Delitto Cerciello, il mediatore Brugiatelli rischia indagine? Parla il suo avvocato

Brugiatelli «dopo i primi momenti concitati ha pienamente collaborato con le indagini», dice il suo avvocato a Open

Continuano le indagini, e soprattutto continuano le notizie contrastanti sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso a pochi metri da piazza Cavour. Omicidio per cui sono in carcere, a Regina Coeli, due 19enni, l’americano Finnegan Elder Lee e l’italo-americano Christian Gabriel Natale Hjorth.


Secondo Repubblica risulta ancora al vaglio dei magistrati la posizione di Sergio Brugiatelli, la persona cui i due ragazzi californiani hanno sottratto il famoso zaino nero la notte tra il 25 e il 26 luglio. Brugiatelli rischia l’accusa di favoreggiamento in merito all’indicazione che gli autori fossero dei magrebini data nei primi momenti dopo l’omicidio agli inquirenti.


Un elemento confermato più volte dal comandante provinciale dei carabinieri, Francesco Gargaro, nel corso di una conferenza stampa il 30 luglio scorso. L’indicazione dei magrebini ci è stata data da Brugiatelli subito dopo l’omicidio, ha detto Gargaro. Poi la sera successiva in caserma, davanti alle evidenze, ha ammesso che erano americani. All’inizio ha mentito perché aveva paura di svelare che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto”.

La posizione di Brugiatelli

«Ad oggi non risulta alcuna indagine a carico del mio assistito, che è invece parte lesa», spiega a Open l’avvocato di Sergio Brugiatelli, Andrea Volpini. In una nota diffusa attraverso il suo legale nei giorni scorsi, Brugiatelli dice di non essere «un intermediario di pusher né, tanto meno, un informatore delle forze dell’ordine».

Brugiatelli «dopo i primi momenti concitati e di confusione ha pienamente collaborato con le indagini, ed è anche grazie a lui che si sono individuati i due ragazzi coinvolti», dice ancora Volpini oggi a Open. «Il mio assistito non ricorda di avere parlato con gli inquirenti di magrebini o nordafricani dopo l’omicidio. Ma di aver detto che avevano accento straniero, non specificato».

Il coltello in tasca

In questa storia piena di buchi e notizie contrastanti, emergono nel frattempo alcuni nuovi dettagli dalla procura. Il pugnale da Marine – lama 18 centimetri – che sarebbe stato usato da Finnegan Lee Elder per colpire per 11 volte il vice brigadiere Cerciello era nascosto nella tasca della felpa.

Secondo i risultati preliminari dell’autopsia messi a disposizione dei pm, Cerciello è stato colpito ad entrambi i fianchi con colpi profondi che hanno raggiunto lo stomaco.

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