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Il nuovo piano di pace per l’Ucraina: «Zelensky vuole portare Putin a dire no per chiedere armi a Trump»

25 Novembre 2025 - 05:04 Alessandro D’Amato
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Scomparsa la consegna alla Russia dei territori occupati. E il tetto ai soldati. Ma le modifiche stanno facendo innervosire Mosca. «Dopo Zelensky verrà qualcuno peggio di lui»

Il nuovo piano di pace per l’Ucraina è composto di soli 19 punti. Ed è scomparsa la consegna alla Russia dei territori occupati da Vladimir Putin. Perché la legge ucraina non lo permette e ci vorrebbe un referendum per renderlo legale. Anche il termine ultimo è destinato a slittare di almeno una settimana. Ma proprio da Mosca per questo filtra pessimismo. «Altro che prendere o lasciare entro il 27 novembre, sarà ancora lunga. E potrebbe anche non finire», spiega Sergei Markov, docente, politologo e consigliere di Putin dal 2011 al 2019. Secondo lui «il piano che Volodymyr Zelensky sta sviluppando insieme ai leader europei è tutt’altro che stupido». Kiev vuole portare Putin a dire no per chiedere poi più armi a Donald Trump.

Il nuovo piano di pace per l’Ucraina

Il documento è stato concordato ieri notte nella stanze dell’Hotel Intercontinental e nella sede della missione diplomatica statunitense a Ginevra. Dal piano è scomparso anche il tetto di 600 mila soldati per l’esercito di Kiev. «È davvero possibile che si stiano facendo grandi progressi nei colloqui di pace tra Russia e Ucraina??? Non crederci finché non lo vedi, ma potrebbe succedere qualcosa di buono», si è chiesto ieri Trump. Ma le modifiche stanno facendo innervosire Mosca. Che ha già bocciato le proposte dell’Unione Europea: «Assolutamente non costruttive e non vanno bene per noi», ha avvertito Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera.

I dubbi di Mosca

Proprio per questo, avverte Markov in un’intervista al Corriere della Sera, «tutti faranno pressioni sugli Usa. E dall’interno, Marco Rubio e i repubblicani legati all’industria militare faranno pressioni su Trump, dapprima per prolungare i negoziati, poi per cambiarli rafforzando i punti dell’attuale piano contrari alla Russia». Riguardo i rapporti tra i due leader, «anche Trump è convinto che Putin odi Zelensky. Ma io garantisco che vi sbagliate, tutti. Lo disprezza, cosa diversa dall’odio. Non gli riconosce alcuna legittimità. E poi andiamo, lo sanno tutti che dopo Zelensky, e dopo quello che è successo, verrà qualcuno peggio di lui, che odia la Russia ancora di più. Da questo punto di vista, la speranza di molti a proposito del ritorno dell’Ucraina sotto la nostra sfera di influenza non è più attuale».

Le pressioni

Markov rivela la strategia diplomatica dell’Ucraina: «Zelensky sta chiamando tutta l’Ucraina a unirsi intorno a lui, per scongiurare il piano giudicato “filorusso” così com’è, e al tempo stesso far dimenticare lo scandalo della corruzione che lo ha colpito. Poi farà lavorare l’Europa per fare in modo che la squadra di Trump porti a Mosca un piano di pace rivisto e corretto con punti che non piaceranno a Putin. E dopo il nostro rifiuto, tutti insieme chiederanno a Trump di aumentare le forniture di armi all’Ucraina e nuove sanzioni contro la Russia. Ha una sua logica, niente da dire».

I punti non negoziabili

Secondo Markov tra i punti non negoziabili per la Russia «ce n’è uno di cui nessuno parla e che mi sembra già sparito dalla controproposta europea: il riconoscimento statale della lingua russa in Ucraina. Gli occidentali lo vogliono escludere di default. Forse perché sanno che Putin non ci rinuncerà mai, e quindi il negoziato fallirà». Mentre Trump «sta ripetendo quanto accaduto durante il suo primo mandato. So per certo che anche il Cremlino propende per uno scenario che vede il presidente americano neutralizzato, o comunque ostaggio del suo cosiddetto Deep State. Ma se anche questa volta non si arriva a nulla, lascerà l’Europa da sola ad occuparsi di Ucraina. In fondo, è quello che vuole Putin, per ottenere una vittoria piena. E non mi sembra che i vostri leader abbiano molta voglia di gestire questa faccenda in autonomia. Come vede, tutto sta oscillando, da una parte e dall’altra».

L’alternativa

L’alternativa a qualunque trattativa esiste, secondo la Russia. Andare avanti così. Aleksandr Baunov, il principale analista del Centro europeo del Carnegie, riassume così la situazione: «Putin sta proponendo all’Ucraina e all’Occidente di scegliere non tra diverse versioni di pace, ma tra il raggiungimento degli obiettivi dell’Operazione speciale con mezzi militari o l’integrazione della via armata con quella negoziale, che comporterebbe un minor numero di vittime».

Così può saltare tutto

John Foreman, diplomatico ed ex attaché militare britannico a Mosca e Kiev, dice a Repubblica che tutto potrebbe saltare: «Innanzitutto, per la questione dei territori occupati dalla Russia. Sarà assolutamente decisiva per il raggiungimento della tregua e bisogna vedere che margine di manovra ci sarà con Putin, che continua a voler annettere oblast che non ha conquistato interamente, mentre gli europei non si smuovono dalla “linea di contatto” attuale sul campo di battaglia. Ci sono anche ostacoli costituzionali in Ucraina e Russia sul tema. Alla fine, toccherà a Kiev scegliere, ma anche a Putin: sarà dura far digerire un compromesso sui territori occupati all’ala nazionalista del suo governo. Insomma, è questo il rebus più difficile da risolvere».

Le garanzie di sicurezza Usa

Ma secondo il diplomatico «le garanzie di sicurezza americane alla fine arriveranno. Kiev rimarrà sovrana e potrà continuare ad armarsi. E se i suoi soldati avranno un tetto (600mila o 800mila) non credo cambi molto in concreto: conta la deterrenza e le garanzie che forniranno gli Usa e gli altri Paesi occidentali».