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Siria nel caos, l’appello di Zerocalcare: «Non voltiamo le spalle ai curdi»

08 Ottobre 2019 - 09:20 Redazione
Uguaglianza, tolleranza, ecologia e libertà. Queste sono le fondamenta della democrazia del Rojava, la regione autonoma dei curdi siriani, raccontata dal fumettista e attivista romano in "Kobane Calling". E che ora è minacciata dal ritiro delle truppe Usa

«Mi sembra incredibile che il Rojava possa finire di nuovo nelle mani dell’Isis, il pelo sullo stomaco dei nostri politici e il fatto che nessuno gliene chieda conto». Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, ha parlato a Repubblica in merito al precipitare della situazione in Siria dopo la decisione del presidente degli Usa Donald Trump (poi parzialmente ritrattata) di ritirare le truppe americane dal Paese, lasciando così i curdi in balia dei raid di Erdogan e dei fanatici dell’Isis. Era il 2015 quando Zocalcare andò nel Rojava, la federazione autonoma curda nel Nord-Est della Siria, per raccontare l’assedio dello Stato Islamico nei territori curdi. Il fumettista si trovava a pochi chilometri da Kobane, cuore della regione, nelle zone di Mesher e Ayn al-Arab, La storia della resistenza democratica di un popolo è diventata un graphic novel di culto, dal titolo Kobane Calling. Qualche anno più tardi, poco dopo della morte di Lorenzo Orsetti – il giovane attivista toscano andato a combattere con i curdi contro l’Isis – durante gli ultimi giorni della liberazione di Baghuz, il fumettista romano era tornato a parlare di quei territori e di quelle persone nel racconto Macelli, pubblicata sul settimanale Internazionale.

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«Dovremmo chiederci chi vogliamo scegliere come alleati», dice Zerocalcare, commentando la definizione di «terrorista» che il presidente turco affibbia alle milizie curde, dal Pkk al Ypg. «Dovremmo chiederci chi ha sconfitto l’Isis e sta provando a costruire un sistema di democrazia, dimostrando che anche in quel territorio ci può essere convivenza di diversi popoli, che le donne possono avere un ruolo primario nella società ed essere libere, o se il nostro alleato deve essere un regime come quello turco che incarcera decine di migliaia di oppositori politici».

Il Rojava di Zerocalcare

Zerocalcare, che oltre a essere un fumettista è da sempre un attivista politico, definisce il caso di Rojava come «l’unico esperimento di democrazia nel giro di decine di migliaia di chilometri quadrati». Un esempio di convivenza pacifica e tollerante, inclusiva e attiva. «Questo è il Rojava, un esperimento avanzatissimo non solo rispetto a quelle zone, ma anche alle nostre, secondo me». «Quando Assad ha cominciato a perdere il controllo della Siria del Nord – dice – la popolazione, che è fatta di curdi, ma anche di assiri, turkmeni, yazidi, arabi, si è data una forma di autogoverno che è basata sulla convivenza e la libertà».

Una libertà che vuol dire soprattutto uguaglianza tra uomini e donne, ma anche un nuovo modo di abitare un territorio. «Hanno stabilito che tutte le amministrazioni venissero gestite da un uomo e da una donna insieme. Nessuna donna può essere assoggettata agli ordini di un uomo. Parlano di ambiente, ecologia, stanno studiando come sviluppare le energie pulite e usare il petrolio — e in quella regione ce n’è tanto, che fa gola a molti — solo per gli usi bellici. Hanno fatto della convivenza religiosa il fondamento della loro organizzazione». Kobane resisterà? «Non credo che si siano mai fatti grandi illusioni sul ruolo degli americani in quella regione», risponde Zerocalcare. «Hanno molto chiaro che le loro alleanze sono con i popoli, non con i governi. Gli amici dei curdi sono le montagne, non sono quasi mai gli Stati. Ma questo non significa che dobbiamo stare zitti: i curdi hanno combattuto e sconfitto l’Isis, difendono la democrazia, non possiamo voltargli le spalle, lasciarli soli».

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Foto copertina: Illustrazione dalla copertina di Kobane Calling, Zerocalcare

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