Inter, Conte-day: «Non mi pongo limiti». Marotta su Icardi: «Della Juve neanche l’ombra. Per ora»

L’allenatore vuole 25 punti in più e una squadra di uomini. L’ ad “spegne” i bianconeri, ma Dybala…

Uno accanto all’altro, come ai vecchi tempi, per tirare una spallata congiunta al passato e ricostruirlo con ambizioni apicali e in cromatura nerazzurra. Beppe Marotta e Antonio Conte aprono la stagione interista nella nuovissima, ma già ampiamente utilizzata, sede di Viale della Liberazione; dove Conte si presenta anche oggi con due ore di anticipo sull’orario della conferenza. Nessuno stress, nessuna voglia di strafare: in Inghilterra ha imparato a vivere e ragionare anche da manager.


Marotta e l’effetto traino

La potenza economica di Suning e il ricco ingaggio sottoscritto hanno fatto da calamita, ma il richiamo decisivo per Antonio Conte è stato proprio Beppe Marotta: «È stato semplice scegliere l’Inter perché ci siamo ritrovati ad avere la stessa visione, e questo è stato importante quando mi sono ritrovato a parlare con l’amministratore ed il presidente – esordisce Conte – Abbiamo la stessa voglia e ambizione di vincere, ben sapendo che passa attraverso un percorso di fatica e sudore. Chiaro che la presenza di Marotta sia stata per me un valore aggiuntivo. Ci conosciamo bene, conosciamo pregi e difetti reciproci. Mi ha spinto ad accettare l’Inter, una società con grande ambizione, una delle più importanti al mondo. Per me è stato semplice accettare».


Conte no limits, sì responsabilità

Il discorso cade presto su obiettivi e competitors. Conte non è uno abituato a nascondersi, e in Viale della Liberazione il cartello “profilo basso” è stato disarcionato: «Non mi pongo limiti e non voglio che altri se li pongano – dice l’allenatore nerazzurro – Io top player? Sicuramente dovrò dare un apporto importante, come penso di aver fatto nelle precedenti esperienze. Sento questa responsabilità nei confronti di chi mi ha scelto; e questa responsabilità me la prenderò insieme alla squadra. Questa Inter ha una buona base di partenza. Ora tocca pedalare perché questo è solo il momento delle chiacchiere. Se vogliamo essere protagonisti dobbiamo essere feroci, lavorare sodo e uscire ogni domenica con la maglietta sudata».

Obiettivo e avvisi vari…

Sembrano luoghi comuni, sono la tipica ricetta contiana che, per una questione di rigori, non è riuscita a portare una piccola Italia sul tetto d’Europa. Sa di valere Antonio Conte, ma all’ego preferisce il “noi“: «Insieme possiamo avere quei 20-25 punti in più rispetto al passato. Io dovrò indicare la strada e stare molto attento a che tutti la seguano. I giocatori dovranno seguire fatica, volontà, sofferenza, passione. Devono farlo se tutti insieme abbiamo l’ambizione di pensare da vincenti. Se qualcuno non la pensa così, in maniera onesta si faccia da parte. Il nostro obiettivo è l’eccellenza. I trofei vinti da questo club sono un incentivo per tornare dove si era qualche tempo fa».

Lo scudetto, la Juve e le percentuali

Se volete far arrabbiare un allenatore, parlategli e chiedetegli di chances scudetto, magari al primo colpo. Antonio Conte è una eccezione, non si scompone e rilancia: «Devo avere la percezione di avere anche solo l’1% di possibilità di poter vincere, e a me piace lavorare su quell’1% e non sul 99%. Oggi c’è una squadra (la Juve, ndr) che da 8 anni a questa parte fa un campionato a parte. E in più c’è pure il Napoli che si è assestato ed è collaudato. Non dimentichiamoci che negli ultimi due anni l’Inter si è qualificata alla Champions solo all’ultima giornata. Io non sono un mago, ma lavoreremo tanto e bene. Il gap esiste, ma non deve essere un alibi. Alla Juve partimmo dopo due settimi posti e vincemmo. Al Chelsea sono arrivato dopo un decimo posto e abbiamo vinto. Con la Nazionale abbiamo fatto un percorso importante. Nulla è impossibile, vogliamo fare bene in tutte le competizioni, ma bisogna lavorare tanto. Quello che posso promettere ai tifosi è che daremo tutto per costruire qualcosa di importante».

Il ritorno allo Stadium. Da rivale

Inevitabile, un nuovo fuoco di domande sulla “sua” Juve. Conte la incrocerà in campionato, e non potrà nascondere l’emozione: «Saranno due partite importanti – dice – ma ce ne saranno altre 36. Personalmente ci sarà sicuramente emozione nell’entrare allo Juventus Stadium. Conoscete benissimo la mia storia e il mio passato, sarò emozionato fino al fischio d’inizio. So benissimo che sarò un avversario e che la Juve sarà un avversario per me. Dovremo essere pronti a combattere».

Tattica, spirito e identità

Conte, che ha voluto ringraziare Spalletti per il lavoro svolto, non si è sbilanciato sul modulo, ma sui dogmi di squadra, quello sì: «Lavoreremo per dare un’identità, un marchio di fabbrica. Vogliamo rendere orgogliosi i nostri tifosi, oltre il risultato – dice Conte – Partiremo con una difesa a 3, avendo giocatori forti in quel settore. Poi vedremo. Non ho un dogma fisso. L’importante è che rimangano i principi. Vogliamo fare un calcio propositivo, che appassioni i nostri tifosi. Lautaro Martinez? Si tratta di un giocatore forte, non vedo l’ora di scoprirlo. Un allenatore bravo è quello che migliora i propri giocatori».

Icardi, Marotta, la Juve. E Dybala…

Conte sente il profumo della sua rosa e si tiene alla larga dalle spine: «Icardi e Nainggolan? Penso che il club abbia avuto il tempo per valutare la situazione e prendere le decisioni – chiude Antonio Conte – Io mi sono allineato alla società, dobbiamo essere un’unica cosa». Sull’argomento, e sulla possibile destinazione Juventus per Mauro Icardi, è intervenuto anche Beppe Marotta: «Al momento lo escludo perché non ci sono le minime condizioni. Bisogna trovare una società che possa soddisfare le esigenze di Icardi, prioritarie a tutto il resto. Ma al momento della Juventus neanche l’ombra». Su quel “per ora”, continuano ad agitarsi le voci e Marotta non è drastico quando gli si chiede dell’eventuale scambio Icardi-Dybala: «In questo momento credo sia utopistico, anche se conosco Dybala e so quanto vale. Da qui a ipotizzare uno scambio mi sembra utopistico, ma stiamo alla finestra e vediamo cosa succede». Una battuta anche su Dzeko e Barella: «Cagliari e Roma hanno il diritto di fare il prezzo che vogliono, ma il compratore può fare il suo di prezzo». La partita a scacchi è ancora lunga. E Marotta ora ha un Conte in più da muovere per fare scacco matto.

Foto di copertina /Ansa

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