Coronavirus, il limbo degli studenti a Milano tra lauree che saltano e appelli di esami rimandati – L’intervista

Chiudono le università, frena l’attività didattica e crescono i disagi anche tra chi ha visto allontanarsi improvvisamente la data della laurea

Aumentano i casi di Coronavirus in Lombardia e, come annunciato il 23 febbraio, è stata disposta dalla Regione anche la chiusura degli atenei. Le università, dopo un consiglio straordinario dei rettori, hanno deciso di sospendere quindi anche l’attività didattica fino al 29 febbraio (ma effettivamente dovrebbero riprendere dal 2 marzo in poi). Sempre che il numero di contagi non continui ad aumentare e salvo nuove indicazioni da parte delle autorità.


Chiuse le segreterie, le biblioteche, le sale studio, i laboratori didattici. Sospesi anche gli esami di Stato, come si legge sul portale dell’università di Milano. I disagi per gli studenti sono di ordine diverso. «Siamo stati presi alla sprovvista […] molti miei colleghi, fuori sede come me, sono infatti tornati a casa nelle loro zone d’origine. Io ho preferito restare a Milano», racconta a Open Valeria Rianna, studentessa di giurisprudenza a UniMi.


«L’ateneo ha risposto in modo efficiente. Le scadenze per il deposito delle tesi previste per oggi 24 febbraio sono state rinviate al 9 marzo», continua Valeria. Eppure per alcuni studenti due settimane possono voler dire la differenza tra laurearsi e non laurearsi. È il caso di Tiziano Furgeri, 24 anni appena compiuti, laureando in servizi giuridici, anche lui a UniMi.

«Volevo iscrivermi alla magistrale in giurisprudenza. Avrei dovuto laurearmi domani: le sessioni per discutere la tesi erano oggi e domani, fino a giovedì», racconta al telefono.

E poi è scoppiata la crisi? 

«Si, sabato sera ha avuto luogo la conferenza dei rettori. Il primo è stato il politecnico e poi nel giro di 10 minuti è arrivata anche a un’email nella quale era scritto che le università rimanevano chiuse e che era tutto sospeso fino a data da destinarsi. Quindi insieme a qualche collega abbiamo scritto ai nostri relatori».

Cosa vi hanno detto?

«Ci hanno detto che sicuramente avrà luogo dopo l’1 marzo, ma dipende, è tutto in proroga. So che alcuni professori hanno permesso di fare gli esami via Skype. Ma si tratta di esami. Non vale per le sessioni di laurea. Non abbiamo idea di cosa possa succedere: senza allarmismi, ma so per certo che fino al 1 marzo è tutto chiuso. Se arriviamo a venerdì, la vedo molto dura. Dubito che le università riaprano a breve».

Cosa ha voluto dire per lei a livello personale? Ha un piano b?

«Oggi – il 24 – sarebbero dovute iniziare le lezioni della laurea magistrale. Attualmente non ho ancora fatto un piano b perché penso che non ce ne sia bisogno. Sono molto fiducioso che riesca a laurearmi per fine marzo, nel momento in cui iniziano le lezioni del corso, io le andrei a seguire. Comunque io sono uno studente lavoratore, in particolare lavoro all’Acquaworld al Concorrezzo – ma hanno chiuso anche quello: attualmente sono disoccupato, inoccupato. Per dire – avevo varie offerte di stage, che però richiedevano la laurea. Mi auguro che le aziende comprenderanno».

Quanti sono i colleghi nella sua situazione?

«Dei colleghi di corso dovevano laurearsi 18 persone per quattro giorni. Quindi stiamo parlando di un’ottantina di persone. Per la magistrale l’ultima sessione in Statale sarebbe dovuta iniziare a Marzo, ma non disponevano ancora del calendario. Quindi loro sono ancora in standby. Non avevano notizie prima su quando laurearsi e non ce l’hanno neanche adesso».

Su aspettava qualcosa di diverso dall’università?

«Per il momento la Statale non ci ha detto nulla, se non quello che c’è scritto sul sito. Chiaramente è una situazione surreale: l’unica cosa che mi sentirei di dire è che magari potrebbero fare delle sessioni di laurea a sedute chiuse, senza i parenti. Però capisco anche la decisione: si tratta di un provvedimento regionale».

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Foto di copertina: Facebook – Università degli Studi di Milano