BoJo perde (due volte): i Comuni approvano la legge anti no-deal e bocciano la sua mozione per il voto anticipato

I Comuni hanno detto sì, ora la norma va alla Camera dei Lord. BoJo ha presentato la mozione per chiedere le elezioni anticipate il 15 ottobre, ma è stata bocciata dall’Aula

Il no-deal non ci sarà. La Camera del Comuni ha approvato in ultima lettura la legge contro l’uscita senza accordo che andrà a imporre un nuovo rinvio della Brexit nel caso in cui non si riuscisse a trovare una soluzione entro il 19 ottobre.


Hanno votato a favore 327 deputati contro 299. Ora la palla passa alla Camera dei Lord. Ma, a parte questa sconfitta, BoJo ha dovuto incassare anche quella sul voto anticipato. L’Aula ha bocciato infatti la sua mozione per la convocazione di elezioni nel Regno Unito il 15 ottobre.


Sì alla legge No-deal

La legge anti no-deal è passata però con un emendamento di alcuni laburisti pro soft Brexit che lega il rinvio all’approvazione di una versione dell’accordo di Theresa May. Ora la legge va alla Camera dei Lord che la inizierà a esaminarla domani, 5 settembre.

Già ieri, 3 settembre, era arrivata la prima sconfitta per Boris Johnson quando l’Aula ha dato l’ok al primo step della norma: una contestata mozione trasversale, volta a togliere all’esecutivo il controllo del calendario. Fra i sì, con le opposizioni, quelli di 21 “ribelli” Tory. Poi oggi la Camera del Comuni ha votato per proseguire l’iter della legge e in serata è arrivato il sì definitivo.

La mozione per anticipare il voto

Dopo l’approvazione della norma anti no-deal, BoJo è tornato ad attaccare i Comuni, accusando i deputati di aver votato per «fermare e far naufragare qualsiasi serio negoziato» e ha presentato la mozione che chiede lo scioglimento della Camera e lo svolgimento di elezioni anticipate il 15 ottobre.

Ma il leader laburista Jeremy Corbyn ha subito formalizzato il suo no alla mozione per il voto anticipato e ha definito «un’offerta avvelenata» la data indicata da Johnson, anche se ha ammesso di essere favorevole al voto. «Non vediamo l’ora di un’elezione perché vogliamo sbattere fuori questo governo», ha detto Corbyn. La mozione richiede due terzi dei voti e senza l’ok del Labour non sarebbe potuta passare.

I Comuni, infatti, hanno bocciato la proposta di Bojo con 298 sì contro 56 no. L’Aula ha chiesto garanzie sull’attuazione della legge anti no-deal e su un rinvio della Brexit alla scadenza del 31 ottobre. Ma Johnson è deciso a non voler concedere il rinvio, lasciando una situazione di stallo.

BoJo perde la maggioranza

Quella di ieri è stata una giornata dura per il primo ministro britannico, costretto ad affrontare una dura opposizione in Parlamento prima dello scacco matto finale. Dopo che il deputato Tory Phillip Lee è passato con i liberaldemocratici nel bel mezzo della seduta parlamentare, la maggioranza di Johnson è svanita e la hard Brexit si allontana di nuovo dagli orizzonti del leader dei conservatori.

Come promesso, alla riapertura del Parlamento dopo la pausa estiva, l’opposizione ha presentato una mozione per inserire nella calendarizzazione dei lavori una legge che impedisca un’uscita dall’UE, obbligando il premier a richiedere un’estensione dell’articolo 50 a Bruxelles.

Duro intervento anche da parte di Corbyn che ha definito quello di Boris Johnson un «governo codardo che nasconde le proprie vere intenzioni sulla Brexit».

Il leader dei laburisti ha accusato il premier conservatore di «attaccare la democrazia del Paese per imporre il suo no-deal». «Questo governo – ha affermato Corbyn – non ha mandato, né morale e da oggi nemmeno la maggioranza» in Parlamento.

Intanto, uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) ha lanciato l’allarme sostenendo che una Brexit senza un accordo costerebbe 16 miliardi di dollari (16,6 miliardi di euro) di esportazioni britanniche verso l’Unione europea, e diversi miliardi in più verso altri Paesi.

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