Libia, Di Maio dopo il vertice Ue vola in Turchia: «L’Europa parli con una sola voce». Le truppe di Haftar avanzano oltre Sirte – Video

«Come Italia – ha detto il ministro degli Esteri a conclusione del vertice di Bruxelles – tuteliamo nostri interessi quando chiediamo di intervenire sulla Libia, ma la crisi non è solo un problema italiano per l’immigrazione, ma anche per il terrorismo in tutta l’Europa»

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a conclusione del vertice di Bruxelles su Libia, Iraq e crisi Usa-Iran a cui ha partecipato insieme ai suoi omologhi di Francia, Germania e Regno Unito, ha chiarito la posizione del governo italiano. In Libia «bisogna parlare con tutti» e «convincerli a cessare il fuoco».


«Questa è stata una riunione importante – ha spiegato Di Maio – abbiamo chiesto che l’Europa da domani prenda decisioni importanti. Come Italia tuteliamo nostri interessi quando chiediamo di intervenire sulla Libia, ma la crisi non è solo un problema italiano per l’immigrazione, ma anche per il terrorismo in tutta l’Europa. L’Unione europea deve parlare con una sola voce».


Luigi Di Maio a vertice di Bruxelles sulla Libia con l’omologo tedesco Heiko Maas, francese Jean-Yves Le Drian e britannico Dominic Raab oltre all’alto rappresentante della Ue per la politica internazionale Borrell. EPA/FRANCISCO SECO / POOL

«Sarà una settimana importante per il governo italiano e per l’Ue – ha aggiunto -. La riunione di oggi si doveva tenere in Libia ma l’importante è che si sia fatta. Le iniziative da domani dell’Unione europea vedranno un cambio di passo».

L’incontro odierno con i ministri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito «è stata una buona opportunità per esprimere un forte sostegno al processo di Berlino e sottolineare le nostre preoccupazioni sulla Libia. Chiediamo uno stop immediato a ulteriori escalation e alle interferenze esterne negli ultimi giorni». Così l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. «La situazione peggiora di giorno in giorno e la soluzione è solo politica – ha aggiunto – Si fermino i combattimenti a Tripoli e serve una immediata cessazione delle ostilità».

Missione in Turchia

Questa sera a Istanbul Di Maio incontrerà il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu. Lo riferiscono fonti diplomatiche di Ankara, secondo cui al centro del colloquio ci saranno temi regionali tra cui la Libia, alla vigilia dell’incontro tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin, e la situazione nel Mediterraneo orientale, alla luce del memorandum d’intesa della Turchia con Tripoli sulla demarcazione dei confini marittimi.

Continua l’avanzata di Haftar

Intanto l’avanzata dell’esercito del generale Khalifa Haftar prosegue verso ovest di Sirte. Secondo fonti militari delle Forze del generale, accreditate da Al Arabiya, le milizie dell’uomo forte della Cirenaica stanno avanzando ad ovest di Sirte puntando verso Misurata, la più potente città libica schierata con il premier Fayez al Sarraj insediato a Tripoli.

«Le unità militari avanzano al di là della città di Sirte e impongono il proprio controllo su nuove posizioni a ovest della città», scrive la pagina Facebook “Divisione informazione di guerra” delle forze di Haftar.

La pagina Facebook non è considerata ufficiale da Ahmed al Mismari, il portavoce delle Forze armate di Haftar, ma viene citata dal sito di al-Arabiya.

L’emittente degli emirati inoltre scrive che «il capo di Stato maggiore libico, Faraj Mahdawi, ha annunciato l’inizio dell’avanzata delle forze armate libiche verso la città di Misurata che è controllata dalle milizie armate più forti e più numerose» a sostegno del governo di accordo nazionale di cui è premier al-Sarraj, «dopo aver preso il controllo ieri della strategica città di Sirte».

«Secondo fonti», scrive ancora al Arabiya, «l’esercito ha condotto quattro raid» in due località, una delle quali è Abugrein, comunque «a ovest di Sirte». A conferma che, nonostante informazioni da Mosca, Sirte sia in mano di Haftar, in mattinata la pagina Facebook dell’Operazione “Vulcano di Rabbia” delle forze governative ha riferito che ieri è stato «deciso di ritirarsi fuori da Sirte» per evitare sanguinosi scontri nella città da 120 mila abitanti.

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