Caos all’Eurovision: si ritirano Spagna, Irlanda, Olanda e Slovenia. La protesta contro Israele e l’accusa sulla gara

Spagna, Irlanda e Olanda, poi anche la Slovenia. Sono i primi quattro Paesi che, dopo mesi di proteste e ultimatum, strappano definitivamente con gli organizzatori dell’Eurovision e annunciano il loro ritiro dall’edizione del prossimo maggio. Un boicottaggio che i Paesi avevano già anticipato in tempi non sospetti, chiedendo l’esclusione di Israele dalla competizione. L’ennesimo rifiuto da parte dell’Eurovision ha scatenato la reazione: «La decisione (di Eurovision, ndr) aumenta la sfiducia nei confronti dell’organizzazione del festival e conferma le pressioni politiche che lo circondano».
I comunicati delle tv: «Inaccettabile la partecipazione se c’è Israele»
La prima emittente televisiva a spiegare la scelta è stata l’irlandese RTÉ: «Riteniamo che la partecipazione dell’Irlanda rimanga inaccettabile, data la terribile perdita di vite umane a Gaza e la crisi umanitaria che continua a mettere a rischio la vita di tanti civili. Rimaniamo profondamente preoccupati per l’uccisione mirata di giornalisti a Gaza durante il conflitto e per il continuo rifiuto di consentire l’accesso al territorio ai giornalisti internazionali», si legge in una nota. Poco dopo, anche la spagnola RTVE ha scritto: «Lo scorso settembre il consiglio di amministrazione di RTVE ha deciso che la Spagna si sarebbe ritirata dall’Eurovision se Israele avesse partecipato. Questo ritiro significa anche che RTVE non trasmetterà la finale dell’Eurovision 2026… né le semifinali preliminari». L’emittente olandese Avrotros ha dichiarato: «La partecipazione non può essere conciliata con i valori pubblici fondamentali per la nostra organizzazione».
Le (mezze) risposte dell’Eurovision
Per aggirare gli ultimatum dei Paesi l’Eurovision Song Contest le aveva provate tutte. A partire da un nuovo sistema di televoto, che permetterà ai fan musicali di esprimere solo 10 e non più 20 voti. Un modo per «incoraggiare una partecipazione più equilibrata», avevano spiegato. La soluzione non ha però fatto né caldo né freddo a Spagna, Irlanda, Olanda e Slovenia che aspettavano il tanto annunciato voto sulla partecipazione o meno di Israele. Tutti e 68 i Paesi membri avrebbero dovuto esprimersi lo scorso ottobre ma, alla luce del cessate il fuoco raggiunto il 10 ottobre tra Hamas e Israele, l’organizzazione aveva deciso di rinviare il tutto a dicembre. All’assemblea generale della European broadcasting union, però, il tema non è stato neanche sfiorato.
