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La “soluzione coreana” per la guerra in l’Ucraina: cosa significa e chi la propone

11 Dicembre 2025 - 05:12 Alessandro D’Amato
soluzione coreana guerra ucraina russia vladimir putin volodymyr zelensky donald trump 1
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Nel pacchetto negoziale di Kiev c'è una zona demilitarizzata da creare lungo la linea del cessate il fuoco. E monitorata da una forza di interposizione. Mentre l'entrata nell'Ue arriverebbe nel 2027. I problemi del piano di ricostruzione economica

Una soluzione coreana per la crisi ucraina. Nel pacchetto negoziale su cui discutono Stati Uniti e Russia ci sono tre documenti: il piano di pace, le garanzie di sicurezza e la ricostruzione economica. I punti sono in totale sette e tra questi c’è quello di una zona demilitarizzata che dovrebbe essere creata lungo l’intera linea del cessate il fuoco, dal Donetsk alle regioni di Zaporizhzhia e Cherson, e monitorata come quella tra le due Coree. Resta però l’ostacolo principale, quello su cui le posizioni sembrano irremovibili. Ovvero la cessione della parte di Donetsk ancora in mani ucraine, che Vladimir Putin pretende a tutti i costi.

La soluzione coreana per l’Ucraina

Il piano è stato raccontato dal Washington Post. Quello della soluzione coreana è un termine geopolitico che fa riferimento alla Guerra di Corea (1950-1953). L’armistizio tra Sud e Nord prevedeva una linea di demarcazione permanente lungo il 38esimo parallelo che divide in due la penisola. La nascita della Zona Demilitarizzata (DMZ) in Ucraina implica il congelamento del conflitto lungo le attuali linee del fronte. E la divisione del paese in due blocchi, con la parte occidentale legata all’Europa e quella orientale lasciata alla Russia. L’Ucraina riceverebbe garanzie di sicurezza da potenze occidentali, ma non l’adesione completa alla NATO. E questa soluzione richiede la disponibilità di forze di interposizione. Che potrebbero essere statunitensi, europee o Onu.

L’adesione all’Ue

In questa prospettiva l’Ucraina entrerebbe nell’Unione Europea già nel 2027. Superando l’opposizione dell’Ungheria. L’ingresso contribuirebbe alla ripresa del commercio e degli investimenti e costringerebbe Kiev a riforme contro la corruzione. Sarebbe una vittoria perché «questa guerra riguarda la questione se l’Ucraina possa diventare un Paese europeo». Mentre in questo impegno si parla anche di garanzie di sicurezza «tipo-Articolo 5». Che secondo gli ucraini dovrebbero essere divise in due parti. Con un patto firmato da Donald Trump e ratificato dal congresso Usa. E un altro con gli europei.

L’esercito

Un altro punto di discussione è l’esercito. Il piano iniziale in 28 punti parlava di 600 mila soldati. Quello di 19 lo aveva rivisto a 800 mila. Kiev rifiuta l’idea che un numero massimo venga definito nella Costituzione, come richiesto da Mosca. La Russia vuole che l’Ucraina rinunci al 25% del Donetsk che ancora controlla. Gli inviati di Trump sostengono che Kiev perderà quei territori nei prossimi sei mesi. Altri, come il generale David Petraeus, non ci credono. Infine, la ricostruzione. L’amministrazione Trump vede i 200 miliardi di dollari in asset russi congelati in Europa come fonte di investimenti. E indica di usarne 100. Insieme arriverebbero gli investimenti europei. Secondo il motto di Trump «fate gli affari, non fate la guerra».

Gli affari

Il Wall Street Journal rivela anche alcuni retroscena del contenzioso tra Usa e Ue. Dopo la soluzione coreana per l’Ucraina l’amministrazione Trump nelle ultime settimane ha consegnato agli europei una serie di documenti, ognuno di una sola pagina in cui espone la propria visione per la ricostruzione dell’Ucraina e il reinserimento della Russia nell’economia globale. Le proposte hanno scatenato una dura battaglia al tavolo dei negoziati tra Washington e i suoi tradizionali alleati europei. L’esito potrebbe modificare profondamente la mappa economica del continente.

Il piano statunitense è stato illustrato in appendici agli attuali progetti di pace, non pubblici, ma descritti al Wall Street Journal da funzionari americani ed europei. I documenti dettagliano piani per far sì che le società finanziarie statunitensi e altre imprese possano utilizzare circa 200 miliardi di dollari di asset russi congelati per progetti in Ucraina — incluso un enorme nuovo centro dati alimentato da una centrale nucleare attualmente occupata dalle truppe russe, quella di Zaporizhzhia.

Le terre rare e il petrolio

Un’altra appendice presenta la visione generale americana per reintegrare l’economia russa, con investimenti delle aziende statunitensi in settori strategici, dall’estrazione di terre rare alla perforazione di petrolio nell’Artico, contribuendo a ristabilire i flussi energetici russi verso l’Europa occidentale e il resto del mondo. Alcuni funzionari europei che hanno visto i documenti hanno detto di non essere sicuri se prendere sul serio alcune delle proposte statunitensi. Un funzionario le ha paragonate alla visione di Trump di costruire uno sviluppo in stile Riviera a Gaza. Un altro, riferendosi agli accordi energetici proposti tra Usa e Russia, ha detto che si tratta di una versione economica della conferenza del 1945, in cui i vincitori della Seconda Guerra Mondiale si divisero l’Europa: «È come Yalta», ha detto.

Il gas russo

L’Europa, che dal 2022 cerca di ridurre la propria dipendenza dal gas russo per indebolire le risorse del Cremlino e diminuire la propria vulnerabilità verso un rivale strategico, è riluttante a riprendere gli acquisti di energia da un Paese che considera la sua più grande minaccia alla sicurezza. I funzionari europei vogliono utilizzare gli stessi fondi russi congelati — detenuti nelle istituzioni europee — per concedere un prestito al governo ucraino, ormai a corto di liquidità, così che possa acquistare le armi necessarie per difendersi e continuare a operare mentre le casse si svuotano.

E temono che l’approccio statunitense dia alla Russia la pausa necessaria per rilanciare la propria economia e rafforzarsi militarmente. Una nuova valutazione di un’agenzia di intelligence occidentale ha rilevato che la Russia è tecnicamente in recessione da sei mesi. E che le difficoltà di gestire un’economia di guerra mentre tenta di controllare i prezzi rappresentano un rischio sistemico per il settore bancario.

I capitali privati

Washington, invece, prevede di coinvolgere dirigenti di Wall Street e miliardari del private equity per investire il denaro e aumentare la quantità disponibile. Un funzionario ha dichiarato che il fondo potrebbe arrivare a 800 miliardi di dollari sotto gestione americana.