«Salvini non era in grado». Tra mini-Bot e il conto del Papeete, la manovra spiegata da Gualtieri

«Per questo ha aperto la crisi: non era in grado di affrontare la sfida di questa manovra», dice in un’intervista al Corriere

«Quando parlo del conto del Papeete, mi riferisco anche al danno procurato dal parlare dei mini-Bot». Il successore di Giovanni Tria al ministero dell’Economia, entrato in carica lo scorso 5 settembre, è amareggiato per come la politica economica (e non solo) sia stata gestita dal precedente governo.


Un politico al Mef

Roberto Gualtieri, è il primo ministro politico, e non tecnico, all’Economia dal lontano 2011. «La differenza è semplice: sull’onda della demagogia di Salvini e di politiche che hanno diviso il Paese, l’Italia aveva preso una direzione pericolosa. Oggi dobbiamo rimetterla su un sentiero di crescita, stabilità, ricomposizione delle fratture sociali e territoriali. Questo è un compito eminentemente politico».


Più Europa, meno spread

Ma non è l’unica scudisciata che, in un’intervista al Corriere, l’ex europarlamentare riserva al segretario della Lega. «È evidente che una posizione chiaramente europeista del governo e della maggioranza ha in sé un effetto positivo», sostiene, rilevando come il rinnovato dialogo con le istituzioni a Bruxelles abbia permesso allo spread di scendere e ai conti pubblici di migliorare.

Il conto del Papeete è ancora da pagare

«Avere nella maggioranza forze e e personalità anche con funzioni significative che costantemente alludevano a scenari diversi da quello della permanenza nell’Euro ha avuto un costo rilevante per il Paese e per i cittadini. Quando parlo del conto del Papeete, mi riferisco anche al danno che ci ha procurato parlare dei MiniBot – dice Gualtieri, dando poi l’interpretazione di cosa ha portato alla fine del primo governo Conte -. Salvini ha aperto la crisi perché sapeva di non essere in grado di affrontare la sfida di questa manovra».

Frodi, evasione, elusione, antiriciclaggio, «Interveniamo su più fronti»

Sulle critiche che riguardano l’effettivo recupero di 7,2 miliardi con la sola lotta all’evasione, Gualtieri afferma: «Non è che stiamo lavorando a una generica lista di auspici. È un piano organico, ogni misura
è prezzata e valutata. Anche studiando le pratiche migliori viste in altri Paesi, adattate al nostro». È il punto più incerto di tutta la Nadef, ma il ministro invita «tutti alla pazienza, aspettiamo le misure».

I due grandi nemici: interessi sul debito ed evasione fiscale

Gualtieri non nasconde la situazione particolare nella quale è dovuto intervenire. E la ratio della legge di Bilancio 2020 traspare in modo evidente: si tratta di liberare risorse per sterilizzare gli aumenti dell’Iva. «La nostra scommessa è quella di aggredire le due grandi sacche di inefficienza – la spesa per interessi sul debito e l’evasione fiscale – per poter non solo cancellare le clausole (di salvaguardia, ndr), ma aumentare le risorse per investimenti e welfare e ridurre ancora la pressione fiscale. È il dividendo della stabilità, che ci può dare margini significativi per fare cose molto ambiziose. Ora dobbiamo superare la sfida straordinaria di questa legge di bilancio, e farlo in modo ordinario».

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