Manovra, dopo giorni di tensioni Borghi apre (un po’) a Giorgetti: «Sui tempi stretti ha ragione, ci vogliono tre letture. E l’ultimo che ci riuscì fui io»

Chiusa la parentesi della Legge di Bilancio al Senato, in attesa che arrivi alla Camera, sembra che i malumori tra i leghisti e il loro ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si stiano lentamente affievolendo. Sarà forse la calma del Natale, che, come si suol dire, rende tutti un po’ più buoni.
Oggi, dopo il voto in Aula sul maxi-amendamento alla Manovra, finalmente si sono rivisti insieme Salvini e il ministro del Mef – a mo’ di coppia dopo una brutta litigata- mentre raggiungevano il punto stampa con i cronisti. Una pacca sulla schiena a Giorgetti da parte del Carroccio, che poi lo lascia da solo ad affrontare i giornalisti. Il gelo, sicuramente, non si è sciolto del tutto. Ma anche Claudio Borghi, il senatore leghista che più ha puntato il dito contro il Mef in questi giorni, sembra voler abbassare i toni. Anzi, gli dà ragione sul monito che ieri Giorgetti ha rivolto al Parlamento.
Il Mef: «Da anni c’è il monocameralismo»
Ieri il ministro dell’Economia ha sottolineato come «l’iter del parlamento stia via via perdendo la centralità, la dimensione che dovrebbe essere propria, con di fatto un monocameralismo che constatiamo da diversi anni».
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Il riferimento è alla dinamica che si crea frequentemente durante l’esame della Legge di Bilancio: il testo arriverà alla Camera dopo le festività natalizie, già approvato e blindato dal Senato, con pochissimo margine di intervento per i deputati. In pratica, a Montecitorio non ci sarà la possibilità di modificarlo nella sostanza.
Il ministro ha aggiunto: «Questo dovrebbe farci riflettere su come le democrazie parlamentari debbano evolversi per rimanere al passo con i tempi, preservando al contempo le prerogative per cui sono nate».
Borghi: «Giorgetti ha ragione»
Sul monito di Giorgetti, dopo giorni di tensione, il senatore Borghi si dice d’accordo. «Ha ragione – sottolinea a Open – la Legge di Bilancio dovrebbe passare attraverso tre letture». E aggiunge: «L’ultimo che ci riuscì fui io, come presidente della Commissione Bilancio della Camera, nel 2018». In riferimento alla frase del titolare del Mef, che ai cronisti ha detto che quest’anno porterà a Salvini «un po’ di carbone sotto l’albero», aggiungendo però che «siamo nella transizione green, quindi non si usa più», Borghi ironizza: «È la Befana che porta il carbone».
Decreto armi, l’attesa in Cdm
Un passaggio, poi, anche sul decreto armi per l’invio di equipaggiamenti militari in Ucraina. Anche questo è un terreno accidentato per la destra, con la Lega che continua a fare pressing affinché il decreto ad hoc non preveda solo equipaggiamenti, ma anche e soprattutto sostegni per i civili. Nei prossimi giorni, il tema sarà sul tavolo del Cdm, con l’ultima data utile per la discussione il 29 dicembre. «A dire la verità, abbiamo detto chiaramente da tempo che, se il decreto fosse rimasto lo stesso degli altri anni, non l’avremmo votato – commenta Borghi, precisando però: Credo si vada verso una significativa discontinuità e tutto andrà per il meglio».
