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Coronavirus, è scontro tra Roma e la Lombardia. Il sindaco di Casalpusterlengo: «Il governo ci ha abbandonati»

25 Febbraio 2020 - 18:12 Redazione
Braccio di ferro tra il premier e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, sulla gestione dell'emergenza. Poi la tregua, per ora

Continua la tensione tra il governo e le amministrazioni locali e regionali sulle misure per il contenimento dell’epidemia da Coronavirus. «Ci sentiamo abbandonati dal governo per i ritardi con cui sono stati presi i provvedimenti. Questo ha consentito alla gente già in periodo di emergenza coronavirus di andare e venire dalla zona rossa», ha detto all’Ansa, Elia Delmiglio sindaco di Casalpusterlengo, uno dei comuni colpiti dalla quarantena. «Dall’annuncio all’effettiva entrata in vigore del decreto è passato quasi un giorno ha aggiunto facendo un appello ad avere «attenzione al mondo produttivo» della zona.

Ma le frizioni non riguardano solo la cittadina lodigiana. Durante l’incontro tra il governo e le Regioni sull’emergenza coronavirus, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, avrebbe abbandonato la riunione, per poi tornare a collegarsi, dopo una «incomprensione – spiega una fonte di governo all’Ansa – sul tema delle mascherine». Lo strappo sarebbe rientrato in pochi minuti, dopo una telefonata a Fontana del ministro della Difesa, originario di Lodi, Lorenzo Guerini. Il clima – assicurano più fonti – poi è migliorato.

Nella giornata ieri era stato invece il premier Giuseppe Conte a contestare le decisioni dei governatori del nord Italia, in particolare Fontana e Luca Zaia per il Veneto, invitando a «non andare in ordine sparso perché le misure rischiano di risultare dannose». «Peccato che noi abbiamo seguito, purtroppo, i protocolli che ci venivano dati dal Governo – ha risposto Fontana in un’intervista a Radio anch’io su Radio 1 -. Se avessimo fatto quello che noi come governatori proponevamo, le cose non sarebbero andate così. Io sono stato zitto finora, ho accettato che si tacesse, però se accusano il sistema sanitario lombardo, allora non posso più tacere».

«Noi avevamo proposto un mese prima che scoppiasse l’epidemia di essere messi nelle condizioni di aumentare i controlli – prosegue Fontana in merito alle accuse di Conte – di mettere in quarantena tutti gli studenti che rientravano dalla Cina. Siamo stati accusati di essere razzisti, di voler diffondere il panico. Il presidente del Consiglio disse in quell’occasione “fidatevi di me, ci penso io”. Allora ora non può dire che siamo noi i responsabili».

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