legislatura l’allora presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi aveva depositato un progetto di legge che puntava a chiarire con una norma che l’oro conservato da Banca d’Italia fosse dello Stato italiano.

Infine, ad aprile il deputato di FdI Fabio Rampelli aveva spiegato: «È un tema importante, ma non può essere trattato adesso. Dopo i dazi americani stiamo adottando una linea del negoziato, non abbiamo intenzione di gettare benzina sul fuoco». Il pericolo paventato dietro le proposte, anche se non dichiarato, è che l’Unione Europea si impossessasse dell’oro visto che l‘istituto italiano fa parte del sistema delle banche centrali. Un rischio, a dire il vero, mai concretizzatosi.

Quanto oro ha Bankitalia

Bankitalia ha oro per 2452 tonnellate, per un valore che supera i 200 miliardi di euro. A Fort Knox ci sono 1061 tonnellate di oro di proprietà della Banca d’Italia. Ovvero il 40% del totale delle nostre riserve. Mentre nel caveau di via Nazionale ne rimane il 44,9%. Il resto risulta suddiviso fra Regno Unito e Svizzera, rispettivamente con il 5,76% e il 6,09%. Meloni ha parlato in molte occasioni del “certificato di proprietà” dello Stato sulle riserve auree. «È l’unica garanzia e ricchezza relativa rimasta agli italiani, una delle pochissime garanzie che abbiamo a tutela della nostra autonomia e indipendenza. È importante chiarire una cosa che tutti sanno: indipendentemente dall’ammontare del capitale di Bankitalia, è evidente che queste riserve di oro rimangono di proprietà del popolo italiano», ha detto nel 2014. Insieme a lei spesso l’attuale sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.

L’intoccabilità delle riserve

All’epoca della proposta di Borghi l’ok arrivò da Lega, M5s e proprio FdI. Giovanni Tria, ministro dell’Economia del governo Conte I, spiegò all’epoca che quelle riserve sono di fatto intoccabili. Nel senso che non si possono smobilitare per fare cassa e per finanziare la spesa. Perché altrimenti si correrebbero rischi sui mercati finanziari. Invece la politica ha sempre accarezzato l’idea di vendere parzialmente le riserve per finanziare gli investimenti pubblici. Lo propose Giulio Tremonti, ministro dell’Economia di Berlusconi, nel 2004. A dirgli di no fu Antonio Fazio. Poi toccò proprio a Prodi, con la proposta di parziale messa sul mercato dell’oro giallo. A fermarlo all’epoca fu la Banca Centrale Europea.

Quanto vale l’oro di Bankitalia

Il valore aggiornato delle riserve auree viene pubblicato annualmente nel bilancio dell’Istituto. «Alla fine del 2024 si legge nell’ultimo bilancio di esercizio di Palazzo Koch il valore dell’oro era pari a 197.945 milioni di euro. L’incremento di 50.706 milioni sull’anno precedente è dovuto alla maggiore quotazione del metallo, aumentata del 34,4 per cento rispetto alla fine del 2023. La consistenza è rimasta invariata a 79 milioni di once, corrispondenti a 2.452 tonnellate». Ma dall’inizio del 2025 il bene rifugio ha guadagnato il 50%. Quindi il valore è vicino ai 300 miliardi. Gli Stati Uniti possiedono più di 8mila tonnellate di oro. La Germania intorno alle 3.300. La Cina, secondo i dati ufficiali, ne ha 2.300 tonnellate circa.

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