Hong Kong, in piazza gli insegnanti. La polizia: «Siamo sfiniti. Non useremo la forza se non subiremo attacchi violenti»

Sono scese in piazza le due anime di Hong Kong: non solo i manifestanti pro-democrazia, ma anche quelli a sostegno di Pechino

La protesta nell’ex colonia britannica è arrivata alla sua undicesima settimana. In questa nuova giornata di proteste, accanto ai giovani e agli studenti sono scesi in piazza anche gli insegnanti. Ma la mobilitazione non ha riguardato solo i manifestanti pro-democrazia, ma anche quelli pro-Pechino.


La manifestazione degli insegnanti

La manifestazione degli insegnanti, vestiti di nero come gli attivisti del movimento pro-democrazia, aveva l’autorizzazione della polizia ed è stata pacifica. A organizzarla, il ‘Sindacato degli insegnanti professionisti di Hong Kong’ sotto lo slogan «salvaguardare la prossima generazione, facciamo parlare la nostra coscienza».


Gli insegnanti hanno marciato verso la Casa del governo, residenza della chief executive di Hong Kong, Carrie Lam, tra le figure più criticate in queste manifestazioni e di cui i cittadini hanno chiesto le dimissioni. Una marcia a cui, secondo gli organizzatori, hanno preso parte 22 mila persone (8.300 per le autorità di Hong Kong).

I cortei del weekend

Per oggi sono attese altre due manifestazioni autorizzate, tra cui quella attraverso il quartiere Kowloon, popolare tra commercianti e turisti dalla Cina continentale.

Per domani, 18 agosto, invece, a convocare un’altra protesta è stato il gruppo pro-democrazia, Civil Human Rights Front. «Sentiamo che le tensioni stanno crescendo, come pure il livello dello stress», avevano dichiarato alle agenzie internazionali alcuni manifestanti in prima fila nelle proteste all’aeroporto di Hong Kong questa settimana.

La polizia: «Affrontiamo una pressione enorme»

Intanto, in vista di un altro weekend di fuoco la polizia ha messo in guardia i manifestanti. Yeung Man-pun, comandante del distretto di Kowloon City, ha dichiarato che la polizia non userà la forza se non subirà attacchi violenti da parte dei manifestanti. Yeung ha affermato: «Noi (le forze di polizia) affrontiamo una pressione enorme, orari di lavoro lunghi e condizioni di lavoro difficili».

La polizia ha effettuato circa 750 arresti dall’inizio delle proteste a giugno e ha incriminato alcuni dei manifestanti per «sommossa», reato perseguibile con 10 anni di carcere. Finora la polizia dell’isola ha evitato di usare i blindati. La Cina ha dispiegato truppe, per esercitazioni, nella confinante città di Shenzen e ha intimato a manifestanti e governi stranieri, Usa in primis, di «non giocare col fuoco».

Dopo la sospensione della legge sull’estradizione, scintilla che aveva riportato i cittadini di Hong Kong nelle strade, le proteste sono continuate per denunciare le violenze della polizia e l’erosione da parte di Pechino del principio ‘un Paese, due sistemi’ su cui si è basato il passaggio di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina.

La contromanifestazione

Ma non solo gli attivisti del movimento pro-democrazia, sono scesi in piazza anche i manifestanti in sostegno della Cina. Secondo il Global Times, hanno partecipato 476 mila persone alla manifestazione pro-Pechino, promossa da Safeguard Hong Kong Alliance, gruppo che include leader politici e del business locali pro-establishment. «La maggioranza silenziosa si fa sentire: nessuna violenza ulteriore, no alle divergenze, no al caos!», ha twittato il Global Times .

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