Le auto elettriche e l’Ue, parla Guido Tocci (Dacia): «Siamo contro le multe, ma non si può bloccare la transizione dopo anni di investimenti»- L’intervista

Nel pieno di una transizione verso l’elettrico che procede a rilento, l’automotive attende con il fiato sospeso la revisione del regolamento europeo che fissa al 2035 lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel. L’annuncio della Commissione europea era previsto per il 10 dicembre, ma trovare una sintesi in grado di mettere tutti d’accordo è un’impresa ardua. E così, la presentazione della nuova proposta è slittata a data da destinarsi. Tra investimenti già avviati e un mercato dell’elettrico ancora debole, i costruttori sperano in un piano europeo che possa ridare slancio a un settore in difficoltà. «Saremmo tutti molto contenti se l’Ue decidesse di non penalizzare i costruttori con multe drammatiche. È l’aspetto punitivo che ci dà un po’ fastidio», spiega in questa intervista a Open Guido Tocci, general manager di Dacia Italia.
Partiamo da voi. A che punto è il percorso di Dacia verso l’elettrico?
«Noi facciamo parte del gruppo Renault e condividiamo gli obiettivi di riduzione delle emissioni. La transizione verso l’elettrico si sta rivelando difficile, ma noi come Dacia cerchiamo di farla con un approccio pragmatico e accessibile. Vogliamo aiutare i clienti a superare le barriere economiche, dal momento che oggi le elettriche costano di più delle ibride e delle termiche».
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Quanti modelli elettrici avete?
«Gran parte delle nostre vetture ha l’alimentazione Gpl, ma da quest’anno siamo entrati con una proposta forte anche nel mercato delle full hybrid e delle mild hybrid. Sull’elettrico abbiamo la Spring, che è una delle auto elettriche più accessibili sul mercato europeo e italiano. Nei prossimi due anni arriveranno altre novità».
Entro fine anno la Commissione dovrebbe presentare la sua proposta per rivedere il regolamento Ue sulle auto e la scadenza del 2035. Cosa vi aspettate?
«Il gruppo Renault non è favorevole a un ridimensionamento drastico della decisione per il 2035. Gli investimenti sono stati fatti e ora bisogna dar loro un seguito: non possiamo gettare a mare miliardi di euro. Detto questo, saremmo tutti molto contenti se l’Ue decidesse di non penalizzare i costruttori con multe drammatiche. È proprio l’aspetto punitivo quello che ci dà fastidio. Se togliessero questa scure delle sanzioni, sarebbe già un bel segnale. La domanda è questa: vogliamo che il 2035 sia un anno in cui veramente c’è la transizione definitiva all’elettrico e che questo non faccia morti e feriti gravi nell’automotive? Perché se non cambia niente e c’è solo l’elettrico, nel 2035 il mercato dell’auto in Italia sarà un terzo di quello attuale».

Perché i modelli elettrici costano ancora così tanto?
«Nel costo di una vettura fa molta differenza dove una vettura è prodotta. La nostra Spring, per esempio, è prodotta in Cina. Ci sono aspetti relativi alle dogane, alle normative interne del mercato cinese o al trasporto su nave. In un container che parte dalla Cina e arriva a Livorno, per esempio, ci stanno quattro Dacia Spring e quel container costa 5mila dollari».
Di sicuro le previsioni su un allineamento dei prezzi tra elettrico e benzina si sono rivelate troppo ottimistiche.
«La previsione si è rivelata sbagliata, perché i tempi di ammortamento di queste vetture non sono quelli che si pensava. Il mercato dell’elettrico in Italia pesa circa il 5%: non erano queste le previsioni. Più si allungano i tempi di presa da parte del mercato, più è difficile abbassare i prezzi. L’automotive è un settore industriale storicamente molto rigido: più aumenteranno i volumi delle vendite, più si ridurranno i costi».
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Ursula Von der Leyen ha detto di voler puntare su piccole auto elettriche, come la vostra Dacia Hipster. Quando arriverà sul mercato?
«Per il momento rimane un concept. Accogliamo con grandissimo piacere questa apertura, ma ci sono alcuni aggiustamenti da fare per le cosiddette kei car: è necessario assimilarle alle auto e fare in modo che possano circolare anche in tangenziale».

L’Italia va piano sulla transizione verso l’elettrico. Come si sblocca la situazione?
«C’è un tema legato agli incentivi, ma non solo. Oggi se compri una vettura elettrica puoi usufruire di un bonus generoso, non paghi il bollo e puoi entrare nelle Ztl. A tutto questo si potrebbe aggiungere, per esempio, il riconoscimento della deducibilità o detraibilità per il canone del noleggio. Serve un po’ di creatività istituzionale per mettere in condizione il cliente di considerare anche l’elettrico quando sta decidendo di comprare un’auto».
Nella battaglia politica per cambiare le regole europee, il governo italiano spinge per riaprire la porta ai biocarburanti. È una soluzione che ha davvero un futuro?
«In questa fase si pone attenzione giustamente a tutte le soluzioni. Il 70% delle nostre vendite, per esempio, riguarda auto a Gpl, che non è l’elettrico ma inquina meno di benzina e diesel. Il nostro Sandrider è un modello sportivo che si cimenta nei rally e lì siamo presenti con carburante sintetico».
Nei mesi scorsi, la stretta della Cina sull’export di alcune materie prime critiche ha quasi bloccato l’automotive europeo. Come vi state proteggendo da situazioni simili che potrebbero verificarsi anche in futuro?
«Abbiamo affrontato un momento molto delicato negli anni del post Covid, quando ci fu una crisi di disponibilità dei microchip. Abbiamo tratto insegnamenti da quell’esperienza e modificato i partenariati con i nostri fornitori di primo livello. In questo momento, non ci sono impatti sulla produzione e non abbiamo difficoltà su questo aspetto. Questo non significa che il rischio è zero, ma siamo meno esposti rispetto al passato».
I produttori cinesi rosicchiano sempre più quote di mercato in Europa. Siete preoccupati?
«Preoccupati no, ma osserviamo attentamente. Il cliente italiano è piuttosto attento al valore del bene che acquista e non vuole gettare via del denaro su cose belle da vedere ma che non vengono utilizzate. Saranno concorrenti temibili, ma al pari di tutti gli altri concorrenti».
Foto copertina: Dreamstime/Alexandragl
