Un leghista nella commissione Ue dopo lo scandalo sui fondi russi? Zanni (Lega): «Su di noi solo pregiudizi»

Il leghista capogruppo dei sovranisti ha detto che la Lega potrebbe votare a favore di Ursula von der Leyen in cambio di garanzia su un possibile commissario leghista

A poche ore dal voto per bocciare o confermare la nomina di Ursula von der Leyen (Vdl) alla Presidenza della Commissione europea, Marco Zanni, capogruppo leghista dei sovranisti – ribattezzati Identità e Democrazia – in sede al parlamento europeo, sostiene di non aver ancora deciso se la Lega voterà contro o a favore della candidata.


La sua risposta al discorso di Vdl era stata molto dura, ma in ballo c’è ancora la nomina di un possibile commissario leghista alla Commissione – in passato si era fatto il nome di Giancarlo Giorgetti come possibile Commissario alla Concorrenza – e quindi anche il futuro del Carroccio all’interno del parlamento europeo che lo vede, per il momento, senza cariche di rilievo.


Onorevole Zanni, ha tacciato Ursula von der Leyen di aver fatto nel suo discorso promesse che non può mantenere. Cosa voleva dire?

«È stato un deja vu. Chi come me non è nuovo a questo parlamento ha già sentito questi discorsi di promesse di riforma, di approccio diverso all’economia eccetera eccetera. Tutte promesse che sono state disattese. Promesse che in questo caso saranno difficili da mantenere perché la candidata avrà una posizione molto debole nel caso venga eletta, dovendo contare su una maggioranza parlamentare molto divisa. Non sono state date risposte chiare a tre sfide dei cittadini europei: l’economia, la sicurezza e l’immigrazione».

A proposito di questo, voi nel 2017 vi siete astenuti quando si votava per rivedere gli accordi di Dublino. Oggi invece chiedete una loro riforma. Cosa è cambiato? 

«Non è cambiato niente. Noi ci siamo astenuti su una riforma che andava ad insistere su un concetto di redistribuzione che è un concetto su cui non ci sarà mai un accord. È l’approccio al tema dell’immigrazione che deve cambiare, perché la politica delle porte aperte non è sostenibile. Una riforma di Dublino ha senso se spostiamo il focus dalla redistribuzione alla protezione dei confini. Apprezziamo il fatto che la candidata abbia dato un’apertura su una riforma di Dublino diversa rispetto al passato»

Secondo lei Vdl è riuscita a convincere socialisti su questo?

«Credo che i socialisti alla fine si siano convinti non tanto per le linee programmatiche, quanto per un’eventuale problema istituzionale in caso di mancato appoggio e bocciatura della candidata. Non credo che sia una partita sui temi, ma è un appoggio che arriverà molto probabilmente per questioni di equilibrio e mantenimento dello status quo. Non credo che le parole in aula, essendo state molto democristiane, abbiano potuto davvero spostare gli equilibri»

Nel suo intervento non ha escluso di votarla. Non avete ancora deciso?

«Si, non abbiamo ancora deciso. Abbiamo visto che ci sono state alcune aperture sia sul tema del commissario italiano, anche sul tema dell’immigrazione, aspettiamo delle conferme e vedremo se ce le darà. Noi valuteremo all’ultimo se abbiamo una convenienza in termini di commissario se supportarla oppure no»

Lei crede che lo scandalo sui presunti finanziamenti russi alla Lega abbia inciso sulle trattative per un Commissario leghista?

«Assolutamente no. Il pregiudizio nei confronti della Lega per i rapporti con la Russia ci sono da tempo perché non è una cosa nuova. E poi perché, ripeto, è una vicenda giornalistica che era emersa mesi fa e all’epoca non aveva creato particolari terremoti all’interno del parlamento»

Nel suo discorso ha rimproverato a Vdl di escludere a priori chi non è d’accordo con lei. Era una riferimento all’incontro cancellato con la Lega nei giorni scorsi?

«È un riferimento a un approccio generale della maggioranza all’interno delle istituzioni europee. È una critica anche a chi prima ci esclude con un cordone sanitario, e poi ci viene a chiedere voti». 

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