Approvato il decreto Ucraina: ci sono anche gli aiuti «militari», pure nel titolo. E a metà mese Crosetto sarà in Parlamento

Dopo rinvii e confronti interni, il Consiglio dei ministri ha approvato oggi il cosiddetto decreto Ucraina, ovvero le «disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, per il rinnovo dei permessi di soggiorno in possesso di cittadini ucraini, nonché per la sicurezza dei giornalisti freelance», come recita l’ordine del giorno di convocazione del Consiglio. Nonostante le richieste di Matteo Salvini e della Lega di ridurre il peso degli aiuti militari a favore di interventi civili e di difesa della popolazione, il testo mantiene la sostanza dei provvedimenti precedenti, con solo alcune modifiche lessicali.
Dopo un tira e molla durato fino all’inizio del cdm: l’aggettivo «militari», riferito agli aiuti, è nel titolo così come nell’articolato. Il decreto comprende anche il rinnovo dei permessi di soggiorno per alcuni cittadini ucraini e prevede il sostegno economico alla copertura assicurativa per i giornalisti freelance operanti in zone di conflitto.
Piccoli aggiustamenti lessicali, ma funzione invariata
Rispetto ai testi approvati negli anni precedenti, le principali novità riguardano anche l’aggiunta di espliciti riferimenti agli interventi civili e logistici, sanitari e di protezione dagli attacchi, ma appunto nessuna modifica alla possibilità concreta di inviare armamenti, ovviamente a scopo difensivo come prevedono le leggi italiane. In realtà, sebbene i contenuti dei pacchetti di aiuti inviati all’Ucraina siano segreti, è noto (anche per i ringraziamenti inviati da Zelensky) che, ad esempio, l’Italia invia da tempo costosi generatori di corrente, utili ad alimentare le strutture civili ed industriali in caso di cali di energia.
La deroga
Del resto, la deroga alla legge del 1990, che vieta l’invio di armi, a scopi difensivi, a paesi in guerra, era stata introdotta dal governo Draghi nel febbraio 2022 dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Da allora, il governo lo ha rinnovato annualmente senza modifiche sostanziali. Il decreto appena approvato segue questa stessa logica e conferma la procedura accelerata. Il decreto fotocopia ha di fatto evitato che il governo dovesse decidere se tornare oppure no a procedure ordinarie, che avrebbero però reso difficile mantenere il vincolo di segretezza valso finora.
L’esultanza di Borghi
Dopo l’iniziale disappunto, Claudio Borghi della Lega, che più si è battuto per cambiare la formulazione del decreto, si è detto soddisfatto: «Prevale la linea del buonsenso. Dopo tre rinnovi, in cui sentivamo soltanto parlare di armi, grazie all’insistenza della Lega si cambia registro e si stabilisce nero su bianco che la priorità da adesso in poi saranno aiuti ai civili ed equipaggiamenti sanitari, logistici e difensivi». La querelle si chiude cosi? Non è detto.
Secondo fonti parlamentari, il ministro della Difesa Guido Crosetto (che non era in Cdm oggi, come non c’era Matteo Salvini) sarà alla Camera, in aula, il prossimo 15 gennaio e qui la discussione ripartirà, anche nei rapporti tra Lega e resto della maggioranza. Tanto più che, nel riferire al Parlamento, Crosetto potrà replicare alla fine del dibattito parlamentare. E c’è da aspettarsi che lo farà.
