Quanto ci è costata finora Alitalia?

di Agi

Se il tentativo di Fs dovesse andare a vuoto, la compagnia potrebbe fallire o necessitare di una nuova iniezione di soldi pubblici

Il 15 ottobre scadrà il termine fissato dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) perché Ferrovie dello Stato (Fs) presenti un’offerta vincolante per l’acquisto di Alitalia. A pochi giorni dal traguardo, come vedremo tra poco, la situazione si è però complicata. Se il tentativo di Fs dovesse andare a vuoto, il rischio è quello del fallimento, o che si renda necessaria una nuova iniezione di soldi pubblici nelle casse di Alitalia. Ma quanto è costata finora la compagnia aerea agli italiani? Andiamo a vedere i dettagli.


La lettera di Atlantia

Atlantia, la holding della famiglia Benetton che controlla anche Autostrade per l’Italia, avrebbe dovuto in teoria far parte della cordata con Fs per salvare Alitalia. La holding ha inviato il 2 ottobre una lettera al governo molto critica, di cui Repubblica ha anticipato alcuni contenuti. Da un lato viene infatti criticato il piano di rilancio, che consentirebbe al massimo «un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo» e non la costituzione di «una piattaforma di rilancio della compagnia aerea”. Dall’altro si afferma che «il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l’Italia» o, ancor più la revoca della concessione, «non ci consentirebbero (…) di impegnarsi» nel salvataggio di Alitalia.


Insomma, Atlantia mette nero su bianco che se – come vorrebbe il M5s – la concessione ad Autostrade per l’Italia venisse revocata, il gruppo non avrebbe la stabilità economica necessaria per imbarcarsi nell’operazione di salvataggio della compagnia aerea. Per ironia della sorte, una posizione analoga era stata espressa dal ministro Di Maio il 27 giugno, ospite di Porta a Porta, quando aveva dichiarato: «Il giorno in cui il governo (…) revocherà le concessioni [autostradali n.d.r.], Atlantia, cioè i Benetton, perderanno azioni in borsa? Perderanno valore? Diventeranno un’azienda che ha delle difficoltà? Se la mettiamo dentro Alitalia si trascina a picco anche Alitalia».

A questo punto, insomma, il rischio che la cordata guidata da Fs fallisca nel tentativo di acquistare Alitalia c’è. Le conseguenze, come anticipato, potrebbero essere il fallimento o l’iniezione di altro denaro pubblico nelle casse della compagnia. Questo è già successo in passato diverse volte. Ma a quanto ammonta ‘il conto’ Alitalia per gli italiani?

Il costo dei salvataggi passati

Il conteggio di Mediobanca del 2015 – Un report del marzo 2015 dell’area studi e ricerche di Mediobanca su quanto è costata alla collettività Alitalia, nei quarant’anni precedenti la vendita a Etihad – avvenuta nel 2014 – ha stimato il totale, fino a quell’anno, in 7,4 miliardi. In particolare, dice Mediobanca, tra il 1974 e il 2007 – quando Alitalia è stata commissariata – lo Stato ha speso 5,397 miliardi di euro (a valori del 2014) tra aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni).

Nello stesso periodo Alitalia, tra collocamenti e negoziazioni, imposte e dividendi ha generato introiti per lo Stato pari a 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale è in negativo per 3,322 miliardi. Tra il 2008 – quando Berlusconi fece fallire la vendita di Alitalia a Air France-Klm in nome della salvaguardia dell’“italianità” dell’azienda – e il 2014, poi, lo Stato italiano ha speso altri 4,1 miliardi di euro. Nel 2008 il governo da poco eletto ha infatti subito erogato un prestito di 300 milioni per impedire il fallimento immediato della società.

Poi, tra operazioni sui titoli e interventi sui salari e sulla cassa integrazione, lo Stato ha speso 2,5 miliardi di euro. Per raggiungere il totale vanno aggiunti altri 1,2 miliardi di passivo patrimoniale e 75 milioni versati da Poste Italiane (allora società interamente pubblica) a Cai. Sommando i due periodi (3,322 e 4,1 miliardi) si arriva al totale di oltre 7,4 miliardi di euro.

L’aggiornamento del Sole 24 Ore – Un articolo del Sole 24 Ore del febbraio 2019, firmato da Giovanni Dragoni, ha aggiornato questo conto. «Se rivalutiamo quella cifra [i 7,4 miliardi stimati da Mediobanca, rivalutati al 2014 n.d.r.] a oggi – scrive il quotidiano di Confindustria – è salita a 7 miliardi e 620 milioni». A questo totale vanno poi aggiunti «l’ulteriore versamento di 75 milioni di Poste Italiane a fine 2014 (per l’operazione Etihad) e i 900 milioni prestati dal governo Gentiloni». La scadenza del prestito è stata prorogata diverse volte e infine eliminata dal primo governo Conte.

Il totale sale così a 8 miliardi e 595 milioni a ottobre 2018. «Aggiungiamo ancora i 100 milioni di interessi finora maturati sul prestito che non sono stati rimborsati – conclude l’articolo – e si sale a 8 miliardi e 700 milioni». La stima del Corriere della Sera – Ci sono anche altre stime, ancora più alte, che circolano. Ad esempio, sul Corriere della Sera è stata pubblicato a luglio 2018 un articolo che riporta il calcolo fatto da Andrea Giuricin, docente all’Università Bicocca di Milano e ricercatore presso l’Istituto Bruno Leoni.

Secondo Giuricin, che aveva già scritto in proposito anche nel 2017, la stima del costo per lo Stato di Alitalia solo dal 2008 a oggi sarebbe pari a quasi 9,5 miliardi di euro.

Conclusione:

Il salvataggio di Alitalia da parte della cordata guidata da Fs, dopo la lettera di Atlantia, sembra complicarsi. Finora, secondo stime di Mediobanca aggiornate dal Sole 24 ore, lo Stato ha speso 8,7 miliardi di euro per tenere in vita l’ex compagnia di bandiera. Altre stime danno poi un totale ancora più elevato.

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