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L’Ue presterà 90 miliardi all’Ucraina (senza usare gli asset russi)

19 Dicembre 2025 - 05:05 Alessandro D’Amato
unione europea prestito ucraina 90 miliardi no asset russi 1
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Il prestito sarà finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del bilancio comunitario. Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca dicono no agli asset russi. Orbán e Fico potranno sfilarsi

L’annuncio sul compromesso arriva poco dopo le 3 del mattino del 19 dicembre. L’Unione Europea presterà all’Ucraina nel 2026 e nel 2027 90 miliardi, che saranno reperiti tramite debito comune. «Ha prevalso il buon senso», ha detto la premier italiana Giorgia Meloni. Sconfitta quindi la linea della Germania e del cancelliere Friedrich Merz, che ha tentato fino all’ultimo di evitare di aumentare il debito europeo per sostenere Kiev. Sull’ipotesi dell’uso degli asset russi vedeva la perplessità di Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca. Viktor Orbán e Robert Fico si sono impegnati fino all’ultimo per evitare la soluzione che avrebbe irritato Mosca.

L’accordo

E allora sul tavolo dei 27 è arrivato via al piano B. Ovvero un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale comunitario. Praga, Bratislava e Budapest si sono detti disponibili a votarlo. Ma a patto di avere la possibilità dell’opt-out, ovvero di non partecipare al prestito per Kiev. Un’ora dopo l’accordo era stato trovato. I beni russi congelati rimarranno bloccati fino a quando la Russia non avrà pagato i risarcimenti all’Ucraina. E, se non lo farà, l’Ue si dice pronta a ricorrere, nel rispetto del diritto internazionale, a quegli stessi asset per rimborsare il prestito. «Sono contenta che si sia riusciti a garantire le risorse che sono necessarie, ma a farlo con una soluzione che ha una base solida sul piano giuridico e finanziario», ha concluso Meloni.

Il comunicato

Nel comunicato finale si legge: Il Consiglio Europeo «concorda di erogare all’Ucraina un prestito di 90 miliardi di euro per gli anni 2026-2027, basato sui prestiti contratti dall’Ue sui mercati dei capitali e sostenuto dal margine di bilancio dell’Ue».

Il Consiglio Europeo «ha discusso gli ultimi sviluppi riguardanti l’Ucraina. Ha fatto il punto sulle attività in corso per far fronte alle pressanti esigenze finanziarie dell’Ucraina per il periodo 2026-2027, alla luce delle opzioni presentate dalla Commissione».

«Attraverso la cooperazione rafforzata (articolo 20 Tue) in relazione allo strumento basato sull’articolo 212 Tfue, qualsiasi mobilitazione di risorse del bilancio dell’Unione a garanzia del prestito non avrà alcun impatto sugli obblighi finanziari della Repubblica Ceca, dell’Ungheria e della Slovacchia».

Il prestito all’Ucraina

Quanto sopra, si legge ancora, «non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e difesa di alcuni Stati membri e tiene conto degli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri, conformemente ai trattati. Il testo riportato nel documento Euco 26/25 è stato fermamente sostenuto da 25 capi di Stato o di governo. Il Consiglio Europeo tornerà sulla questione nella sua prossima riunione».

Nel documento separato sull’Ucraina, che ha il sostegno di 25 Stati membri su 27, si legge che »in linea con le precedenti conclusioni del Consiglio Europeo, che sottolineano che, nel rispetto del diritto dell’Ue, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché Mosca non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati dalla guerra, l’Unione Europea, data la situazione senza precedenti, ha adottato, sulla base dell’articolo 122 Tfue, misure di emergenza eccezionali, temporanee e debitamente giustificate per immobilizzare tali beni in modo più duraturo».

Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia

A confermare che l’accordo sul prestito Ue all’Ucraina prevede un opt-out per Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia è stato Orbán. «L’Ungheria è completamente fuori da tutto questo», ha dichiarato il primo ministro ungherese al termine del vertice. «Tre paesi hanno deciso di non partecipare. Si tratta di un opt-out per la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria. Quindi noi siamo innocenti», ha aggiunto.

Il premier ungherese ha ribadito che si tratta di «una decisione estremamente sbagliata che avvicina l’Europa alla guerra. Sembra un prestito ma ovviamente gli ucraini non saranno mai in grado di ripagarlo. Quindi si tratta fondamentalmente di denaro perso. La presidente della Commissione a sempre presentato due opzioni: una era il congelamento dei beni, che è fallito, e l’altra era il prestito, ma il problema del prestito era che richiedeva una decisione unanime. Alla fine abbiamo rinunciato al diritto di veto e in cambio abbiamo ottenuto l’opt-out».