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Garlasco, la nuova perizia e il giallo dei capelli nel bagno di Chiara Poggi: cosa dicono sul delitto

15 Dicembre 2025 - 08:37 Ugo Milano
chiara poggi bagno capelli garlasco
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Ne sono stati trovati a decine nella villetta dei Poggi, ma nessuno finora è riuscito a essere riconnesso all’assassino. L’ultimo tentativo durante l’incidente probatorio 

Tracce più che indizi, dato che è impossibile desumere informazioni utili per le indagini. I capelli sulla scena del crimine del delitto di Garlasco, benché presenti copiosamente, sono destinati a rimanere senza nome e senza voce. Lo ha chiarito una volta per tutte la relazione della perita Denise Albani, incaricata dal gip di svolgere l’incidente probatorio che si chiuderà giovedì 18 dicembre. Ripassando in rassegna tutti i reperti riguardo alla morte di Chiara Poggi, massacrata nella casa dei genitori il 13 agosto 2007, sotto gli occhi della genetista sono capitati nuovamente i tre capelli rinvenuti sul tappetino del bagno. Elementi che avrebbero potuto segnare una svolta decisiva per l’inchiesta, ma che non hanno potuto consegnare nessuna verità nascosta.

I tre capelli sul tappetino e le nuove analisi

Risale allo scorso 4 luglio l’ispezione delle tracce 114436, 114437 e 114438. Ovvero i codici affidati alle «tre presunte formazioni pilifere» trovate sul tappetino del bagno. Dove, secondo la sentenza definitiva, il condannato Alberto Stasi si sarebbe lavato le mani dal sangue dell’allora fidanzata. Lasciando impronte sul dispenser del sapone. All’osservazione con il microscopio elettronico però, come spiega Il Giorno, Albani ha dovuto arrendersi all’evidenza dei fatti: «I reperti risultavano non possedere caratteristiche idonee per la ricerca di Dna nucleare umano. Pertanto non venivano sottoposte ad alcun accertamento biologico secondo Metodo interno accreditato». Insomma niente da fare nonostante durante le ultime indagini siano stati rinvenuti altri capelli finora mai repertati. Tra cui uno lungo 3 centimetri all’interno di un sacco azzurro della spazzatura di casa Poggi. 

I capelli sulla scena del crimine e il ruolo nella riapertura del giallo

I capelli hanno giocato un ruolo cruciale fin dalle indagini del Ris di Parma nel 2007. In totale ne erano stati registrati 36 in tutta la scena del crimine. 29 rinvenuti in una pozza di sangue e 7 tra le dita della vittima. Di questi solo uno era dotato anche di bulbo e aveva permesso un’analisi del Dna nucleare, attribuito a Chiara Poggi. Da altri 17 era poi stato estratto il Dnna mitocondriale, ritenuto anche questo compatibile con la vittima. Erano però stati proprio quattro capelli, quelli rinvenuti nel lavandino del bagno, uno degli elementi segnalati dai carabinieri di Milano nel 2020 nella relazione che ha poi contribuito alla riapertura del giallo.

Se secondo la Cassazione e l’accusa, Alberto Stasi si era davvero lavato le mani dopo aver ucciso Chiara Poggi non era spiegabile, secondo i militari, come quei lunghi capelli neri di colore «diametralmente opposto» a quelli di Stasi non siano stati trascinati via dall’acqua. E non si spiegherebbe come mai, pur avendo pulito accuratamente il lavandino dalle tracce di sangue, non si sarebbe preoccupato di far sparire anche quelli. 

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