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Coronavirus, lo scontro tra professori: perché Gismondo ha ragione

24 Febbraio 2020 - 13:47 Redazione
«Stiamo facendo uno screening a tappeto. È logico che andiamo a intercettare numerose positività, ma la maggior parte di queste persone ha banali sintomi influenzali», spiega la dottoressa

«Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale: guardate i numeri». Il tentativo della “signora del Sacco” – così l’ha definita Roberto Burioni – di analizzare con freddezza l’emergenza Coronavirus, ha attirato molte critiche. Ma a dare ragione al post del 22 febbraio di Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile del laboratorio all’ospedale Sacco di Milano, ci sono cifre e casistiche specifiche.

«Più dell’80% dei contagiati – dice l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) -, ha una malattia lieve e guarisce. L’altro 20% ha bisogno di cure intensive. Solo nel 2% dei casi segnalati il coronavirus è fatale e il rischio di morte aumenta con l’avanzare dell’età del paziente e con le condizioni di salute sottostanti», dichiara il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus a un meeting d’emergenza con i ministri della Sanità africani, lo scorso 22 febbraio. Insomma ciò che dice Gismondo, e cioè che i decessi avvenuti in Italia hanno riguardato soltanto persone con un quadro clinico già compromesso dall’età o da altre patologie pregresse, è in linea con le evidenze dell’Oms.

«Si tratta di persone anziane. L’ultimo decesso, una paziente oncologica. Il penultimo, una signora anziana e malata. Stiamo parlando di pazienti gravemente defedati, cioè immunodepressi. Purtroppo, data la loro situazione, sarebbero morte anche per un’influenza», ha aggiunto Gismondo in un’intervista a la Repubblica oggi, 24 febbraio. E a supportare la sua analisi era già intervenuta a Mezz’ora in più, domenica 23, la virologa Ilaria Capua che dirige il One Health Center of Excellence della University of Florida.

«L’Italia sta vivendo una situazione più critica perché sta cercando i casi più attivamente di altri – afferma in collegamento dagli Stati Uniti, con una tesi poi confermata anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte -. È una sindrome simil-influenzale causata da coronavirus che potrebbe durare fino a primavera inoltrata». La professoressa si dice convinta che «il virus farà il giro del mondo in tempi abbastanza rapidi, perché siamo tanti e il virus troverà tanti corpi, come batterie. Ma non vuol dire che ci saranno forme gravi, anzi molto probabilmente sarà sempre più debole».

Toni più simili a quelli di Gismondo che alla replica di Burioni: «Attenzione a chi, superficialmente, dà informazioni completamente sbagliate. Leggete i numeri. Mai allarmismi, ma neanche si possono trattare i cittadini come bambini di 5 anni – scrive il virologo in risposta al post di Gismondo, il 22 febbraio -. Qualcuno, da tempo, ripete una scemenza di dimensioni gigantesche: la malattia causata dal coronavirus sarebbe poco più di un’influenza. Ebbene, questo purtroppo non è vero».

Gismondo, consapevole che il suo post sui social ha dato il via a una polemica che, in questo momento, non aiuta, ha poi spiegato, sui social il metodo che l’ha portata a quella valutazione: «Mi tocca brevemente chiarire, perché non credevo di scatenare il delirio:

  • pubblico solo e sempre dati Oms o Ministero Salute;
  • le mie osservazioni vogliono solo essere e rimanere scientifiche;
  • le misure governative non mi competono e, nel particolare, allo scopo di tranquillizzare la gente che ormai è nel panico, il nostro governo sta procedendo molto bene;
  • adoro le critiche se in tono educato e costruttivo, detesto toni offensivi, soprattutto da colleghi dai quali mi aspetterei consigli e confronti costruttivi e per il bene della gente;
  • continuerò a divulgare dati scientifici. Ho dedicato una vita alla ricerca ed alla salute della gente, non mi fermerà nessuno».

Dopo le polemiche con Roberto Burioni, Gismondo ha scelto di eliminare il post dalla sua pagina: «Sono stanca e disgustata – avrebbe scritto la dottoressa, secondo Fanpage -. Il mio lavoro non è curare un profilo Fb, ma la salute della gente. Non seguirò né risponderò a commenti. Lascio ad altri questo hobby. Non posso permettermi di sprecare tempo».

Perché non dobbiamo preoccuparci eccessivamente

Gismondo e il suo team stanno analizzando migliaia di tamponi che arrivano all’ospedale Sacco di Milano, l’equivalente dello Spallanzani romano. Ha contezza di quello che sta accadendo nel cuore dell’emergenza lombarda, e se dice che «questa emergenza è una follia», c’è da fidarsi. Le stime dell’Oms sulla letalità del virus sono affidabili, ma c’è una considerazione da fare: la maggior parte dei casi analizzati provengono dalla Cina, un Paese dove il sistema sanitario non è all’avanguardia come quello italiano e dove le abitudini e le condizioni socio-economiche dei cittadini sono diverse rispetto ai Paesi europei.

Considerando l’allarmismo dilagante, bisogna raccogliere e non polemizzare con l’appello della dottoressa Gismondo «ad abbassare i toni». «Succede che noi stiamo facendo uno screening a tappeto. È logico perciò che andiamo a intercettare numerose positività, ma la maggior parte di queste persone ha banali sintomi influenzali – spiega nell’intervista a la Repubblica -. Faccio un esempio: l’italiano ricoverato alla Cecchignola, positivo al Covid-19, ha avuto una congiuntivite, e per il resto stava bene. Come la gran parte delle persone che abbiamo testato qui e trovato positive, ma che stavano bene, o avevano i sintomi di una normale influenza».

E nel merito della polemica con Burioni, Gismondo prosegue con pacatezza: «Ribadisco. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Lo dico sulla base dei miei controlli fatti sulle pagine ufficiali dell’Oms e dell’Istituto superiore di Sanità. Non credo di aver fatto alcun errore di trascrizione dei dati. Se il collega, che certo non definisco «il signore del San Raffaele”, desidera criticare le mie dichiarazioni, sono felice che lo faccia direttamente, con dati alla mano».

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