Lo studio di Nature sul clima non è stato ritirato per dati falsi o manipolati

Circola la narrazione che uno studio, pubblicato nel 2024 su Nature sui danni economici del cambiamento climatico, sarebbe stato ritirato dalla rivista a causa di “dati falsi e manipolati” sui quali anche i media avrebbero “taciuto”. Una narrazione che non trova riscontro nei documenti ufficiali della rivista, la quale racconta tutt’altra storia.
Per chi ha fretta
- Non c’è alcuna prova che lo studio sia stato ritirato per “dati falsi e manipolati”.
- La nota di ritrattazione parla di inaccuratezze nei dati economici dell’Uzbekistan (1995-1999) e di autocorrelazione spaziale non considerata a sufficienza.
- La ritrattazione è stata decisa dagli autori dello studio.
- Non è vero che la notizia è stata “ignorata dai media”, tanto che lo stesso giorno ne ha parlato (per citare un esempio) il New York Times.
- Le stime dello studio, aggiornate con i dati corretti, riducono di poco i numeri più eclatanti, ma non trasformano la questione climatica in una “sciocchezza”.
Analisi
La narrazione circola in video e post che presentano il caso come “scandalo di Nature”, dove la rivista sarebbe stata in qualche modo costretta, con “colpevolissimo ritardo”, a ritirare un paper “catastrofista”, basato su “dati truccati”, mentre i media avrebbero insabbiato tutto, per poi sostenere che la “catastrofe climatica” sarebbe “un’emerita sciocchezza”.

Un esempio è presente nel reel pubblicato dal chirurgo plascito Roy De Vita, citando il giornalista Federico Rampini:
La rivista Nature, con colpevolissimo ritardo, ha ritirato un lavoro pubblicato poco più di un anno fa sui danni catastrofici causati dal cambiamento climatico, perché era basato su dati falsi e manipolati. Questo lavoro era diventato famosissimo, assurgendo a referenza sull’Odda. La notizia, nonostante la sua importanza, è stata totalmente ignorata dai media, ma non solo da quelli italiani, da quelli di tutto il mondo.
Federico Rampini, uomo di rara onestà intellettuale, cosa che lo pone di diritto nel Girone dei Magnifici, lo definisce lo scandalo di Nature, lo porta a conoscenza del grande pubblico e si pone una domanda. Perché queste bugie hanno successo planetario e le smentite sono invece totalmente ignorate? Ed ha delle spiegazioni che cito quasi testualmente. La prima è che alcuni scienziati si sono trasformati in sacerdoti di una religione che contempla la possibilità di dire bugie che servono a rieducare una comunità peccaminosa.
E li declassa da scienziati a pseudoscienziati. La seconda motivazione che dà è che una vasta parte della popolazione adora le profezie apocalittiche, quindi le accoglie con favore e non le sottopone a nessun vaglio critico. Il suo pensiero è certamente condivisibile, ma a me questo bellissimo pezzo di Rampini porta a fare qualche altra riflessione.
La prima. Il fatto che una notizia così eclatante come questa di Nature sia totalmente ignorata dai media del mondo intero conferma inequivocabilmente che il mainstream dell’informazione esiste come e non è parte di una teoria conflottistica. L’informazione è drammaticamente pilotata e a proposito del climate change non vanno sollevati dubbi.
Meno persone sanno che la catastrofe climatica è un’emerita sciocchezza e meglio è. Seconda riflessione. Sono solo pseudoscienziati, come le definisce Rampini, o sono banditi quelli che, pur sapendo di dichiarare il falso, lo fanno per ideologia o per interessi personali? Terzo punto su cui riflettere. Ma se una rivista come Nature pubblica il falso, di chi ci si può fidare in letteratura scientifica?
La ritrattazione è stata fatta dagli stessi autori
Sulla nota pubblicata su Nature (“Retraction Note: The economic commitment of climate change“) è scritto chiaramente che il paper è stato ritrattato il 3 dicembre 2025 e segnala che già il 6 novembre 2024 era stata pubblicata una “Editor’s Note” che metteva in dubbio l’affidabilita’ di dati e metodologia, in attesa di azioni editoriali.
La “Retraction Note” risulta firmata dagli stessi autori (Kotz, Levermann, Wenz) e specifica che la scelta di ritirare nasce dal fatto che le modifiche necessarie erano “too substantial for a correction” (troppo sostanziali per una correzione). Gli autori, di conseguenza, hanno deciso la ritrattazione, con l’intenzione di risottomettere una nuova versione alla peer review.
Nessuna frode con dati falsi e manipolati
Si sostiene che lo studio ritirato da Nature fosse basato su “dati falsi e manipolati”. Questa affermazione non trova riscontro nella documentazione ufficiale pubblicata dalla rivista. Al contrario, la nota di ritrattazione non fa mai riferimento a frodi, falsificazioni o manipolazioni intenzionali dei dati, ma indica invece problemi legati alla qualità di alcune basi informative e alla metodologia statistica adottata.
Infatti, gli autori spiegano che i risultati dello studio risultavano eccessivamente sensibili alla rimozione di un singolo Paese, l’Uzbekistan, a causa di imprecisioni nei dati economici disponibili per il periodo compreso tra il 1995 e il 1999. A questo si aggiunge la necessità di considerare in modo più adeguato l’autocorrelazione spaziale, un aspetto che incide sugli intervalli di incertezza delle stime. Ecco quanto spiegato dagli autori:
Queste modifiche hanno portato a discrepanze nelle stime dei danni climatici entro la metà del secolo, con un aumento dell’intervallo di incertezza (dall’11-29% al 6-31%) e una minore probabilità di divergenze dei danni tra gli scenari di emissione entro il 2050 (dal 99% al 90%).
Ecco quanto spiegato da un articolo di Scienza in rete, firmato da cinque scienziati del Gruppo 2003, in risposta a Rampini:
Il 6 agosto 2025 il PIK ha quindi diffuso un comunicato che spiegava quali correzioni erano state fatte: la revisione del dataset economico dell’Uzbekistan (1995–1999), la correzione di alcuni decimali e l’introduzione della correlazione spaziale tra regioni, che hanno migliorato la robustezza delle stime e ridotto l’impatto complessivo del cambiamento climatico sul PIL globale dal 19 al 17%.
Proprio perché tali modifiche risultavano troppo sostanziali per essere risolte con una semplice correzione, gli autori hanno deciso di ritirare l’articolo e di lavorare a una nuova versione da sottoporre nuovamente al processo di peer review. Si tratta di una dinamica coerente con il funzionamento della letteratura scientifica e non dell’emersione di un caso di dati truccati, come invece viene sostenuto.
Conclusioni
La tesi dello “scandalo di Nature” costruito su “dati falsi e manipolati” non è supportata dai fatti. La ritrattazione (datata 3 dicembre 2025) è stata motivata da inaccuratezze nei dati economici del solo Uzbekistan e da questioni metodologiche legate all’incertezza statistica. La ritrattazione non prova una frode, né dimostra un complotto mediatico, ma un problema di dati e metodo, affrontato dagli stessi autori con una ritrattazione che seguirà una nuova sottomissione alla peer review.
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