Due donne ai vertici dell’Unione europea: la tedesca von de Leyen alla Commissione, Lagarde alla Bce

La svolta sulle nomine dei vertici europei arriva con due politiche di grande spessore

Dopo tre giorni di caos la fumata bianca: il 2 giugno il conclave dei capi europei ha trovato la nuova guida della Commissione: per la prima volta sarà una donna, l’attuale ministro della difesa tedesca Ursula von der Leyen.


Pupilla e collega di governo di Angela Merkel, la sua candidatura si è imposta dopo che sono state bruciate in successione quelle del collega di partito e connazionale Manfred Weber (lo spitzkandidaten dei popolari europei), del socialista olandese Frans Timmermans e dell’altro popolare francese Michel Barnier, il negoziatore della Brexit per l’Unione europea.


La candidatura è stata proposta ufficialmente, dopo una nuova opera di consultazione durata alcune ore, al Consiglio Europeo dal suo presidente uscente, il polacco Tusk, e ha avuto l’appoggio ufficiale anche dei quattro paesi del gruppo di Visegrad, cioè Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

L’elezione della candidata tedesca spianerebbe la strada alla scelta di un’altra donna, l’attuale direttore generale del Fondo Monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, per la successione di Mario Draghi alla guida della Bce nel prossimo autunno. Ursula von der Leyen è in qualche modo una predestinata dell’Europa: nacque in Belgio, e non a caso.

In quell’anno, il 1958, suo padre Ernst Albrecht era stato nominato capo di gabinetto proprio di quella commissione che ora la figlia è chiamata a guidare. Ursula frequentò la scuola europea di Bruxelles fino all’età di 12 anni, quando il padre tornò in patria per intraprendere la carriera politica nella Cdu, lasciando la commissione europea da direttore generale. Lei è entrata in politica solo nel 2001, ma già nel 2004 Angela Merkel la chiamò nel suo primo governo come ministro per la Famiglia. È stata poi ministro del Lavoro e, dal 2013, della Difesa.

«Al di là di ogni considerazione politica è un buon segno che per la prima volta sia una donna a ricoprire questo incarico. Sono felice», ha commentato Angela Merkel l’elezione di von der Leyen, considerata una fedelissima della Cancelliera.

Gli altri nomi

Al posto di Tusk, al Consiglio europeo andrà il liberale belga Charles Michel. Mentre il socialista spagnolo Josep Borrell sarà il prossimo Alto rappresentante al posto dell’attuale Federica Mogherini. L’unica nomina ancora da decidere è quella del presidente del Parlamento europeo.

Margrethe Vestage e Frans Timmermans non sono comunque fuori dai giochi: Ursula von der Leyen ha già espresso la volontà di nominarli vicepresidenti della Commissione.

Conte: «L’Italia avrà la vicepresidenza della Commissione e un commissario economico»

Finisce così per l’Italia il momento favorevole in cui ha ricoperto ben tre dei ruoli più importanti in Ue con Tajani al Parlamento, Draghi alla Bce e Mogherini come Altro rappresentante.

Ma è lo stesso Tusk a suggerire per l’Italia un posto alla vicepresidenza della Commissione. Conte conferma in conferenza stampa e assicura di aver ricevuto «la garanzia di un commissario di alto rilievo economico e di una vicepresidenza della Commissione». E ha aggiunto che il portafoglio sarà quello della concorrenza che andrà a un leghista alla luce dei risultati delle elezioni europee.

Per quanto riguarda la nomina di Christine Lagarde, Conte ha detto che significa per l’Italia avere «un posto nel board della Bce». Conte si è detto «soddisfatto» e ha definito oggi «una giornata storica» che ha visto due donne diventare per la prima volta presidente di Commissione e Bce. Già in mattinata Giuseppe Conte aveva espresso il desiderio di vedere una donna alla presidenza della Commissione.

La trattativa

Nel pomeriggio di oggi, 2 luglio, Frans Timmermans ha rinunciato al suo seggio al Parlamento europeo e lo ha comunicato in una lettera al presidente Antonio Tajani. La decisione è prova del fatto che il candidato socialdemocratico fino alla fine non ha rinunciato alla corsa alla presidenza della Commissione.

