Nomine Ue: perché essere esclusi dalle poltrone che contano potrebbe convenire all’Italia

I partiti europesti fanno fronte comune contro il blocco sovranista per escluderlo dalla partita delle nomine. Uno svantaggio che potrebbe trasformarsi in una carta utile per evitare la procedura d’infrazione

Che l’Italia corresse il rischio di essere esclusa dalla corsa per le “poltrone” più importanti della Ue è diventato chiaro qualche giorno fa, quando Angela Merkel, Emmanuel Macron, il presidente spagnolo Sanchez e quello del Consiglio Europeo Donald Tusk si sono fatti fotografare insieme, seduti al tavolo delle trattative, senza rappresentati del Governo italiano.


Un’immagine che cozza con la promessa di Matteo Salvini ai suoi elettori: in caso di vittoria, aveva detto, andrò «in Europa a comandare», ma nonostante il risultato delle europee, che ha portato la Lega a essere il primo partito italiano alle ultime elezioni, il Carroccio è rimasto escluso dalle principali formazioni politiche europee.


Uno smacco, certo, ma anche una carta che il premier Giuseppe Conte potrebbe usare a vantaggio della trattativa italiana per evitare la procedura di infrazione.

Sovranisti emarginati a Strasburgo

Il gruppo Identità e Democrazia, la nuova formazione sovranista composta dai tedeschi di Alternative für Deutschland e dai francesi del Rassemblement National di Marine Le Pen, è la sesta forza politica dell’Europarlamento.

Nonostante Identità e Democrazia abbia conquistato 36 seggi in più rispetto alla precedente legislatura, le forze centriste, tra tutte quella dei liberali di Macron, sono riuscite a spostare il baricentro leggermente a sinistra, offrendo a liberali e socialisti un potere di contrattazione che potrebbero usare per escludere i sovranisti da qualsiasi posizione di prestigio.

Il cosiddetto “cordone sanitario”, ovvero la strategia che i gruppi rappresentati da Macron e dal premier spagnolo Pedro Sánchez intendono portare avanti per isolare Salvini e Le Pen dagli assetti istituzionali del Parlamento, avrebbe anche il via libera del Partito popolare europeo, formazione di cui fa parte il leader sovranista dell’est Europa, Viktor Orbán.

Italia e sovranisti isolati

Secondo alcune indiscrezioni, le forze politiche europeiste cercheranno di impedire al gruppo sovranista Identità e Democrazia di prendere la presidenza di una commissione o la vicepresidenza dell’Europarlamento, chiedendo sempre di mettere al voto le candidature e proponendo alternative.

In questo modo, il 34% della Lega alle elezioni del 26 maggio potrebbe non solo trasformarsi in una sconfitta politica in Europa a causa del muro delle maggiori forze politiche ma escludere in via definitiva l’Italia dalle cariche in ballo all’interno dell’Unione.

Conte al G20 per evitare la procedura d’infrazione

Oggi il premier Conte sarà a Osaka, in Giappone, dove i capi di alcune tra le Nazioni più industrializzati al mondo prenderanno parte al vertice del G20. Ci sarà anche Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, che sfrutterà l’occasione per un ultimo round di colloqui con Angela Markel, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, Emmanuel Macron, Theresa May e lo stesso Conte. Il 3 luglio è infatti previsto il voto sul prossimo presidente del Parlamento europeo.

Visto che ci saranno anche i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi Ue, Conte potrebbe sfruttare l’occasione per trovare un accordo sull’esito della procedura d’infrazione prevista per martedì 2 luglio, facendo leva proprio sull’esclusione dei sovranisti dalla partita per le nomine per ottenere – in cambio – una posizione più morbida da parte di Bruxelles sui conti pubblici italiani.

Per l’Italia sarebbe comunque una sconfitta: nell’ultima legislatura il nostro Paese ha ricoperto tre delle cinque cariche più importanti dell’Unione europea: quella del presidente del Parlamento europeo con Antonio Tajani, la guida della BCE affidata a Mario Draghi, e le redini della politica estera dell’Ue con Federica Mogherini come Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

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