Texas: professoressa licenziata per i tweet razzisti contro il Messico

La donna è stata licenziata per giusta causa con un voto all’unanimità del consiglio scolastico

Si chiama Georgia Clark, vive in Texas, e negli scorsi giorni è stata protagonista di un acceso scambio di tweet con il presidente Usa Donald Trump. Clark, che di professione fa – o per meglio dire, faceva – la professoressa, è stata licenziata per aver chiesto al Presidente di deportare gli studenti privi di documenti.


«Fort Worth Isd – l’istituto superiore per cui lavorava, ndr – è pieno di studenti illegali dal Messico», ha detto Georgia Clark in una serie di tweet il 17 maggio. «Ho davvero bisogno di un contatto qui in Fort Worth che dovrebbe investigare attivamente e rimuovere i clandestini che si trovano nel sistema scolastico pubblico».

Martedì gli insegnanti dell’istituto si sono riuniti in consiglio per commentare la vicenda e prendere provvedimenti. Con un voto unanime, il consiglio scolastico ha deciso di licenziare la docente per giusta causa.

Non solo Twitter

Secondo alcuni studenti, che hanno inviato una nota anonima alla Cnn, Clark si era già lasciata andare altre volte a comportamenti di questo genere, dichiaratamente razzisti.

In un’occasione, la professoressa avrebbe detto che i messicani non dovrebbero entrare illegalmente negli Stati Uniti. In un’altra, avrebbe chiesto a uno studente che aveva chiesto di andare in bagno di mostrarle i documenti «che dicono che sei legale».

Clark ha risposto alle accuse della Cnn negando di non aver mai fatto dichiarazioni di questo tipo e spiegando che lo studente non aveva in realtà una ragione valida per lasciare l’aula.

Clark farà appello alla sentenza

L’avvocato di Clark ha detto alla Cnn che chiederanno un’udienza per contestare il licenziamento. Secondo la legge dello stato del Texas, la docente ha 15 giorni per fare ricorso contro la decisione.

Nel corso del processo, Clark non sarà licenziata e percepirà comunque uno stipendio: «Secondo me il licenziamento è giustificato», ha detto il sovrintendente Kent P. Scribner dopo la riunione del consiglio scolastico.

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