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Matteo Salvini all’attacco su figli tolti alla famiglia nel bosco. Il confronto con i campi rom, parte il ricorso dell’avvocato

21 Novembre 2025 - 11:35 Ugo Milano
matteo salvini terzo mandato autonomia
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Dopo la decisione di ieri del tribunale dei minori dell'Aquila, l'avvocato dei genitori ha annunciato che farà ricorso

«Mi ripropongo, non da ministro ma da genitore, da padre e da italiano, di seguire direttamente la vicenda e, se serve, di andare sul posto perché ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini». È la posizione del vicepremier Matteo Salvini dopo che la famiglia che viveva in una casa isolata nei boschi di Palmoli, in provincia Chieti, ha ricevuto un provvedimento del tribunale dei minori dell’Aquila che ha disposto il trasferimento dei bambini in una comunità dove potranno stare con la madre.

«E allora i rom? Dov’è la procura?»

«Da genitore, mi vergogno per come si sta comportando lo Stato italiano nei confronti di una madre australiana che ha fatto l’insegnante e di un padre che ha fatto lo chef e con tre bambini, che hanno fatto una scelta di vita diversa, non di vivere in centro tra fretta e ansia ma a contatto con la natura, con un’insegnante privata per i figli», ha aggiunto il leader della Lega. E ancora: «Non hanno la luce, l’acqua e la televisione. Ma io sono stato nel campo rom di Giugliano alle porte di Napoli la settimana scorsa, con centinaia di bimbi in età scolare e non a scuola, sporchi, senza insegnanti, senza luce gas e acqua e con genitori che in molti casi campano rubando. Lì dove sono gli assistenti sociali? Dov’è la procura, il tribunale dei minori, lo Stato?».

La famiglia annuncia il ricorso

Nel frattempo, l’avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, ha annunciato che farà ricorso contro la decisione del tribunale dei minori dell’Aquila. «Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. Sono andati in cortocircuito. Nell’ordinanza si insiste ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’home schooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato», spiega il legale. Nel mirino del giudice ci sarebbe anche la scelta dei genitori di fare diventare la loro storia un caso mediatico, parlando di «nuove condotte genitoriali inadeguate» perché avrebbero «diffuso dati idonei a consentire l’identificazione dei minori, diretta, anche attraverso foto che li ritraggono». Secondo il tribunale, il tutto sarebbe stato messo in atto dai genitori solo «per conseguire un risultato processuale ad essi favorevole».

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