Donald Trump all’Onu snobba il cambiamento climatico: «L’America non sarà mai un Paese socialista»

Sia il presidente americano, sia il presidente del Brasile non hanno annunciato nuovi piani di contrasto al cambiamento climatico

Era molto atteso il discorso di Donald Trump all’Onu di New York, visto il ruolo importante degli Stati Uniti anche come produttore di emissioni climalteranti. Eppure il presidente americano ha deciso di non affrontare il tema del cambiamento climatico nel suo discorso, concentrandosi invece su crisi geopolitiche che vedono coinvolti gli Stati Uniti, dal Venezuela all’Iran, passando per l’Ucraina.


«Non cerchiamo un conflitto»

«Gli Stati Uniti non cercano il conflitto con nessun paese. Vogliamo pace e cooperazione ma io non smetterò mai di difendere gli interessi americani», così ha dichiarato Donald Trump. Prima è arrivato un chiarimento sull’Ucraina, dove il presidente è accusato di aver cercato di convincere il presidente ucraino di indagare sul figlio del rivale democratico Joe Biden (una «caccia alle streghe», ha commentato Trump).


Poi Trump ha difeso il braccio di ferro commerciale che la sua amministrazione adottato con la Cina e, attraverso le sanzioni economiche, anche con l’Iran. «Nessun paese dovrebbe finanziare la sete di sangue dell’Iran, che sta alimentando le guerre in Siria e Yemen e sperperando la sua ricchezza in una fanatica ricerca per le armi nucleari».

L’accusa nei confronti della Cina invece è di slealtà, sia per quanto riguarda il furto di informazioni tecnologiche, sia sul fronte della competizione commerciale. Più ideologico invece il suo atteggiamento sulla crisi in Venezuela, dove gli Stati Uniti erano intervenuti per sostenere Jair Bolsonaro contro il presidente Nicolas Maduro: «L’America non sarà mai un Paese socialista», e ancora: «La situazione in Venezuela dimostra come il socialismo e il comunismo non hanno niente a che fare con l’uguaglianza, ma col potere e il totalitarismo».

Bolsonaro: «Amazzonia non è patrimonio dell’umanità»

Anche il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha voluto dire la sua sul Venezuela: «Abbiamo fatto la nostra parte e stiamo lavorando con altri paesi, inclusi gli Stati Uniti, per assicurare che sia ristabilita la democrazia in Venezuela […] Il socialismo funziona in Venezuela, sono tutti poveri e senza libertà. Il Brasile ha sentito l’impatto della dittatura in Venezuela».

Ma l’intervento più significativo è stato in materia ambientale, sia per quello che ha detto e per ciò che invece non è stato detto. Sopratutto sull’Amazzonia dopo che gli incendi avvenuti nel mese di agosto avessero scatenato contro Bolsonaro una coalizione internazionale con a capo il presidente francese Emmanuel Macron.

«La regione amazzonica rimane virtualmente intatta, ed è la prova del fatto che siamo uno dei paesi che più protegge l’ambiente […] Durante questa stagione la siccità favorisce incendi spontanei – ha aggiunto – sappiamo che tutti i paesi hanno problemi, ma gli attacchi sensazionalistici che abbiamo sofferto da grande parte dei media internazionali sugli incendi ha risvegliato il nostro sentimento patriottico». E poi, la stoccata finale: «Sbagliato affermare che l’Amazzonia fa parte del patrimonio dell’umanità. Con buona pace a Emmanuel Macron.

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