Coronavirus, muore il primo medico fuori dall’Hubei. A Wuhan torna la quarantena

Du era un medico operante nella contea di Qiongzhong

Du Xiansheng, medico di 55 anni, è deceduto ieri per il coronavirus al People’s Hospital di Haikou, capoluogo dell’Hainan. Si tratta, da quanto si sa, del primo dottore cinese a morire fuori dall’Hubei, epicentro dell’epidemia. Secondo i media locali, che hanno citato l’Hainan Provincial Health Commission, Du era un medico in forza allo Yangjiang Hospital, nella contea di Qiongzhong. L’infezione al coronavirus gli è stata diagnosticata a gennaio, quando era al lavoro. Era stato poi trasferito a Haikou, e il peggioramento delle sue condizioni di salute risale al 26 gennaio.


Ripristino dell’allerta a Wuhan

Le autorità di Wuhan hanno deciso di annullare l’allentamento parziale delle regole sulla quarantena per l’emergenza da Coronavirus annunciato in mattinata perché «diffuso senza il consenso» della leadership locale. Lo comunica la municipalità in una nota. Le autorità locali avevano deciso di permettere ai non residenti della città di partire, se non avessero dimostrato sintomi e se non avessero mai avuto contatti con infetti.


Il bilancio in Cina

È salito a 2.592 il bilancio dei morti in Cina da coronavirus, dono 150 vittime ieri domenica 23 febbraio, in aumento rispetto alle 97 di sabato. Secondo l’ultimo bollettino della Commissione sanitaria nazionale cinese, i contagi sono ora 77.150, con 409 nuovi casi, in calo rispetto 648 del giorno precedente. Cresce il numero dei guariti: sono state dimesse dagli ospedali 24.734 persone, con un aumento di 1.846 unità. La provincia dell’Hubei resta il principale focolaio mondiale, con la quasi totalità delle vittime concentrate nell’area di Wuhan, eccetto una relativa alla provincia di Hainan.

Cala il livello di emergenza in sei province cinesi, dopo l’invito del presidente Xi Jinping per un «ritorno ordinato» al lavoro dopo le festività per il Capodanno lunare, prolungate per l’emergenza sanitaria. Il livello di emergenza è calato dal massimo di 1 a 2 e 3 nelle province di Gansu, Liaoning, Guizhou, Yunnan, Shanxi e Guangdong.

Corea del Sud

Esplode l’emergenza in Corea del Sud, dove i casi di contagio da coronavirus si portano a quota 833, dopo i 161 nuovi casi accertati e annunciati dalle autorità sanitarie. Nel bollettino, riferisce l’agenzia Yonhap, c’è anche la settima vittima.

La settima vittima da coronavirus è un uomo di 62 anni, deceduto ieri nella contea di Cheongdo, una delle due zone più a rischio in Corea del Sud e classificate ‘aree di attenzione speciale’. L’altra è la vicina Daegu, quarta città del Paese con 2,5 milioni di abitanti, che ospita la Chiesa di Gesù Shincheonji, setta religiosa dove si sono registrati più del 50% dei casi di contagio a livello nazionale a causa del ‘paziente n.31’, una donna di 61 anni che è risultata essere un ‘super diffusore’: sugli ultimi 161, ben 142 sono relativi a Daegu, ha detto la Korea Center for Disease Control and Prevention. Ieri, la Corea del Sud ha portato l’allerta a ‘rosso’, al livello più alto, per la prima volta dall’epidemia di febbre suina H1N1 del 2009. La mossa consente alle autorità di adottare misure eccezionali come la chiusura momentanea delle scuole e il taglio dei voli aerei da e per il Paese. Il ministero dell’Educazione ha disposto il rinvio del nuovo semestre di una settimana per gli asili negli sforzi per contrastare il virus.

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