Il presepe “senza volto” di Bruxelles non c’entra con la sharia e non è un’opera “woke”

Da qualche giorno, sui social sta circolando l’idea che il nuovo presepe della Grand Place a Bruxelles, realizzato dall’artista Victoria-Maria Geyer, sia stato concepito fin dall’inizio come un’opera “woke” priva di volti per cancellare la tradizione cristiana. A riaccendere la polemica in Italia è stato Matteo Salvini. Una narrazione che omette passaggi fondamentali, dalle motivazioni pratiche che hanno portato a sostituire la vecchia struttura alla rimozione dei volti Un clima già teso, sfociato poi in un atto vandalico: il furto della statuina di Gesù Bambino.
Per chi ha fretta
- Il presepe “Stoffe della Natività” sostituisce il vecchio allestimento in legno ormai deteriorato.
- Le figure senza volto non nascono come scelta simbolica originaria: inizialmente avevano occhi di bottoni, poi rimossi dopo osservazioni di esponenti locali non legate alla religione.
- La Chiesa ha dato una lettura teologica successiva, legata alla contemplazione e alla proiezione personale.
- Le polemiche parlano di opera “woke”, “tristarella” o di “zombie”, ma l’artista respinge ogni intento politico.
Analisi
La narrazione diffusa sui social combacia con i contenuti del seguente post di esempio:
A Bruxelles, è stato presentato il presepe della sharia: i volti sono stati sostituiti da un patchwork di stracci.
E’ il presepe islamico e inclusivo. Se qualcuno avesse ancora dubbi sul rischio di cancellazione della nostra identità e delle nostre radici cristiane, ecco a voi che a Bruxelles, in pieno centro storico, sono stati raffigurati Maria, Giuseppe, Gesù bambino e i re Magi senza volto, al posto delle loro facce solo un maxi disegno fatto da pezzi di tessuto multicolore. In Francia i social parlano già di “presepe sharia”, l’indignazione cresce, si parla di una vera e propria profanazione fatta nel nome di Allah. Per l’Islam il volto di Maometto non può essere rappresentato, per evitare l’idolatria e così anche il Cristo bambino, Giuseppe e Maria “islamicizzati” hanno il volto velato.
Per colpa degli ignavi, la sottomissione completa è prossima. In Belgistan e nell’ex Danimarca è quasi completata.

Come nasce davvero il Presepe di Bruxelles
Il Comune di Bruxelles aveva necessità di sostituire il presepe tradizionale dopo trent’anni di utilizzo. L’incarico è stato affidato a Victoria-Maria Geyer, che ha scelto materiali tessili riciclati e forme stilizzate. Secondo quanto emerso da fonti belghe, nella fase iniziale le figure avevano occhi realizzati con bottoni. Durante una visita, politici locali come David Weytsman e Didier Wauters giudicarono quegli occhi “strani” e poco appropriati. L’artista modificò quindi l’opera eliminandoli.

La difesa del sindaco e la lettura teologica della Chiesa
Il sindaco Philippe Close ha difeso la scelta: “Mi piace molto questo presepe e non farò marcia indietro”. Geyer ha respinto ogni accusa di “wokeismo”, spiegando che l’opera è un omaggio alla tradizione tessile belga e una reinterpretazione contemporanea, non un tentativo di cancellare la simbologia cristiana.
La Chiesa locale ha dato un’interpretazione simbolica dell’assenza del volto. Il decano Benoit Lobet ha parlato della possibilità, per ogni visitatore, di “proiettare se stesso” nelle figure. Una spiegazione spirituale, a quanto risulta, successiva alla rimozione dei tratti è avvenuta per ragioni estetiche e amministrative, non teologiche.
Conclusioni
La narrazione secondo cui il presepe di Bruxelles sarebbe stato ideato fin dall’inizio per “cancellare il volto” dei personaggi in nome dell’inclusività non è corretta. L’assenza dei tratti somatici deriva da una modifica richiesta durante i lavori, mentre la lettura teologica è stata formulata solo in un secondo momento.
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