«Altro che immigrazione, la vera emergenza è il lavoro». Il messaggio della ministra Bellanova

L’obiettivo è combattere il caporalato che è «mafia e criminalità organizzata»

Non ha dubbi la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova: il vero problema dell’Italia è il lavoro e i diritti dei lavoratori, non l’immigrazione. Per questo motivo, in un’intervista al Corriere della Sera, spiega di «non voler indietreggiare di un millimetro sull’applicazione della legge sul caporalato». Al suo fianco c’è la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, la grillina catanese con la quale presto verrà aperto un tavolo di coordinamento.


Combattere il caporalato

L’obiettivo? Permettere alle aziende – che operano nel rispetto della legalità – di «andare su una piattaforma per trovare i lavoratori». Solo così sparirebbe la figura del caporale, ovvero dell’intermediario che recluta, in maniera illegale, operai a basso costo, in particolare braccianti agricoli.


Perché – spiega la ministra da subito sotto attacco per il suo modo di vestire«il caporalato è mafia e criminalità organizzata».

L’alleanza Pd-M5s

La ministra, poi, rivela che non ci sarebbe stato alcun passaggio di consegne con l’ex ministro Gian Marco Centinaio (Lega), nonostante lei l’abbia cercato più volte: «Non sono stata richiamata. Il ministro non ha voluto fare il passaggio di consegne. E così è accaduto anche per altri ministeri».

Ma la Bellanova tira dritto e quando le viene fatto notare che il Pd, per governare, ha dovuto allearsi con i 5 stelle commenta: «Non avevamo alternativa rispetto alla scelta messa in campo da Salvini di andare al voto per avere una maggioranza tale da portare questo Paese fuori dall’Europa e dall’euro».

Le critiche al suo abbigliamento

Infine torna a parlare delle polemiche relative al suo abbigliamento: «Questo Paese dovrebbe discutere di altro. Anche perché se una si iscrive a Miss Italia si mette in mostra e sa che deve essere giudicata anche per come veste, io sono stata chiamata a fare il ministro all’Agricoltura, perciò magari se mi valutano per quello che faccio lì siamo tutti più contenti».

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