Conte ottimista sulla procedura d’infrazione: «Non vengo a Bruxelles col cappello in mano»

Mentre i leader europei erano impegnati nella trattativa per i prossimi vertici Ue, il premier italiano ha portato avanti la sua personale battaglia per allontanare la procedura d’infrazione contro l’Italia

Non rivela dettagli il premier Giuseppe Conte sui colloqui avuti durante la notte con i leader europei durante l’ultima riunione del Consiglio europeo. Ancora a Bruxelles con «poche ore di riposo» sulle spalle dopo una notte quasi insonne, Conte ha confermato di aver potuto: «Scambiare diverse riflessioni con Angela Merkel, Emmanuel Macron e Xavier Bettel», ma solo alla fine del vertice formale tra i paesi Ue. E se mentre per le nomine dei vertici Ue anche Conte conferma che non ci sia ancora un accordo sui nomi in ballo, sulla trattativa della procedura d’infrazione in corso con la Commissione: «Che deve rimanere riservata e confidenziale per non pregiudicare l’interesse nazionale», il premier si concede uno spiraglio in più di ottimismo: «Siamo in una fase in cui vi invito a non isolare singole valutazioni. È un negoziato difficile, complesso. Nessuno ha fatto una considerazione personale. Non ho mai pensato che ci fosse una strada spianata. Oggi a parità di difficoltà, sembra esserci di più una valutazione di strada spianata».


La certezza del premier resta salda sull’approccio, che in ogni occasione cerca di esplicitare come «determinato» e fermo: «Quando io mi muovo, non per ragioni personali ma istituzionali, rappresento l’Italia, una potenza del G7 e ne sono orgoglioso. Chi mi ha incontrato può testimoniare che non ho mai avuto l’atteggiamento di chi ha il cappello in mano. Io non mi presento a Bruxelles con il cappello in mano, l’Italia non ha nulla di cui farsi scusare». Dopo la lettera inviata ieri, 20 giugno, non solo alla Commissione, ma anche a tutti i Paesi Ue, Conte ha poi ribadito: «L’Italia non ha nulla di cui farsi scusare. Quella lettera non è un espediente per sottrarsi all’applicazione delle regole. Non vogliamo deroghe o concessioni, ci sono le regole vigenti, e quello è il binario tecnico. Nella lettera però dico anche che l’edificio comune europeo va rafforzato». 


Il vertice a Bruxelles

È finito a tarda notte con un nulla di fatto il vertice tra i leader europei, che ieri giovedì 20 giugno, si erano riuniti a Bruxelles per discutere delle nomine più importanti, a cominciare dalla prossima presidenza della Commissione Ue. Il prossimo incontro è stato fissato per il 30 giugno, prima dell’insediamento del nuovo parlamento europeo. Il disaccordo sarebbe stato totale già prima che la cena tra leader politici e capi di governo cominciasse. Al punto che, secondo quanto riporta politico.eu, sarebbero tornati in discussione anche i candidati dei principali gruppi politici: l’eurodeputato tedesco Mandred Weber per il Ppe, il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, per il Pse, l’attuale commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager per i liberali. Prima che il vertice iniziasse, l’Ansa ha riferito – citando fonti diplomatiche – di un faccia a faccia tra il presidente del Coniglio europeo, Donald Tusk, il presidente francese Emmanuel Macron, leader dei liberali, lo spagnolo socialista Pedro Sanchez e la cancelliera tedesca Angela Merkel (Ppe). L’assenza del premier Giuseppe Conte a quell’incontro di punta rende più nitida la fotografia dell’isolamento politico dell’Italia, che per il momento non sembra nelle condizioni di poter incidere sulle nomine più rilevanti dell’Ue.

La vera partita di Conte

Più che trattative su nomi e poltrone, il premier italiano partecipa al vertice con l’intenzione di cercare sponde per allontanare la minaccia della procedura d’infrazione della Commissione Ue sull’eccesso di debito italiano. E quindi, come riporta il Corriere della Sera, prima ha uno scambio rapido di battute con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, ma poi passa al più concreto faccia a faccia con i capi di governo, dal presidente del Consiglio europeo Tusk, passando per il lussemburghese Xavier Bettel, per finire il greco Alexis Tsipras, che di crisi se ne intende. Dopo cena, Conte ha un colloquio di un paio d’ore con Macron. Lo stato d’animo, secondo Repubblica, sfiora l’irritato quando il premier torna a parlare dell’imminente giudizio della Commissione europea. Promette ogni sforzo per evitare la procedura d’infrazione, di certo non vuol neanche considerare l’idea di dover provvedere a nuovi assestamenti di bilancio: «Sarebbe una richiesta ingiusta e inaccettabile».

Il sospetto da parte del premier, neanche tanto nascosto, è che l’irrigidimento della trattativa nell’ultimo periodo tra governo e Commissione abbia più ragioni politiche che economiche. Per esempio dopo le minacce di Matteo Salvini e Luigi Di Maio sul rispetto dei parametri di bilancio imposti dall’Europa: «Sarebbe molto grave – risponde Conte a Repubblica – Allora vuol dire che le regole si applicano a secondo delle reazioni emotive qui a Bruxelles?». Il presidente del Consiglio sembra avere le idee molto chiare a proposito della procedura d’infrazione: «È una situazione difficile ma confido nel fair play di tutti coloro che siedono attorno al tavolo» ha detto entrando al vertice europeo. In merito alle nomine dei vertici Ue ha spiegato che «si continua a lavorare, di giorno e di sera» e che l’Italia «ha un ruolo centrale anche se non sempre alcuni italiani se ne rendono conto». Secca la risposta al vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che proprio oggi è tornato a chiedere l’abbassamento della pressione fiscale: «Abbiamo concordato un tavolo istituzionale per lavorare alla riforma delle tasse. Ci metteremo attorno a questo tavolo quanto prima».

Video Fonte: Ebs. Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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