Il segretario del PD Nicola Zingaretti ha posto come condizione per la nascita del nuovo esecutivo giallorosso la discontinuità rispetto alle politiche del governo sostenuto da M5S e Lega. Uno dei temi centrali di questo cambio di rotta è sicuramente quello dell’immigrazione.
Se un deciso passo indietro sul decreto sicurezza bis non è all’orizzonte, al di là degli aggiustamenti dopo le osservazioni del Colle, sarà la cabina di regia del Viminale a cambiare, con un nuovo ministro non interessato a portare quotidianamente sul tavolo i flussi migratori come un’emergenza.
La nuova titolare del dicastero degli Interni indicata da Giuseppe Conte è Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano fino a ottobre 2018. Laureata in giurisprudenza e avvocato, ha prestato servizio alla prefettura di Varese, al ministero, nella direzione generale per l’amministrazione generale e per gli affari del personale e all’ufficio centrale per gli affari legislativi e le relazioni internazionali.
Sposata con due figli, Lamorgese, classe 1953, dopo diversi incarichi di prestigio, nel 2010 è stata nominata prefetto di Venezia e nel 2011 è diventata «soggetto attuatore per l’espletamento di tutte le attività necessarie per l’individuazione, l’allestimento o la realizzazione e la gestione delle strutture di accoglienza nella Regione Veneto»: ruolo che appunto le potrebbe aprire le porte al ministero che deve gestire il nodo spinoso della gestione dei flussi migratori.
Potentina, dal luglio 2013 al febbraio 2017 è stata capo di gabinetto proprio del ministero dell’Interno con Alfano, prima di diventare prefetto di Milano. È la terza donna ministro dell’Interno dopo Rosa Russo Iervolino (1998-1999, governo D’Alema) e Annamaria Cancellieri (2011-2013, governo Monti).
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