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Nomine Ue: come vengono scelti i nuovi vertici e che partita gioca l’Italia

21 Giugno 2019 - 10:50 Felice Florio
Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamento europeo, Alto rappresentante della politica estera e Banca centrale europea: l'Italia spera almeno in un commissario alla Concorrenza o al Commercio

Scendono in campo i leader dei Paesi europei: si parte dalla sera del 20 giugno: i capi di Stato e di Governo non sono riusciti a chiudere la partita per scegliere i prossimi commissari e i vertici delle istituzioni dell’Unione. L’Italia ha due obiettivi per le prossime settimane a Bruxelles: primo tra tutti quello di evitare la procedura d’infrazione, poi piazzare un italiano in una commissione di rilievo. Secondo fonti vicine al Governo, si punta al ruolo di commissario alla Concorrenza o almeno al Commercio.

Finito a tarda notte, il primo vertice tra i leader europei si è concluso senza un accordo di massima sulle nomine dei vertici Ue. I nomi finora proposti dai tre principali gruppi politici, cioè Popolari, Socialisti e Liberali, sembrano sempre più lontani da una conferma. Il prossimo vertice dovrà riunirsi il 30 giugno, entro la prima seduta del nuovo parlamento europeo.

Intanto l’asse franco-tedesco per decidere chi guiderà le istituzioni europee nella prossima legislatura è parso indissolubile: al tavolo di confronto tra Merkel, per i popolari, Macron, per i liberali, e il presidente del Consiglio europeo Tusk è stato accolto il leader spagnolo Sanchez, per i socialisti, forte del successo elettorale alle ultime elezioni europee. La foto dei quattro leader è diventata virale e mostra come l’Italia sia stata esclusa dalle trattative informali prima della vera negoziazione.

Foto di EurActiv | Da sinistra, Macron, Sanchez, Tusk e Merkel

Trattative difficili

C’è il rischio che la procedura degli spitzenkandidaten, secondo cui solo chi è stato candidato dai principali gruppi politici europei può concorrere per la carica di presidenza della Commissione, salti. Nessuno dei tre nomi forti gode di un ampio consenso tra i 28 leader europei. Contro il candidato dei popolari, Weber, appoggiato dalla cancelliera Merkel, si è schierato con forza Macron.

A priori, ha detto il presidente francese, «io non ho nulla contro una candidatura tedesca, l’ho detto e non è uno scherzo, se la cancelliera fosse candidata, la sosterrei, perché penso che abbia le qualità e le competenze per essere un bravo presidente della Commissione. Non è quello che vuole lei e la rispetto profondamente».

Saltando l’appoggio allo spitzenkandidaten tedesco, anche Timmermans (socialista) e Vestager (liberale) hanno ricevuto il veto dai capi di Stato e di governo vicini all’area popolare. Per questo l’intero principio degli spitzenkandidaten, non avendo trovato un nome attorno al quale potessero mettersi d’accordo le tre maggiori forze politiche europee, potrebbe essere superato in favore di un candidato che non abbia una così netta demarcazione politica.

Le scadenze

Dal 23 al 26 maggio si è votato per il rinnovo del Parlamento europeo e il 2 luglio partirà ufficialmente la nuova legislatura dell’Unione: l’italiano Antonio Tajani, attuale presidente del Parlamento, lascerà la carica il primo del mese.

Da quel giorno si entrerà nel vivo delle scadenze ai vertici delle altre istituzioni europee: il 31 ottobre subentrerà il nuovo presidente della Commissione e quello della Bce. Il 30 novembre sarà il nuovo presidente del Consiglio europeo a presentarsi agli altri 27 capi di Stato.

Consiglio europeo

I capi di Stato e di governo dei 28 Paesi membri dell’Unione europea svolgono un ruolo di primaria importanza nella nomina delle cariche Ue. L’organo è coinvolto in tutte le elezioni dei vertici, con la sola eccezione del Parlamento europeo.

In queste fasi, la nomina avviene con una maggioranza qualificata e rafforzata: per l’elezione dei presidenti delle istituzioni serve il voto su un candidato del 72% dei membri del Consiglio europeo che siano rappresentanti di almeno il 65% della popolazione di tutta la Ue.

Lo stesso Consiglio dovrà rinnovare il suo presidente: il 29 novembre il polacco Donald Tusk lascerà la carica e la maggioranza qualificata dovrà eleggere un suo sostituto. La carica dura due anni e mezzo e si può essere rieletti per due volte.

Ma il politico polacco è già stato rieletto una seconda volta il 9 marzo 2017, per questo il Consiglio dovrà scegliere un nuovo presidente, che non può svolgere nessun mandato nazionale in concomitanza con la carica europea.

Popolari e socialisti stanno cercando di convincere Angela Merkel ad accettare la guida del Consiglio europeo, Macron spinge per il premier belga Michel. Ma anche la commissaria per la Concorrenza attuale, la liberale Vestager, è in lizza per la carica. Senza escludere gli italiani Letta e Gentiloni, che però rischiano di essere fermati dai connazionali del governo gialloverde.

