Parlamento europeo, standing ovation per Rackete. L’ex capitana: «la legge italiana va contro il diritto internazionale»

A Strasurgo Carola Rackete ha definito quella di entrare in porto con la SeaWatch3 «un’esigenza» e non «una provocazione»

Si sono alzati in piedi e hanno applaudito i membri della Commissione di Giustizia Libertà Civili e gli affari interni dell’Europarlamento, dove Carola Rackete ha preso la parola oggi. L’ex capitana ha affermato che «La ricerca ed il salvataggio in mare sono operazioni che rientrano nel diritto internazionale» e ha aggiunto: «non so come abbia fatto l’Italia ad approvare una legge che non rispetta il diritto internazionale»


Rackete ha anche definito quella di entrare in porto con la SeaWatch3 «Un’esigenza» e non «una provocazione». «Dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta», ha affermato la giovane, «ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere».


Il leader della Lega Matteo Salvini ha affermato di provare «pena, imbarazzo e vergogna per chi ha applaudito Carola Rackete a Bruxelles», aggiungendo «Non mi sognerei mai di applaudire una comandante che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa».

Rackete ha affermato: «Il nostro caso come quello di altre ong sottolinea la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo, che non può essere lasciata a negoziati ad hoc». Ha poi condannato «un meccanismo di ricollocamenti temporaneo, focalizzato sui rimpatri piuttosto che sull’accoglienza» che non è per lei «una soluzione realistica». Per l’ex capitana tedesca «La riforma del regolamento di Dublino è attesa da tempo, ma la soluzione è la creazione di canali legali verso l’Europa».

L’ex capitana durante l’intervento non ha risparmiato parole dure contro le istituzioni europee. «Dov’era l’Ue quando ho chiesto aiuto?», ha chiesto Rackete. «L’unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. È stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata. Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste».

Il 29 giugno la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete non ha rispettato il divieto di ingresso del governo italiano nel porto di Lampedusa per portare sulla terraferma 42 migranti. Intorno alle 3 del mattino è stata indagata, arrestata e messa ai domiciliari dagli agenti della GdF per disposizione della procura di Agrigento.

Il 2 luglio 2019 è stata rilasciata dal Gip Alessandra Vella, che ha valutato che la capitana della Sea Watch 3 non ha rispettato il divieto di approdo nel porto di Lampedusa imposto dal Viminale perché aveva il dovere di salvare i naufraghi e condurli in un porto sicuro, vista l’imminenza del pericolo per le vite delle persone a bordo della nave.

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