«Io non pensavo che ci sarebbero stati dei parlamentari renziani che invece di andare alle elezioni avrebbero votato anche per il governo di Pippo e Topolino», ha affermato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un paragone, quello con i due personaggi Disney, spesso usato in politica per ridicolizzare l’avversario. Ma questa volta il sarcasmo del leader della Lega ha fatto scattare la reazione di Topolinia.
Francesco Artibani, disegnatore e autore di Topolino dal 1992, ha reagito affermando che quello che conta è che mercoledì Topolino sarà ancora al proprio posto, ma lo stesso non vale per Salvini.
Matteo, alla fine quello che conta è che mercoledì prossimo Topolino sarà ancora al proprio posto.
— Francesco Artibani (@Artibani1) 29 agosto 2019
Tu no.
E questo è tutto quello che c’è da sapere. https://t.co/wUl7W76RWH
I riferimenti a Topolino sono diventati ricorrenti nella retorica dell’ex vicepremier negli ultimi mesi. Ma ogni volta che ha tirato in ballo il fumetto, la famiglia italiana di Mickey Mouse ha risposto a tono.
Quando Salvini ha affermato di preferire Topolino a L’Espresso, uno degli autori che curano l’edizione italiana del fumetto Disney, Roberto Gagnor, gli aveva risposto: «Allora ci legga. Nelle nostre storie troverà cose interessanti: fantasia, cultura, tolleranza, apertura verso gli altri, coerenza, universalità».
Il problema è sempre lo stesso, e l’ha spiegato Gagnor in un articolo sul Post: «Con il solito sottinteso che Topolino è cosa da poco, quindi secondo Salvini L’Espresso fa così schifo che PERSINO Topolino è meglio. Una miope tendenza abbracciata spesso da Salvini, ma anche da altri politici: considerare Topolino «roba da bambini», un magazine sempliciotto, scemo, «cultura bassa» o non-cultura». Per lo sceneggiatore invece, «la letteratura per bambini ha un pedigree culturale ormai ben più importante delle dichiarazioni di parecchi politici».
Anche L’Espresso ha reagito e ha scelto di disegnare la copertina del numero pubblicato il 27 luglio come se fosse quella di Topolino, ammassando gli uomini del governo Conte nella mitica 313.
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