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Sanremo è finito: ora è tempo di Eurovision. La nostra guida per non farvi trovare impreparati

10 Febbraio 2020 - 07:47 OPEN
Un amore a singhiozzo quello tra l'Italia e l'Eurofestival, negli ultimi anni diventato più continuo grazie anche alle performance di Mahmood, Gabbani, Michielin e Il Volo

Il nostro caro e nazionalpopolare Festival di Sanremo è finito. Ma non disperate: è già tempo di pensare alla politica estera. A maggio, il vincitore incoronato sul palco dell’Ariston – Diodato, per chi se lo fosse perso – calcherà i palchi Eurovision Song Contest, il festival musicale internazionale nato nel 1956 e organizzato dal consorzio EBU European Broadcast Union. Per l’Italia si tratta di una vera e propria terra di conquista: per anni, il pubblico e gli artisti hanno ignorato questa appassionata competizione – al contrario di quanto invece accadeva in altri paesi europei – complici le pochissime vittorie portate a casa nel corso delle edizioni (nell’albo compaiono solo quella del 1964 di Gigliola Cinquetti e quella di Toto Cutugno nel 1990). Ne siamo consapevoli, per questa edizione avevamo quasi tutti lo stesso sogno: vedere Achille Lauro e Boss Doms esibirsi vestiti da Gucci e da chissà cosa sul palco di Rotterdam, la città che quest’anno ospiterà il Festival. Ma sappiamo anche qual è la dura realtà: non è affatto scontato che se si fossero presentati davanti a migliaia di est europei appassionati di lirica italiana, i due sarebbero riusciti a farsi apprezzare quanto avremmo voluto.

La rinascita dell’amore tra Italia e l’Eurovision

Il primo ritiro dell’Italia dall’Eurovision arriva nel 1981, quando la Rai decreta ufficialmente che l’interesse degli italiani è decisamente diminuito. L’Italia rimane a casa anche l’anno dopo e nelle edizioni successive. Per 13 anni, dal 1998 al 2010, poi, siamo rimasti di nuovo volontariamente fuori dai giochi. Poi, il 2 dicembre 2010, viene annunciato ufficialmente sul sito dell’Eurovision che l’Italia ha inviato la propria candidatura a partecipare all’edizione del 2011. Il nostro rientro arriva dopo la scelta del Supervisore Esecutivo del Concorso di quegli anni, che aveva promesso all’Italia che, qualora avesse deciso di tornare in gara, avrebbe avuto un posto tra i Big 5 – cioè i Paesi che maggiormente finanziano l’evento e che accedono direttamente alla finale. E così è stato. Per il cambio di rotta nell’opinione pubblica, invece, va ringraziata in primis Raffaella Carrà che, occupatasi del Festival per la TV spagnola TVE nel 2008, ospitò alcuni partecipanti nel suo show Carramba! Che fortuna.

I favoriti dei social di quest’anno

Dal 2013 in poi basta dare un’occhiata a Twitter per vedere la crescita esponenziale dell’hype nei confronti dell’Eurovision nel nostro paese. Quest’anno le preferenze degli utenti non hanno tardato a manifestarsi, e sui social è esplosa la corsa al profilo perfetto per l’Esc 2020. Diodato è stato comunque apprezzato da molti e molte su Twitter, ma accanto a lui si sono fatti strada innumerevoli «se solo avesse vinto xyz!».

Le migliori performance italiane degli ultimi anni

La partecipazione all’Eurovision ha così ricominciato a esaltare il pubblico, grazie soprattutto ad alcune performance degli ultimi anni che – diciamocelo – anche se non ci hanno portato la vittoria, ci hanno fatto fare una gran bella figura. Su tutte, c’è l’ormai celeberrima Soldi di Mahmood del 2019, che, nonostante fosse tutto fuorché la classica canzone da Festival, ha scalato la classifica piazzandosi al secondo posto.

Due anni prima, la star dell’Ariston era stata Francesco Gabbani, grande promessa per l’Eurovision e vera grande occasione per l’Italia (!). Gabbani arrivava sul palco di Kiev reduce dalla vittoria di due Festival di Sanremo su due partecipazioni (la volta prima, nel 2015, aveva vinto Sanremo giovani con Amen). Molti ancora non riescono a spiegarsi come abbia potuto Occidentali’s Karma arrivare solo sesta all’Eurovision.

Una menzione speciale va anche a Francesca Michielin, apprezzatissima in Italia dal pubblico più diverso, che nel 2016 ha portato sul palco svedese Nessun Grado di Separazione, con una performance green ante litteram, tra piante, fiori e lunghi capelli sciolti.

E poi non possiamo dimenticare loro, Il Volo: dalla vittoria a Sanremo del 2015 è partito un successone internazionale incredibile. Che però – anche stavolta – non si è concretizzato nella medaglia d’oro all’Esc (sono arrivati terzi).

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