Commissione europea

La presidenza della Commissione è sicuramente la carica più ambita, un po’ per il ruolo decisivo nell’iter legislativo dell’Unione, un po’ perché, storicamente, il presidente della Commissione è sempre stato una figura influente per l’indirizzo politico e dal punto di vista mediatico.

Il lussemburghese Jean-Claude Juncker del Partito popolare europeo lascerà la carica il 30 ottobre. Il 31 si voterà per il nuovo presidente: il numero uno della Commissione è eletto a maggioranza dai membri del parlamento europeo, i quali si basano sulla proposta avanzata dal Consiglio europeo, con la già citata maggioranza qualificata rafforzata.

Il lussemburghese Jean-Claude Juncker del Partito popolare europeo lascerà la carica il 30 ottobre. Il 31 si voterà per il nuovo presidente: il numero uno della Commissione è eletto a maggioranza dai membri del parlamento europeo, i quali si basano sulla proposta avanzata dal Consiglio europeo, con la già citata maggioranza qualificata rafforzata.

Con ogni probabilità il Consiglio opterà per la procedura degli spitzenkandidaten, ovvero i “candidati principali” che già prima delle elezioni abbiano mostrato un programma politico chiaro e che si siano impegnati in una campagna su scala europea. La prima volta che si è fatto ricorso agli spitzenkandidaten è stata proprio nel 2014, quando fu eletto Juncker.

Quindi, il nominato dal Consiglio europeo si presenta al parlamento europeo il quale, sentita la dichiarazione di intenti politici, deve votarlo a maggioranza. Se non la ottiene, il Consiglio europeo ha un mese di tempo per proporre un nuovo candidato. E così via.

I papabili per la presidenza della Commissione

Secondo fonti del governo, Giuseppe Conte al Consiglio sarebbe propenso ad appoggiare il candidato tedesco Manfred Weber: la strategia è evitare che un altro tedesco, Jens Weidmann, ottenga la nomina alla guida della Bce. Weber rappresenta l’ala più di destra del Partito popolare europeo, che resta il gruppo politico che ha ottenuto più voti alle scorse elezioni europee.

Lo scoglio per il bavarese è rappresentato da Macron, il quale ha già chiesto ai popolari di trovare un candidato europeo. Il francese Michel Barnier sembra il secondo candidato in grado di raccogliere più preferenze al Consiglio.

Per i socialisti, seconda forza nel parlamento europeo, lo spitzenkandidaten per la Commissione è l’olandese Frans Timmermans. Per il liberali, terzo gruppo, il nome più sponsorizzato è quello di Margrethe Vestager, attuale commissaria alla Concorrenza, e quello del belga Guy Verhofstadt, molto attivo nella politica europea e che ha ricoperto il ruolo di rappresentante del parlamento europeo nelle trattative sulla Brexit.

Banca centrale europea

Come per la Commissione, il nuovo presidente della Banca centrale europea sarà eletto il 31 ottobre. Anche questa carica viene nominata dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata rafforzata. I candidati alla presidenza, alla vicepresidenza e a membro del comitato esecutivo della Bce devono esporre una dichiarazione e rispondere alle domande delle commissioni competenti.

Il Parlamento vota con scrutinio segreto e, nel caso i candidati non ottenessero la maggioranza, si chiede al Consiglio di proporre nuove candidature, le quali devono sempre passare al vaglio delle commissioni che hanno facoltà di imporre uno stop.

Il presidente della Bce resta in carica otto anni, e il mandato non è rinnovabile. Il nome forte per sostituire l’italiano Mario Draghi è quello di Jens Weidmann. L’attuale governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, è il simbolo del rigore dei conti.

La paura del governo Conte è che se Weber non dovesse essere nominato per la Commissione europea, la Germania possa rivendicare con più forza la candidatura del tedesco Weidmann.

Parlamento europeo e Alto rappresentante politica estera

La prima carica ad essere ufficialmente eletta sarà il presidente del Parlamento europeo. Si vota il 2 luglio a scrutinio segreto: viene eletto chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti nei primi tre scrutini. Se non si riesce ad eleggere nessuno, il quarto scrutinio consiste in un ballottaggio tra i deputati del parlamento che hanno ottenuto il maggior numero di voti.

Nel caso improbabile in cui la votazione finisse in parità perfetta, il regolamento prevede che il nuovo presidente eletto sarà il candidato più anziano.

Tra ottobre e novembre sarà eletto anche l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ruolo attualmente ricoperto dall’italiana Federica Mogherini dei socialisti europei.

La posizione è stata offerta dai popolari a Timmermans (Pse) in cambio dell’appoggio a Weber, ma i socialisti pare che non vogliano accontentarsi di questo ruolo e dovrebbero fare muro al popolare tedesco insieme agli eletti di En marche di Macron.

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