Poi, sempre nel corso del pomeriggio, è diventata concreta l’eventualità che potesse essere una donna a ricoprire il ruolo di presidente della Commissione. È cominciato a circolare il nome di Ursula Von der Leyen (Cdu), ministra della Difesa tedesca e considerata fedelissima della Merkel. Secondo Bild, la stessa Von der Leyen si sarebbe detta «pronta ad accettare la presidenza».

Una nomina, quella di Ursula, appoggiata anche dai Paesi del gruppo di Visegrad. Gli stessi che hanno ostacolato Timmermans. «I Paesi di Visegrad sostengono la candidatura della ministra della Difesa tedesca Ursula Von der Leyen per la presidenza della Commissione europea», ha scritto su Twitter Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban.Una nomina, quella di Ursula, appoggiata anche dai Paesi del gruppo di Visegrad. Gli stessi che hanno ostacolato Timmermans. «I Paesi di Visegrad sostengono la candidatura della ministra della Difesa tedesca Ursula Von der Leyen per la presidenza della Commissione europea», ha scritto su Twitter Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban.

Contrari alla nomina però i socialisti che hanno continuato a sostenere il loro candidato di punta Timmermans. «Un no molto chiaro, la maggioranza non è pronta a sostenere l’attuale accordo sui top job. Sento messaggi molto forti rivolti al Consiglio che l’attuale pacchetto non è accettabile per molti capi delegazione», ha twittato Tanja Fajon, eurodeputata socialista ex vicepresidente del gruppo S&D a Strasburgo. Un tweet che è stato condiviso anche dalla socialista francese Sylvie Guillaum.

“Bocciata” la candidatura di Timmermans

Domenica sera il ticket Timmermans-Weber per la Commissione e il Parlamento europeo sembrava cosa fatta con il benestare anche del premier italiano Giuseppe Conte.

Ma proprio ieri,1 luglio, il Presidente del Consiglio – partito questa mattina per Bruxelles per un nuovo round di trattative – ha cambiato rotta, rientrando in un gruppo di undici Paesi (tra cui quelli del blocco sovranista di Visegrad) contrari alla nomina del socialista olandese alla guida dell’esecutivo dell’Unione.

«L’Italia non è contro Timmermans – ha sottolineato Conte – che è una persona di valore e di grande esperienza. Ma se mi viene proposto questo metodo sono costretto a opporre delle obiezioni». Secondo Conte è inaccettabile che decisioni così importanti siano state prese fuori delle mura di Bruxelles, in una riunione a quattro tra Germania, Francia, Olanda e Spagna.

«Darò il mio convinto contributo affinché tra le famiglie europee non primeggino né, soprattutto, si imponga un asse su un altro, ma si trovi il giusto equilibrio sulla base di criteri di scelta delle persone ben bilanciati», ha detto Conte prima di partire per Bruxelles.

Angela Merkel al Consiglio europeo durante la riunione per un accordo sulle nomine, 1 luglio 2019

Sembra che le pressioni dell’Italia e degli altri Paesi abbiano convinto Angela Merkel a cambiare strategia: «Votare contro l’intero gruppo di Visegrad e un Paese come l’Italia sarebbe davvero difficile, porterebbe a tensioni», ha detto la Cancelliera, che deve affrontare i malumori interni al suo gruppo, quello dei Popolari.

L’insediamento del Parlamento

Mentre a Bruxelles alle ore 11 riprenderanno i colloqui per presentare un pacchetto di nomine compatto, a Strasburgo alle 10 si insedierà il nuovo Parlamento europeo ancora privo di un presidente.

La sala della plenaria del Parlamento europeo

I lavori dell’Eurocamera potrebbero rimanere in stallo a meno che non venga trovato un successore ad Antonio Tajani. Nel caso le trattative a Bruxelles dovessero andare per le lunghe, Strasburgo potrebbe decidere di arrivare a un’elezione in completa autonomia, scombinando le carte sul tavolo delle maggiori forze politiche europee.

Il primo giorno di Berlusconi

L’insediamento del nuovo Parlamento europeo, segna anche l’esordio, l’ennesimo, di Silvio Berlusconi a Strasburgo. Ieri l’arrivo nella città francese e l’accoglienza dei popolari europei tra applausi: «Al Consiglio ripartiranno da Manfred Weber – ha affermato l’ex premier – E se non sarà lui, sarà un altro popolare».

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