Coronavirus, inchiesta dell’Ap: perché la Cina ha diffuso in ritardo le informazioni sul virus. L’Austria pronta a riaprire all’Italia da metà giugno

Il ritardo con cui Pechino ha condiviso le informazioni sul virus era legato ai controlli rigidi del governo sulle informazioni da diffondere all’esterno, oltre che alla concorrenza tra laboratori governativi

Sono 6.266.193 le persone contagiate da Coronavirus nel mondo, 375.554 i morti. Gli Stati Uniti rimangono il Paese più colpito con 1.811.357 casi, seguono Brasile (526.447) e Russia (414.328). Per numero di morti, dopo gli Stati Uniti (105.160), è il Regno Unito il più colpito con 39.127 vittime, segue l’Italia (33.475), secondo i dati della Johns Hopkins University.


Cina

Il ritardo dei dati da Pechino e la frustrazione dell’Oms

Quando a gennaio i funzionari dell’Oms elogiavano la Cina per aver dato una «risposta rapida» sul nuovo Coronavirus, erano già passate diverse settimane da quando Pechino disponeva della mappa genetica del virus. Secondo un’inchiesta dell’agenzia Ap, dietro quegli elogi da parte dell’Oms si nascondeva un’enorme frustrazione per il ritardo con cui la Cina stava comunicando dati decisivi, che avrebbero potuto aiutare il resto del mondo a frenare l’epidemia.


La Cina, scrive l’Ap, avrebbe atteso almeno una settimana a dicembre 2019 per il rilascio del genoma, dopo che ben tre diversi laboratori governativi avevano completamente decodificato le informazioni. L’Ap ha raccolto decine di interviste e documenti interni, secondo i quali la riluttanza di Pechino a rilasciare i dati era dovuto ai controlli cinesi rigidissimi sulla verifica delle informazioni e anche alla concorrenza che caratterizza il sistema sanitario pubblico cinese al suo interno. Gli elogi ripetuti dell’Oms a gennaio, quindi, avevano lo scopo di ingraziarsi il governo cinese, perché condividesse il prima possibile il maggior numero di informazioni.

Zero casi a Wuhan

Ansa | Misurazione temperatura in un liceo a Wuhan

Nessun caso di positività è stato rilevato sui quasi 10 milioni di test effettuati a Wuhan, focolaio del Coronavirus in Cina. Sulle 9.899.828 persone verificate, sono stati trovati solo 300 asintomatici, pari a un rapporto di 0,303 casi per 10.000 unità. Tutti sono adesso sotto osservazione medica insieme ad altre 1.174 persone individuate con cui sono venute a stretto contatto.

Il test è stato disposto su quasi tutta la popolazione della città da 11 milioni di abitanti. Le persone asintomatiche che sono state trovate sono state messe in quarantena, così come le altre 1.174 persone con cui sono venute a stretto contatto. La campagna di test è partita lo scorso 14 maggio.

Austria

EPA/CHRISTIAN BRUNA | Campo di papaveri a Kleinebersdorf, Austria, 23 maggio 2020

«Qualora l’andamento epidemiologico lo consentirà», l’Austria prospetta l’apertura del confine con l’Italia a partire da metà giugno, in concomitanza con la ripresa della libera circolazione con gli altri Paesi confinanti. Lo riporta l’Ansa. Se così non fosse, Vienna valuterebbe almeno la ripresa degli spostamenti con le regioni italiane che possono vantare dati positivi.

Usa

Ansa | Donald Trump

Nelle ultime 24 ore negli Stati Uniti sono morte 743 persone per il Coronavirus, il totale dei decessi sale così a 105.160. I casi superano 1,8 milioni. Il capo della task force della Casa Bianca, Anthony Fauci, ha ammesso che i suoi colloqui con il presidente Usa, Donald Trump, sono notevolmente diminuiti nelle ultime settimane, secondo quanto riporta il Guardian.

America Latina

Ansa | Una performance di un gruppo di artisti in Brasile per le vittime del Coronavirus

In America Latina i casi sono saliti a 1.044.461, con più di 34mila contagi nelle ultime 24 ore. I morti sono 52.347 (+1.100). È quanto emerge da dati elaborati dall’agenzia di stampa Ansa. Il Brasile è il Paese più colpito, seguono Perù (170.039 casi e 4.634 morti) e Cile (105.159 e 1.113).

Brasile

In Brasile nelle ultime 24 ore sono stati registrati altri 623 morti, il totale delle vittime sale a 29.937. In un mese il numero delle vittime si è quasi quintuplicato: erano 6.329 il primo maggio. Sono 12.247 i nuovi contagi, il bilancio totale sale a 526.447.

Bangladesh

EPA/NYUNT WIN

Si è registrata la prima vittima di Coronavirus in un campo di rifugiati Rohingya, in Bangladesh. Lo hanno reso noto le autorità sanitarie locali. La persona aveva 71 anni e viveva nel campo di Kutupalong, il più grande del mondo. La morte è avvenuta il 31 maggio, ma solo la notte scorsa le autorità hanno avuto la conferma che si trattasse di Covid-19. Nei campi profughi del Bangladesh, circa 1 milione di Rohingya, la minoranza musulmana fuggita dalla Birmania, vive in condizioni estreme. Finora 29 di loro sono risultati positivi al Coronavirus nel Paese.

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