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Il primo utile della sua holding di partecipazioni, i 357 milioni di debiti garantiti da lui. Leonardo Maria Del Vecchio dopo Twiga, Fiuggi e ristoranti ora pensa all’editoria

07 Dicembre 2025 - 19:26 Franco Bechis
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LMDV Capital è cresciuta esponenzialmente nell’ultimo anno, anche grazie ai finanziamenti bancari con fidejussioni personali dell’erede dell’impero Luxottica. All’esame le possibili acquisizioni nel settore editoriale, anche se Gedi conferma per ora l’esclusiva con i greci per Repubblica

Leonardo Del Vecchio è uno dei principali eredi del fondatore di Luxottica, e certo non è privo di liquidità. Viene infatti in gran parte da lui quella che ha finanziato la grande crescita della sua boutique finanziaria, la LMDV Capital, che qualche anno fa sembrava poco più che un hobby e ora invece è diventata una holding di partecipazioni di peso non trascurabile, dopo la raffica di acquisizioni soprattutto nei settori del food & beverage (dalla Boem di Fedez all’Acqua Fiuggi fino ai ristoranti), e nell’ospitalità (l’acquisto della catena Twiga da Flavio Briatore). Ora il nome della holding circola anche fra i possibili acquirenti di Repubblica, anche se Gedi ha smentito confermando almeno per ora le trattative in esclusiva con i greci del gruppo Antenna. Secondo quanto risulta ad Open però LMDV Capital sta pensando davvero di allargare le proprie attività a quelle editoriali, e nei mesi scorsi non sono pochi i dossier esaminati su aziende editoriali, quello su Gedi in attesa della fine dell’esclusiva greca, quello su Class editori e quello sul Foglio fra i tanti. Ad oggi però non risultano offerte presentate a nessuno, né colloqui ufficiali con possibili partner.

John Elkann, venditore di Repubblica

Il primo piccolo utile della holding di partecipazioni dell’erede di Luxottica

LMDV Capital ha chiuso il bilancio 2024, approvato a fine ottobre, con ricavi di 66,9 milioni di euro (in grande crescita rispetto ai 7,8 milioni di euro dell’anno precedente) e con il suo primo piccolo utile di 31.917 euro (l’anno prima era in perdita di 1,855 milioni di euro). I dati sono relativamente significativi, trattandosi di una holding che controlla altre 17 società e che quindi incassa soprattutto i loro dividendi quando ci sono. I ricavi sono stati influenzati in parte dalla vendita di titoli (per 22,8 milioni di euro), in parte dalla rivalutazione contabile delle partecipazioni effettuata dopo una due diligence di una società di revisione per «una rappresentazione veritiera e corretta del bilancio». Così se a inizio esercizio il valore delle partecipazioni ammontava a 33,717 milioni di euro, dopo la rivalutazione la cifra è salita a 273,528 milioni di euro. Anche il patrimonio netto è cresciuto, ed ammonta ora a 156,443 milioni di euro. Di questa somma però 146,728 milioni di euro è indisponibile, accantonata a riserva di rivalutazione; quindi, il patrimonio netto distribuibile ammonta a 9,383 milioni di euro.

Debiti per 357,9 milioni di euro, metà con Leonardo Maria e il resto grazie a sue fidejussioni

La crescita dovuta alle acquisizioni è stata quasi interamente finanziata dallo stesso Leonardo Maria Del Vecchio. Lo si capisce leggendo il dettaglio dell’alto indebitamento della holding, che a fine 2024 ammontava a 357,971 milioni di euro. Quasi la metà (177.547 milioni di euro) è debito della holding verso il suo socio fondatore e finanziatore. L’altra metà (178,454 milioni di euro) è invece debito nei confronti delle banche, che hanno in pegno a garanzia azioni fra l’altro della stessa holding per 22,961 milioni di euro. Il pegno non è la sola garanzia richiesta dagli istituti di credito. Così c’è una fidejussione personale di Leonardo Maria a favore del Banco di Desio e della Brianza e un’altra fidejussione personale allo stesso titolo a favore di Banca Intesa Sanpaolo. È evidente che qui pesa e non poco la qualifica di erede del fondatore di Luxottica, anche se per le liti familiari parte di quella successione è ancora aperta a tre anni di distanza.

I manager pagati beni, e le auto di lusso in leasing a disposizione della holding

Leonardo Maria presiede la holding dove ha al suo fianco il manager di cui si fida di più, Marco Talarico. In cda anche Luigi Giacomo Macellaro, Gabriele Benedetto e Alessandro Galleni. Sono ben pagati, visto che i compensi agli organi sociali risultano in bilancio pari a 3.146.242 euro. Non pochi per una holding nata come una sorta di start up. Probabilmente è LMDV Capital che paga anche le auto aziendali dei manager, visto che in nota integrativa elenca «n.8 contratti di leasing riferiti a 8 autoveicoli per un valore complessivo di euro 739.586,00. L’ammontare complessivo delle rate a scadere è di euro 324.862,00. L’importo complessivo del valore di riscatto è di euro 303.272,00». Auto tutte di una certa importanza, a vederne i costi. Il gruppo continuerà a fare investimenti allargando il proprio portafoglio, si annuncia nella relazione che accompagna il bilancio, «privilegiando operazioni con elevato contenuto industriale e potenziale di sviluppo, anche attraverso iniziative di supporto operativo e di posizionamento sul mercato» e con particolare attenzione anche «al rafforzamento delle sinergie industriali tra le aziende controllate e/o partecipate».

Il primo risultato arriva dal risanamento di Acqua Fiuggi, che punta al mercato Usa

Le nuove bottiglie di acqua Fiuggi, destinate soprattutto al mercato Usa

Le prime soddisfazioni imprenditoriali stanno arrivando dalla Acque e Terme di Fiuggi, la storica azienda di imbottigliamento della acqua ciociara che nella Prima Repubblica fu simbolo del potere di Giulio Andreotti, appartenendo al suo imprenditore di riferimento, Giuseppe Ciarrapico. La Fiuggi prima che entrasse nel mirino di Leonardo Maria non era davvero in buone acque, per usare un gioco di parole. Nel 2023 la società aveva un patrimonio netto negativo di 6,1 milioni di euro, aveva debiti scaduti per 9 milioni di euro e una perdita di esercizio di 3,7 milioni di euro. L’acquisizione è stata fatta da LMDV capital attraverso la controllata Salus per aquam, poi confluita nella holding Blu. Il valore a bilancio di Acqua Fiuggi è indicato in 11,438 milioni di euro. Gli stabilimenti sono stati fermati e radicalmente ristrutturati, con linee produttive e packaging del tutto diverso. Nel 2024 il fatturato è stato di 16,4 milioni di euro di poco sotto l’anno precedente, ma le perdite si sono ridotte a 1,249 milioni di euro rispetto ai 3,735 milioni del 2023. Nel febbraio 2025 l’assemblea della società ha deciso di usare il finanziamento soci per coprire sia la perdita 2024 che le perdite sospese degli anni Covid (per legge c’erano 5 anni di tempo per farlo), azzerando così i guai del passato. Così nei primi sei mesi la società ha migliorato la performance prevista dal piano strategico e industriale che prevede di arrivare a un fatturato di 38 milioni nel 2028 e una produzione di 68 milioni di litri, puntando soprattutto sulla espansione commerciale negli Stati Uniti (nonostante i dazi).

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