Coronavirus, i giudici potrebbero convocare Conte, Speranza e Lamorgese per la zona rossa mai istituita a Nembro e Alzano

I magistrati si trovano davanti a una scelta: convocare a Bergamo presidente del Consiglio, ministri e presidente dell’Istituto superiore di sanità, oppure inviare il fascicolo a Roma per competenza territoriale

Se Codogno è diventata un simbolo delle misure di contenimento del Coronavirus in Italia, con l’istituzione della cosiddetta zona rossa già dal 23 febbraio, l’emblema di una decisione mancata è la Val Seriana, in provincia di Bergamo. Nell’area di Codogno, nonostante la serrata tempestiva, tra marzo e aprile la mortalità è aumentata del 370%. A Nembro e Alzano, nello stesso periodo, la crescita è stata del 700%. Sulla scelta di non chiudere i due comuni della Val Seriana, adesso, sta indagando la procura di Bergamo. I pm potrebbero sentire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Non si fermerebbero alla politica, a quanto sembra, le convocazioni delle persone informate sui fatti. Secondo il Corriere della Sera, la lettera dei giudici bergamaschi nell’ambito dell’inchiesta sulla zona rossa mai istituita a Nembro e Alzano potrebbe arrivare anche a Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.


Il punto delle indagini e le due strade percorribili

I giudici hanno già raccolto molte informazioni convocando in audizione il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera. In via di convocazione anche il presidente lombardo di Confindustria Marco Bonometti per definire se ci sono state o meno pressioni sulla politica da parte del mondo dell’imprenditoria. Fontana ha smentito, ma i magistrati potrebbero allargare le convocazioni a quegli imprenditori locali che possiedono aziende con fatturati non indifferenti. Le strade da percorrere, ad ogni modo, restano due. Proseguire e ascoltare altre persone informate sui fatti, cercando informazioni sia sul territorio lombardo sia nei palazzi del potere a Roma, oppure cedere il fascicolo alla Procura della Capitale per competenza territoriale. La scelta terrà conto anche dell’idea della procuratrice Maria Cristina Rota, la quale ha affermato che «la decisione – di istituire la zona rossa, ndr. – spettava al governo».


La replica di Boccia e l’interessamento dell’Istituto superiore di sanità

«Anche le regioni potevano istituirla, c’è una legge», ha subito replicato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. E sembra essere ritornati all’ennesimo scontro tra governo e regioni per la gestione dell’emergenza. Mentre si valuta in quale procura finirà il fascicolo, la convocazione di Brusaferro appare inevitabile. Il Comitato scientifico che supporta il governo già dal 3 marzo aveva suggerito al governo la chiusura dei due comuni della Val Seriana. Il 5 marzo, di suo pugno, il presidente dell’Istituto superiore di sanità avrebbe scritto al governo: «Pur riscontrandosi un trend simile ad altri comuni della regione, i dati in possesso rendono opportuna l’adozione di un provvedimento che inserisca Alzano Lombardo e Nembro nella zona rossa». Brusaferro caldeggiò l’idea della chiusura dell’area, ma la sua proposta non ebbe seguito e, l’8 marzo, l’Italia intera diventò un’enorme zona rossa da 60 milioni di abitanti.

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