La disperazione della madre che ha ucciso la figlia disabile, le scuse in una lettera prima di togliersi la vita: «Non ce la faccio più»

«Scusatemi, ma non ce la faccio più. Chiedo perdono a tutti». Queste sono le parole contenute nella lettera di scuse scritta da Lucia Pecoraro, 78 anni, di Corleone (Palermo), che sabato 6 dicembre ha strangolato la figlia disabile, Giuseppina Milone, di 47 anni, e poi si è impiccata nel terrazzo della loro abitazione. È la scena che si sono trovati i soccorritori quando ieri mattina hanno aperto la porta perché la donna non rispondeva alle chiamate dei familiari. A lanciare l’allarme erano stati i nipoti.
La gestione della figlia da sola
Secondo molti conoscenti, la 78enne non avrebbe più retto al peso della gestione quotidiana della figlia, soprattutto dopo la morte del marito Salvatore, ex infermiere dell’ospedale dei Bianchi. Giuseppina riceveva aiuto anche da una cugina e dai volontari di Corleone, ma la situazione restava comunque molto impegnativa.
Il gesto «pianificato»
Sempre secondo i racconti di chi era vicino alla famiglia, Pecoraro aveva recentemente partecipato con la figlia a un viaggio a Pompei organizzato da un gruppo religioso. Al rientro, la figlia appariva più provata del solito e faticava ad alzarsi e a camminare. Nessuno, però, avrebbe immaginato un esito tanto drammatico, che – come indicato nella lettera lasciata dalla 78enne – era stato pianificato, lasciando la comunità di Corleone profondamente scossa.
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Foto copertina: ANSA/ IGNAZIO MARCHESE | L’abitazione dove è avvenuto l’omicidio-suicidio a Corleone, Palermo, 6 dicembre 2025
