Coronavirus, è scontro nella maggioranza sulla regolarizzazione degli immigrati. Bellanova vede Conte e Gualtieri: «Tema cruciale, ne va della mia permanenza nel Governo»

Davanti all’aut-aut di Bellanova, Vito Crimi incrocia le braccia: «No a una maxisanatoria in stile Maroni»

Altra pagina d’emergenza, altro terreno di scontro per la maggioranza. Stavolta a riaccendere gli animi ci ha pensato la sempreverde questione dei lavoratori stranieri in Italia, che vivono di economia sommersa a causa degli ostacoli burocratici (e politici) per i permessi di soggiorno. Che non si tratti di un dibattito sui diritti umani è chiaro: la questione attorno all’ipotetica messa in regola di 600mila lavoratori in nero riguarda le criticità economiche – in primis della raccolta ortofrutticola – e sanitarie che sono emerse in queste settimane di allarme Coronavirus. Ma se per la ministra Teresa Bellanova la messa in regola (temporanea, s’intende) di lavoratori stranieri rappresenta un buon compromesso, per il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi non è un’opzione percorribile.


In tarda mattina, la ministra ha fatto sapere che incontrerà il premier Conte e il ministro Roberto Gualtieri. «Questo tema è ragione di permanenza nel Governo», ha detto. «Significa decidere da che parte stare: se con la legalità e la tutela del lavoro, in agricoltura e dovunque, o con i caporali, la criminalità, la concorrenza sleale che danneggia le migliaia di aziende che scelgono la competitività sana e difendono ogni giorno il valore della responsabilità sociale dell’impresa».


Davanti all’aut-aut di Bellanova, che ha minacciato le dimissioni qualora non venisse approvato il provvedimento («non sono qui a fare la tappezzeria», ha detto), Crimi ha fatto resistenza proprio sul nodo dei lavoratori immigrati. «Se noi concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente – ha detto su Radio 24 – consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento».

Le parole di Crimi arrivano a poche ore di distanza da quelle della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che proprio stamattina aveva parlato a RadioAnchi’io di «una condivisione di fondo» della tesi di Bellanova, menzionando lavori già in corso in quella direzione. «Se vogliamo lavorare su come far emergere il lavoro nero, ok – ha detto Crimi – ma se, come ho potuto leggere, è allo studio anche una parte di testo che riguarda una sanatoria modello Maroni, noi non ci stiamo».

È evidente che il “modello Maroni”, e cioè quando nel 2002 vennero regolarizzati 200mila immigrati attraverso la Bossi-Fini (Maroni era ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali), non piace più nemmeno a Matteo Salvini. Il leader della Lega, che sulla questione immigrazione ha basato gran parte del suo consenso elettorale, ha definito quella di Bellanova una «gravissima maxisanatoria per irregolari». «A un settore strategico come quello dell’agricoltura – ha insistito Salvini – serve un intervento immediato a fondo perduto e non regolarizzazioni».

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